per ora un solo consiglio: non fate la maccheronata di guardarlo passate le 22.30. non arrivate al 100° minuto a palpebre aperte, garantito. e se sì, domenica dovrete comunque correre a confessarvi per le bestemmie tirate lungo la visione. struttura narrativa con incipit che parte da metà film poi procede a rebours per tornare di nuovo verso l'inizio, protagonista che riesce a raccontare anche le parti della storia in cui non era presente, dialoghi della serie "
e ora mi lustro la punta degli anfibi con i classici russi e sant'agostino" foderati della più asfissiante retorica messi in bocca ai peggio disadattati, trama che ricorda la seconda stagione di
true detective (ovvero: prendi bloc-notes e penna perché non ci stai capendo un acca, appunti bene tutto, lo rileggi e capisci meno ancora di quel che avevi visto) strapiena di buchi scavati apposta per far sì che sia tu, magari con tutto te stesso, a riempirli, e attori che dire sperperati è niente: un boone jr che più miscasted di così c'è solo baccaro che fa gli hard e un marylin manson sicario glaciale potenzialmente temibile ma che viene ridotto a biblico-dostoevskiano paroliere anziché macchina ammazzatutti. e qui veniamo al punto: da un film così, con questi personaggi, quest'ambientazione da piega più nascosta e marcescente dell'america e quella quasi trama che avrebbe se non la rendessero così inutilmente lambiccatissima, ti aspetti cabrate di ferocia e una gincana di violenza che non danno un centesimo di resto. invece chiacchiere a chilometro 0 sull'eroismo della colpa, su
questo-mondo-fa-schifo-alle-blatte-ma-se-ti-ravvedi-e-sacrifichi-un-mondo-più-divino-è-possibile, carrellate aeree che si sa dio sta zitto, le stelle stanno a guardare e il male ci sovrasta misterioso. insomma, dai, una mattonata che si atteggia a coen misto friedkin senza avere un unghia tagliata dei due, e che arriva là dove il valium fa un baffo.