Trafficanti d'oro - Film (1954)

Trafficanti d'oro
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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

La invita in ufficio e le mostra il nuovo yacht che ha comprato per loro due; un minuto dopo le regala un prezioso bracciale. Johnny (Rogers) è radiosa, grata, abbraccia il compagno e lo bacia. Purtroppo ogni medaglia ha il suo rovescio: da dove vengono tutti quei soldi? Louis (Baker) traffica illegalmente con l'oro, questa è la verità. Ma lei non lo immagina e si inferocisce solo quando per via indiretta viene a sapere che lui non riesce ancora a tagliare definitivamente con la moglie (Rawlings). Per questo Johnny prende l'auto e si lancia in una folle corsa solitaria sulla strada costiera, sbandando e fermandosi sul ciglio del precipizio con una ruota squarciata. Entrata in una casa lì nei pressi...Leggi tutto per chiedere aiuto, vi incontra Pierre (Bergerac), un vasaio che presto s'innamorerà di lei. Ma la donna deve guardarsi anche da Emil (Lom), il marito perennemente in bolletta di una sua vecchia amica: appena ha bisogno di soldi l'uomo la chiama e le fa capire quanto il denaro gli manchi... Intanto, quando Louis parte per Parigi, lei passa i pomeriggi a fare vasi con Pierre fino a quando, inevitabilmente... Un intreccio - in bilico tra più generi - ben escogitato, che può avvalersi delle ottime interpretazioni di un cast scelto con intelligenza: Ginger Rogers è bella, affronta un ruolo classicamente melodrammatico senza scadere nella lagna e si guadagna il centro della scena; Stanley Baker si mostra invece ambiguo, a tratti viscido ma fortunatamente non ci fa addentrare nel traffico d'oro lasciando gli affari sullo sfondo (anche se nel finale...), mentre Herbert Lom (giovane ma già calvo) è il valore aggiunto: in assoluto il personaggio più infido, porta alla luce una debolezza d'animo fondamentale per la resa del suo ometto, il quale sembra restare ai margini per poi entrare in scena di prepotenza ritagliandosi una parte chiave nel finale. Un finale che arriva sì teso ma meno interessante del previsto: l'azione c'è ma poco viva, i dialoghi scompaiono quasi del tutto e subentra la componente noir che fin lì era rimasta in sordina. Peccato, anche se poi la regia di David Miller conduce comunque validamente in porto la vicenda. Il meglio l'aveva però dato nel costruire le diverse fasi che attraverso i quattro personaggi principali danno vita a più di un equivoco facendo scaturire qualche interessante colpo di scena. C'è curiosità nel voler sapere come la vicenda si concluderà e le uniche divagazioni parzialmente superflue son quelle dedicate ai romantici incontri tra Pierre e Johnny, inevitabili concessioni a un sentimentalismo di maniera legato ai tempi. Il film però scorre, è spigliato e pur non esente da difetti è un bell'esempio di efficace dramma criminoso Anni Cinquanta.

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 28/03/19 DAL DAVINOTTI
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