Film a episodi dalla gestazione travagliata, che inizialmente doveva dirigere il solo Francesco Barilli e le cui riprese si protrassero per un anno intero. Il primo episodio (il più lungo) è IL CANE BLU, di Tornatore, con Philippe Noiret calzolaio perseguitato da un cagnolino solitario con una macchia di vernice blu tra gli occhi. Finale drammatico e poetico, ma di sostanza ce n'è poca e i ritmi sono lentissimi senza motivo: deludente. Si va meglio con LA NEVE SUL FUOCO di Marco Tullio Giordana, in cui almeno lo sguardo incantato di Chiara Caselli, novella sposa che "consuma" in casa della suocera Maria Maddalena Fellini mentre quest'ultima spia da un buco nel...Leggi tutto soffitto, si sposa bene al clima quasi surreale dell'episodio. Da dimenticare LA DOMENICA SPECIALMENTE del solito estetizzante Giuseppe Bertolucci, con Ornella Muti e Bruno Ganz intenti a conoscersi e a respingersi: lei cicaleggia da par suo, lui si lascia andare a complimenti e maldestri approcci. Terribile, se si esclude la comunque alta professionalità di un regista non qualsiasi. Chiusura col breve LE CHIESE DI LEGNO di Barilli, montato ipercineticamente all inizio (flash scollegati di vita mondana sulla riviera romagnola) e rallentato nel finale con l'apparizione (notevole) di tre chiese sul mare. Un bell’epilogo in stile INCONTRI RAVVICINATI per un film trascurabile, tratto da racconti di Tonino Guerra da lui stesso sceneggiati il cui valore appare molto discutibile. Cinema d'autore nell'accezione più deteriore (salvo qualche buon momento negli episodi di Giordana e Barilli), bei paesaggi e due mini-episodi (Barilli e Bertolucci) in apertura e chiusura.
Tratto da un volume di racconti di Tonino Guerra, è un film a episodi diretti da registi con diversa sensibilità. Il risultato è altalenante. L'episodio migliore è senza dubbio quello diretto da Giordana che rende bene il misto di malinconia e sensualità del racconto, aiutato da una suggestiva messa in scena e da una convincente interpretazione degli attori. Discreto anche l'episodio di Tornatore con un bravo Noiret. Meno riusciti e più pretenziosi gli altri segmenti.
L'unico episodio che resta impresso è quello di Giordana, soprattutto in virtù di una intensa e sensibile interpretazione di Maddalena Fellini e di un'ottima messa in scena che rende bene lo spirito poetico della storia. Il resto degli episodi è discreto, sempre molto à la Guerra, ma non tocca gli stessi livelli di suggestione. Comunque promosso.
Tardo epigono di un genere, il film ad episodi, che già in Italia ha avuto pochi precedenti illustri... figuriamoci poi se ci si picca a farne un racconto "d'autore". I lunari eppur terrigni bozzetti di Tonino Guerra fanno da filo conduttore ai vari inserti: riuscito (e una volta tanto "piccino") quello di Tornatore con Noiret che fa a gara di bravura con un cane; molto bello quello di Giordana, in equilibrio tra delicatezza e morbosità; inerti e pretenziosi quelli di Bertolucci jr e Barilli.
Strano, inusuale film a episodi diretto a otto mani tratto da un libro di racconti; difficile da giudicare, in quanto le storie sono diseguali e surreali. L'episodio del cane è forse il migliore, con un Noiret in gran spolvero; molto malinconico quello con la Caselli e Marescotti; inconcludente quello con la Muti; fin troppo surreale e semi incomprensibile l'ultimo con Bustric; non malaccio quello di contorno con gli uccelli. Buon cast, ma poco brio.
MEMORABILE: Le espressioni del cane blu; l'intero cast sulla spiaggia di Rimini nel pre-finale.
Come tutti i film a episodi è difficile da metabolizzare, anche perché nello specifico manca un reale filo conduttore. Restano di sicuro buone intuizioni, ottime scenografie, un senso di sospensione generale che in un certo senso affascina. Nulla da dire sull'ottimo cast a disposizione.
Film a episodi tratto da un libro di racconti di Tonino Guerra. I suoi amati scenari romagnoli fanno da cornice a quattro episodi, non tutti riusciti. Se quelli di Tornatore e di Giordana sono estremamente interessanti per significato, fotografia e atmosfere, il terzo di Giuseppe Bertolucci ha un che di incompleto, mentre quello di Barilli è inutile e pretenzioso, andando inoltre ad allungare la pellicola, che se avesse avuto solo i primi due episodi, magari allungati, sarebbe stata ottima.
Film a episodi diretto da vari registi, venne penalizzato nella stagione 91-92 da una distribuzione in tono minore, schiacciato da vari colossi, anche del cinema di casa nostra. L'episodio sicuramente migliore è "Il cane blu", mentre negli altri due episodi l'impressione è che ci sia qualcosa di non riuscito, malgrado l'impegno della Muti e della Caselli. Il quarto è surreale, di stampo felliniano, ma lascia veramente nulla, eccetto lo spettacolo delle chiese sull'acqua. Merita una visione ma di certo si poteva far meglio.
MEMORABILE: Il finale dell'episodio "Il cane blu"; Il nudo di spalle della Muti.
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Oltre ai 4 episodi principali dei quali si compone il film, i quattro indicati nella scheda di questo film e riportati anche da wikipedia e Coming Soon, ce ne sono altri due brevissimi, che si vedono all'inizio del film e anche nei titoli di coda sono segnalati in apertura, separati da tutti gli altri.
Il primo si intitola “L’uomo degli uccellini” (Giuseppe Bertolucci) e il secondo “Il Casanova del Marecchia” (Francesco Barilli). Quest'ultimo fa idealmente da prologo al film perché alla fine il protagonista dell'episodio (Sergio Bini Bustric) dice che da quelle parti si raccontano un sacco di storie d'amore, attorno alle quale vertono gli episodi principali, che iniziano subito dopo.