Fu Manciù, mistero d'Oriente - Film (1943)

Fu Manciù, mistero d'Oriente
MMJ Davinotti jr
Titolo originale: Drums of Fu Manchu
Anno: 1943
Genere: avventura (bianco e nero)
Note: E non "Fu Manchu, mistero d'Oriente". Riduzione cinematografica della serie omonima in 15 puntate del 1940.

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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Delle 15 puntate che componevano il serial omonimo (THE DRUMS OF FU MANCHU, 1940) è stato tratto un film di durata standard col risultato che inevitabilmente il caos regna in scena fin dalle prime scene. Naturale: concentrando 4 ore e mezza in un'ora e venti cosa ci si poteva aspettare? Si entra subito nel vivo dell'azione con i nostri eroi che arrivano in Oriente alla ricerca dello scettro di Gengis Khan, custodito nella sua tomba che nessuno sa dove sia. Anche il diabolico Fu Manciù (Brandon) tuttavia, che sogna di poter guidare le sue armate alla conquista dell'Asia, è alla ricerca dello stesso preziosissimo oggetto che pare possa dare il potere per compiere quella e altre mirabolanti imprese....Leggi tutto Arrivarci però non è così semplice, perché per scoprire l'ubicazione della tomba bisogna posizionare in un tempio il pezzo mancante di un idolo e aspettare che la voce femminile dello stesso sveli l'arcano. Vi arrivano lì contemporaneamente Fu Manciù e la spedizione di un archeologo (Kellard) e sir Nayland Smith (Royle), che ingaggia sul posto la prima delle feroci zuffe di cui il film è costellato facendo passare lo scettro (si troverà, si troverà...) senza sosta da una mano all'altra. Un'avventura tremendamente caotica in cui l'azione si sussegue veloce mettendone in luce la povertà, con continui ribaltamenti di fronte (sono state giocoforza eliminate vagonate di scene di raccordo che, oltre a spiegare meglio la situazione, servivano evidentemente anche a dare un minimo di respiro al film) e tutta una serie di accadimenti che non è facile ricondurre a una trama unitaria, minata da continui tagli destinati a renderla spesso incomprensibile. Ad esempio: la capacità di ipnotizzare di Fu Manciù si intuisce appena, la natura di certi suoi aiutanti dal volto imperscrutabile, vere statue, pure, non si capisce da dove salti fuori una specie di batsegnale che proietta in cielo la sagoma dello scettro, i personaggi compaiono talvolta d'improvviso senza un perché e scompaiono allo stesso modo... Difficile godersi l'avventura, in un simile guazzabuglio: si finisce col subire un bombardamento continuo fatto di colpi di scena, agguati, fuoco e fiamme, corpo a corpo, tuffi dalle rocce... La conseguenza è che a emergere purtroppo sono le cose peggiori, come gli agghiaccianti fondali artificiali nelle scene in auto. Si ha la sensazione che succeda di tutto e che i protagonisti si spostino da un luogo all'altro alla velocità della luce. Se quindi il serial originale aveva sicuramente delle frecce al proprio arco, questa riduzione – penalizzata oltretutto da una rumorosissima colonna sonora che non stacca un minuto – sfibra già dopo quindici minuti. Recitazione nello standard per un bianco e nero datatissimo oggi di non facile digestione.

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 11/01/19 DAL DAVINOTTI
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