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TITOLO INSERITO IL GIORNO 30/03/19 DAL BENEMERITO BUIOMEGA71
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Buiomega71 30/03/19 00:56 - 2899 commenti

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Cinema da "strada" quello di Giovinazzo, tra realismo ed emarginazione, disagio sociale e riscatto. Sembrano gli esordi scorsesiani, in una State Island fatta di sfasciacarrozze, squallidi locali e biccoche di desolante quotidianità. Dialoghi ficcanti, cast in palla (Tim Roth nel suo ruolo migliore) e tocchi sensuali di una disillusa Kara Unger (i piedini laccati, lo striptease al paralitico) e un iperrealismo narrativo quasi documentaristico. Gran finale violento "casalingo" alla Taxi driver in cui salta fuori il lato sanguigno del regista di Combat shock.
MEMORABILE: La Kara Unger armata, che spara indossando gli autoreggenti; Lo struggente incontro/chiaritore tra Joey e Denise a casa di lei; "Freddy Krueger".

Sir gawain 28/03/21 12:46 - 26 commenti

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Interessante crime anni 90' con un Tim Roth e un James Russo perfettamente in forma. La sceneggiatura è buona ed esplora i drammi familiari e la vita di quartiere, anche se a volte è troppa sbrigativa e macchinosa (specialmente nel drammatico finale). Giovinazzo sembra più impostato per una carriera hollywoodiana e non più da regista ultra indipendente come per Combat shock, nonostante ci siano guizzi pulp alla Tarantino. Peccato che questo film fu un totale fiasco e spedì il regista nel dimenticatoio.

Schramm 1/10/23 14:12 - 3490 commenti

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È trascorso un decennio dall'esordio ma per Giovinazzo l'ossessione è immutata: un milieu irriconoscibilmente trasformato che non consente ricollocazione e riscatto ai reduci dall'inferno. Là erano PTSD e Agent Orange, qua il ritorno dalla bolla penitenziaria ingiustamente abitata. Giovinazzo ha più soldi e mezzi ma molta meno voglia di osare: annacqua la dimensione infera in tempi comatosi, la fa diluire a un cast catatonico, sovrastato da un Franco sempre iniquo. Il vero Buddy lo scorgiamo nei carneficinali 15' finali: potenti, ma non svincolano la prova dall'assopimento generale.

Daidae 9/12/23 17:51 - 3163 commenti

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Un film-sorpresa: quando ti aspetti la solita opera noiosa e "sociologica", trovi invece un ottimo film che fa "mangiare la polvere" a tanti film di pseudo-azione pur non essendo né un thriller né un action, bensì un drammatico. Il cast è composto di pochi personaggi principali, tutti gli attori sono azzeccati (Roth e Russo su tutti) e in parte. Finale molto movimentato e imperdibile. Pecche? Quasi nessuna; giusto l'inizio, quando vediamo una inspiegabile scena di violenza in carcere. Per il resto un'ottima pellicola.
MEMORABILE: La marijuana-origano; La scena finale.

Nicola81 16/12/23 21:46 - 2831 commenti

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Buon dramma criminale che Giovinazzo dirige senza inseguire la spettacolarità a tutti i costi o inopportune derive tarantiniane, optando piuttosto per un apprezzabile realismo nella descrizione di un ambiente degradato e nell'esplorare le psicologie dei personaggi, la cui evoluzione è il vero fulcro della pellicola e avrà risvolti inattesi. Convincente terzetto di protagonisti, ma è lo spiazzante Roth a svettare sia sull'aggressivo Russo che sulla bella e dolente Unger. La mezzora finale è all'insegna della violenza e dell'amarezza, ma la chiusura concede un barlume di speranza.
MEMORABILE: Al locale notturno; Il confronto chiarificatore con la vecchia fiamma; Il finale.

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  • Discussione Buiomega71 • 30/03/19 09:49
    Consigliere - 25896 interventi
    Cinema da "strada" quello di Giovinazzo, crudo, intinto in un iperrealismo quasi esasperante e documentaristico, ambientanto in una State Island degradata e degradante, dramma urbano familiare di grande presa emotiva.

    Squallidi locali notturni (dove si consumano fugagi rapporti sessuali e pestaggi in abili montaggi alternati), sfasciacarrozze, barboni che dormono per strada, appartamenti disadorni e proletari di indigente quotidianità.

    Come in Combat Shock , Giovinazzo, ritrare il "male di vivere", tra colpa, emarginazione , redenzione e rivalsa (nella sua pellicola d'esordio, però, negata), che sembra di vedere le prime opere scorsesiane.

    Tim Roth (forse in uno dei suoi ruoli migliori) una specie di Rain Man tanto sensibilie quanto emarginato (un gruppo di ragazzini lo soprannomina Freddy Krueger), James Russo impegolato in debiti e chiuso in un cul de sac senza via d' uscita e la Kara Unger, moglie rassegnata e disillusa, regala momenti di fiammante sensualità (i piedini laccati e il piatto rotto, il suo striptease al paralitico), dove il regista di origini calabresi sembra empatizzare e amare i suoi personaggi borderline, ritratti in modo sobrio e con gran rispetto.

    Momenti straordinari e toccanti (l'incontro chiarificatore sui "fantasmi" del passato tra Joey e Denise in casa di lei, il dialogo in macchina tra Joey e Lorrain) si mischiano a giri di malaffare di Tommy e dei guai che non tarderanno ad arrivare, sino al gran prefinale "casalingo" violento, dove il massacro alla Taxi Driver (poi curiosamente ripreso , quasi allo stesso modo, da Ami Canaan Mann in Texas Killing Fields) con spargimenti di sangue e sanguinosi colpi in arrivo, fa saltare fuori il lato sanguigno dell'autore di Combat Shock e la Kara Unger , dietro al frigo, che spara in autoreggenti è un pezzo notevole che non si scorda. Una chiusa speranzosa, che mi ha fatto tornare alla mente quella di Un uomo da marciapiede

    Dialoghi ficcanti, sceneggiatura senza sbavature, regia appassionata e appassionante, momenti parolacciai da trascrivere sul taccuino, attimi di commovente umanità e scoppi di grande violenza.

    Passato praticamente (e colpevolmente) inosservato all'epoca (non fu di sicuro un successo commerciale), merita una riscoperta che (ri)conferma il talento di un autore poco accomodante, intenso, ruvido e maledettamente sincero, che in un'annata (soprattutto quella che andava dal 1996/1998) dove proliferavano i noir gangsteristici/grotteschi che scimiottavano il fenomeno Tarantino, Giovinazzo se ne và per la sua strada non concedendo nulla al facile pulp derivativo tarantiniano, ma seguendo il suo personale istinto e la sua poetica autoriale.

    Non poi dissimile da Fratelli di Abel Ferrara, e qualcosa del Tetro di Coppola viene un pò anche da quì.

    Da segnalare il sopraffino tocco di regia del montaggio alternato dello spoglierello della Kara Unger con Russo che carica la pistola in camera da letto aspettando l'invasione dei debitori

    Come si dice in questi casi un pregevole "culto non colto", un piccolo film d'autore (nel vero senso del termine) da ripescare dall'ingiusto oblio.
    Ultima modifica: 30/03/19 15:13 da Buiomega71
  • Homevideo Buiomega71 • 30/03/19 10:01
    Consigliere - 25896 interventi
    Direttamente dalla collezione privata di Buiomega71, la vhs MFD Home Video:

    Durata effettiva: 1h, 34m e 52s

    Ultima modifica: 30/03/19 15:12 da Buiomega71