Opera crudele
Crush, intinta di femminilità (se la giocano una perfida e subdola Marcia Gay Harden, un androgina Caitlin Bossley assai rancorosa e Donogh Rees sulle orme di Meryl Streep, paraplegica vendicativa a cui spetta l'inaspettato finale boschivo che sfocia in tragedia)
Cinema secco, sgradevole, intenso quello della Maclean (alla sua opera prima) che si rifà a quello della connazionale Jane Campion (sulle orme di
Sweetie), in un melodramma muliebre, dall'inconfondibile tocco femminile, in una storia uterina a tre, dove di mezzo ci vanno i sentimenti , guastati da gelosie e rancori mai sopiti.
Dall'incipit con l'incidente stradale che scatenerà il "gioco al massacro" (curioso vedere una Alfasud , con guida a destra, che sfreccia per le "campagnose" strade della Nuova Zelanda), alle seduzioni (anche safficamente poco larvate) della Harden, che prima si "trastulla" la figlia androgina dello scrittore, poi lo scrittore stesso, suscitando le gelosie della figlia stessa, che attuerà un piano crudele per rendere la pariglia alla "femme fatale" venuta dall'america
Una masturbazione ospedaliera al viscido mahori "Cavallo", un'agenda che è foriera di zuffe tra donne, e le parti all'ospedale, con la Rees tumefatta e ridotta ad un vegetale che schizza diarrea sulle scarpe della Bossley (prima), che poi sbrocca in momenti irosi (il cibo buttato per terra in una crisi isterica, le voglie sessuali verso un'infermiere che le fanno scoprire un seno, o la sua gelosia verso la Harden che le fa fare un'irruzione-con scenata- in camera da letto) lasciano il segno.
I capelli che scivolano nello scarico, il libro messo a mollo nella vasca da bagno, il balletto sexy della Harden per sedurre Zappa, la Harden che si fuma una sigaretta all'interno della carcassa dell'auto incidentata (anticipando, per certi versi, il
Crash cronenberghiano), l'inaspettato arrivo in taxi di Christina a spezzare l'idilio amoroso, il magma incandescente in ebollizione che apre il film.
La Maclean ambienta la sua storia di disamore e crudeltà dei sentimenti in una Nuova Zelanda ben poco turistica e uggiosa, tra gorgoglii fumosi della lava, fango e cieli plumbei, dove si palesa un'omaggio all'aldrichiano
L'assassinio di Sister George, quando la Harden si toglie le soppraciglia finte e se le mette al sopra le labbra come se fossero baffetti, specchiandosi con la Bossley che si toglie i suoi vestiti da maschiaccio per indossare un femminilisimo abito da sera rosso.
La sequenza post incidente (con libri sparsi ovunque, rottami di auto e la Harden che si riflette nello specchietto retrovisore) è da antologia registica, così come la riabilitazione di Christina e la resa dei conti finale sul ponte della cascata.
Dramma a tinte fosche tutto al femminile (gli uomini, come spesso nelle opere di donne registe, o sono allocchi o non ci fanno belle figure), che mette in nuce il talento della sua autrice (che avrebbe dovuto dirigere, poi, un remake in chiave femminile di
Bedlam, andato in cassazione), spalleggiato dalla penetrante fotografia di Dion Beebe.
All'epoca fu salutata come una nuova promessa (poi non mantenuta), e
Crush merita il suo recupero dall'oblio, perchè film originale e spiazzante.
Nella cameretta della Bossley troneggia, attaccato sulla porta, il manifesto di
A letto con il nemico
La Harden mentre fa l'amore con Zappa :"
Vorrei avere il cazzo per farti quello che stai facendo a me"
Più femminista di così