Note: Aka "A mezzanotte possiederò la tua anima". E non "A meia note levarei su alma" o "A meia note leverei su alma". Seguito da "Questa notte mi incarnerò nel tuo cadavere" (1967).
Primo film di José Mojica Marins e primo horror brasiliano di sempre. Marins ci introduce nel mondo del suo alter-ego Zé do Caixão (cilindro, barba lunga, vestito nero con mantello e sguardo da pazzo invasato) narrandone le folli gesta: un becchino che detesta la superstizione del popolo ed è ossessionato dall'idea di non poter avere figli e di non dare quindi proseguimento alla propria stirpe. E’ per questo che uccide la moglie e insidia la bella Teresinha. Per averla non si fa scrupoli, eliminando tutti coloro che si trovano malauguratamente sulla sua strada. La paranoica follia di Zé do Caixão, becchino-filosofo da quattro soldi (fin dall'immancabile introduzione pre-titoli di testa, in cui...Leggi tutto in due parole illustra teatralmente la sua visione della vita) si estrinseca in un film fuori da ogni canone, inevitabilmente destinato a mandare in delirio i fan del trash che assistono a sadiche efferatezze accompagnate dai cinici sermoni del protagonista. Zé do Caixão grida, minaccia, parla come un profeta impazzito, fa camminare una tarantola sul corpo legato della moglie. Alla fine, dopo tanti delitti, una chiromante gli predice una morte orribile: verrà assalito dai morti sepolti nel vicino cimitero. Rifacendosi a HO CAMMINATO CON UNO ZOMBI ma disponendo di mezzi insufficienti, Marins porta in scena i suoi zombi con una serie di trucchi direttamente su pellicola (strani aloni, trattamenti al negativo...) dall'effetto un po' patetico. Eppure il clima insano in cui è avvolto il film, l’attacco proditorio ai simboli religiosi in un paese profondamente cattolico come il Brasile, sono segnali di un coraggio inedito, subito infatti premiato dal pubblico: Zé do Caixão diventa un'icona. Bianco e nero a tratti molto affascinante.
Mojica scrive, dirige e recita nel ruolo principale con una tecnica di regia in grado di produrre sequenze memorabili, come quella della sfida ai morti (visionaria e con la Ragione “diluita” nelle pestilenziali nebbie cimiteriali ed offuscata dalle tenebre notturne), mentre urlante nel cimitero la sua ombra si staglia fiacca e ondulatoria, sotto la fioca luce delle candele votive.
Il film venne girato in soli 12 giorni, all’interno di una sinagoga abbandonata e trasformata, per l’occasione, in un teatro di posa. Primo di una lunga serie...
Il primo capolavoro del genio del cinema brasiliano e del cinema horror in generale, Marins, che dirige e interpreta con una certa ironia e bravura. Ben costruita in crescendo la scena finale al cimitero (e l'inquadratura finale allo scoccare della mezzanotte) e ottimi i sanguinosi (insostenibili per l'epoca) delitti. Delirio puro, che non si può non adorare. Gli altri attori non recitano, ma in questo caso poco importa. Cultone.
Notevole horror brasiliano (uno dei pochi) che può contare soprattutto sul bizzarro ed efficace stile visivo del regista che qui si mantiene ancora a livelli piuttosto sobri pur mostrando una discreta visionarietà. Più interessante quindi da un punto di vista stilistico che narrativo è comunque un film molto intrigante che si lascia seguire facilmente e con una certa curiosità. Marins oltre che dirigere intepreta anche, con rara efficacia, il ruolo del becchino che sarà poi protagonista di molti altri dei suoi film. Da riscoprire.
Delirante (anche se non quanto i successivi film di Zè) esordio dell'horror brasiliano, tremendamente low cost ma piuttosto efficace, con tanto di atmosfera lugubre da brividi. I monologhi di Zè sono l'elemento più originale della pellicola, il suo continuo sfidare Dio, la morte, le donne, ecc. Un personaggio davvero intrigante e ben interpretato da Marins, il resto del cast fa mera presenza ma tanto basta. Una piccola chicca da godersi in qualche notte tempestosa.
Prima apparizione di Peppino della Bara, l'alter-ego di un bizzarro imbonitore cinematografico, che mescolando trucchi da sagra paesana e una certa vena morbosa entra direttamente negli annali del fantastique più fuori canone. Magari con qualche falla di troppo (tipo i numerosi avventori del bar che volendo potrebbero tutti insieme sfracanare di mazzate il buon vecchio Zè e chiuderla lì), ma con un suo fascino outrè.
