Tre volti - Film (2018)

Tre volti
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Titolo originale: Se rokh
Anno: 2018
Genere: drammatico (colore)
Note: Aka "3 volti". Cosceneggiato con Nader Saeivar.

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 12/12/18 DAL BENEMERITO ELDUENDE
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Elduende 12/12/18 19:32 - 20 commenti

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I film di Jafar Panahi sono tutti particolari e sviluppano un linguaggio singolare; i piani della realtà e della narrazione si mischiano e si confondono, si identificano e si sovrappongono. Anche questo Se rokh, “Tre tonalità" (e quindi tre modi di essere), non fa eccezione. Bellissimo e atipico road movie, splendido quadro di un’altra faccia della società iraniana.
MEMORABILE: L'unica regola del villaggio.

Lou 16/12/18 23:57 - 1121 commenti

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ll dissidente Panahi realizza, dopo Taxi Teheran, un altro film al volante per aggirare il divieto di svolgere il suo mestiere di cineasta. Stavolta l’ambientazione è nella provincia rurale e contadina, dove imperversano pregiudizi e misoginia. La sceneggiatura è di fatto un pretesto per denunciare l’arretratezza di un popolo legato ciecamente a tradizioni ancestrali, ma capace di dimostrare grande umanità e ospitalità. Cinema lento e riflessivo, di grande valenza politica.

Kinodrop 4/05/19 18:47 - 2957 commenti

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Jafari, nota attrice televisiva, riceve un inquietante videomessaggio sul telefonino e per risolverne il mistero si rivolge all'amico Panahi; insieme intraprendono un viaggio nell'Iran rurale per scoprire l'arcano. Il cineasta osteggiato dal regime, ancora una volta, per evitare censure, ricorre a un road movie minimale e concentra il suo sguardo sulle arretratezze, i pregiudizi ma anche sui valori ancora presenti in quelle remote lande. Lo stile, anche se "povero di mezzi", documenta restrizioni e condizionamenti che opprimono le libertà basilari.
MEMORABILE: In viaggio tra i paesini di montagna; L'ospitalità e le remore; L'attrice reietta; Panahi al volante.

Daniela 15/05/19 17:19 - 12670 commenti

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Chi conosce anche sommariamente la situazione in cui è costretto ad operare Panahi, sa che il solo atto di girare un film costituisce nello stesso tempo una sfida ed una testimonianza. Qui lo spunto thriller (il presunto suicidio di una ragazza) è il pretesto per un ritorno alle origini in forma semi-documentaria, intessuto di incontri e storie: la caotica Teheran lascia il posto ad una provincia rurale in cui, nonostante l'illusione della modernità (tante parabole, nessun medico), permane una struttura sociale arcaica ed opprimente. Cinema riflessivo, che richiede pazienza ma ripaga.
MEMORABILE: Il racconto dell'anziano che voleva seppellire il prepuzio del figlio in un luogo tale da propiziargli una carriera fortunata

Alf62 20/06/19 14:12 - 64 commenti

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Panahi è la riprova che sotto i sistemi più rigidi e repressivi si sviluppano le più argute e creative forme artistiche e che queste diventano un atto di denuncia. Il ritratto di un Iran rurale dove la modernità delle parabole, dell'influenza dei personaggi televisivi nell'immaginario comune, si mescola con l'arretratezza misogina, la refrattarietà al cambiamento, la rassegnazione dell'ignoranza, ma anche a un'estrema e a volte imbarazzante accoglienza e umanità. Road movie educativo.

Paulaster 3/07/19 10:04 - 4425 commenti

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Regista e attrice andranno alla ricerca di una ragazza forse suicida. Al posto di condannare il regime Panahi si concentra (in macchina e ancora illegalmente) a descrivere l'arretratezza del pensiero rurale. L'escamotage iniziale non è granché come tensione e il girato che segue cade sempre nel documentaristico. Bene nei contatti con la gente del posto, che dimostrano appieno un modo di agire primitivo ma che la modernità di parabole, telefonini e soap opera è riuscita a raggiungere.
MEMORABILE: La donna nella fossa con la lampada; Le sberle alla ragazza; Il toro ferito in mezzo alla strada.

Bubobubo 13/04/20 18:38 - 1847 commenti

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L'immersione fisica di Jafari e Panahi in un Iran rurale e dimenticato dal mondo, innescata dalla volontà di risolvere il misterioso suicidio di una ragazzina con il sogno frustrato di divenire un'attrice cinematografica, diviene un'indagine antropologica in un mondo che si dà e si costituisce secondo regole proprie e la cui quotidianità, incastonata in arcaici complessi culturali, rimane quasi inscalfita dal passare del tempo. Il finale, indeterminato, ricorda - per costruzione e realizzazione - Il sapore della ciliegia di Kiarostami.
MEMORABILE: Lo scatto d'ira di Jafari nei confronti di Marziyeh.

Galbo 24/04/21 08:18 - 12399 commenti

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Condannato a pesanti restrizioni che gli impediscono di lavorare liberamente, Jafar Panahi realizza un omaggio alla sua terra e una dichiarazione d'amore per il suo mestiere parlando verosimilmente di se stesso utilizzando il personaggio della ragazza a cui i familiari negano il diritto allo studio. Alla luce della sua condizione personale, il film acquista (al di là dei suoi meriti artistici) il potente valore della testimonianza ed è un'ottima occasione per dare uno sguardo alle difficili condizioni dell'Iran più remoto e rurale dove la vita va avanti con grandi difficoltà.

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