L'esordio di Zé do Caixão è un film peculiare quanto il suo protagonista. Sorvolando su molte facilonerie (la prima delle quali è proprio il titolo...), A meia-noite è notevole per i suoi tempi e può ancora intrattenere efficacemente gli appassionati, grazie a un protagonista indovinato - interessanti i suoi monologh i- e atmosfere ben calibrate (e sottolineate dal bianco e nero). Dati i poveri mezzi, chiedere di più non era proprio possibile.
Con mezzi da sublime falegnameria horror l'artefice - che scrive, dirige e interpreta - ci consegna un capolavoro del macabro grottesco; folle, preveggente, audace (si guardi la data), spassoso, ironico senza spocchia, popolare, fumettistico; da ammirare per soluzioni registiche votate al culto del fare il più possibile col meno possibile. Non è cinema d'evocazione ma di presentazione delirante, di effetti spartani ma efficaci, di monologhi fuori controllo, di anarchia concettuale, di sottile e truce umorismo; con limpida visione di uno stile.
Più bizzarro che lugubre, straniato invece d'esser spaventevole. Il film appare oggi una provocazione surreale, d'una surrealtà invero un po' ruspante, misero e lacero nel suo vestimento produttivo e ricco (una vera ghiottoneria per alcuni) d'un trucibaldo diabolismo (il protagonista che scarnifica un osso d'agnello davanti alla processione del Venerdì Santo). Certe impennate sadiche hanno le polveri bagnate, ma l'insieme tiene ancora con gradevolezza specie nelle sequenze (involontariamente?) malsane e in quelle genuinamente macabre.
Il protagonista-regista è l'anima dannata di questa pellicola. Tutto il resto non va al di là del contorno. Il suo personaggio, cinico, violento, prevaricatore e assassino domina la scena, trasformando i poveretti, che avranno a che fare con lui, in inermi agnelli, da seviziare e, all'occorrenza, sacrificare. Il bianco e nero e l'ambientazione aiutano a creare l'atmosfera, anche se, effetti sonori e visivi, non sono certo di livello. Ma pur risultando eccessivi e di medio-bassa fattura, non stonano comunque con l'insieme, in questo delirihorror, che raggiunge il suo apice nel finale.
MEMORABILE: "Oggi mangerò carne, a costo di mangiare carne umana"; "Sto andando al cimitero, qualcuno vuole accompagnarmi?"; Gli occhi, quando sta per sbroccare.
Bizzarro, tecnicamente povero ma ricco di intuizioni e idee che il regista/protagonista (e raramente nel cinema si è vista consolidarsi così fortemente il rapporto autore-personaggio) porta avanti con istintivo talento. Molte le sequenze che colpiscono, sia per la violenza (spesso sorprendente per quanto feroce) sia per lo stile kitsch ma perfettamente integrato nel contesto fumettistico dell'opera. La storia non è nulla di che, ma il film si lascia seguire con piacere. Da vedere.
Esordio della fortunata saga horror di Mojica Marins che si ritaglia anche il ruolo del protagonista, un becchino sadico e sanguinario tanto odioso quanto ridicolo, che imperversa in un villaggio brasiliano terrorizzando i suoi abitanti ed eliminando chiunque osi ostacolare i suoi criminosi progetti. Se da un lato l'atmosfera gotica e fumosa, esaltata da un lugubre bianco e nero, emana un suo indubbio fascino, dall'altro il film sconta un andamento lento e pesante che rischia di stancare lo spettatore e che prende un buon ritmo solo nel concitato redde rationem finale nel cimitero.
MEMORABILE: Le funebri predizioni della fattucchiera.
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HomevideoXtron • 25/07/13 11:48 Servizio caffè - 2152 interventi
Il seguente film è uscito in Italia nel cofanetto Coffin Joe Collection Vol. 1 edito da Dynit
Audio portoghese 2.0
Sottotitoli in italiano
Formato video 1.33:1 fullscreen
Durata 1h20m42s
Extra Estratto del film "A sina do aventuriero", Art gallery (manifesti e locandine), scena inedita girata in digitale nel 2002, cortometraggio "Reino Sangrento", spot TV, 7 trailers, interviste a: Jose Mojica Marins, Rubens Francisco Lucchetti, Carlos Reichenbach, Fernando Costa Neto, Ivan Cardoso e Cid Vale