L'assassino viene ridendo - Film (1963)

L'assassino viene ridendo

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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Andy Paxton (Boone) è un cantante di enorme successo in rotta di collisione con la moglie Barbara (Eden) e osannato da orde di ragazzine innamorate. Nulla di strano; anzi, la classica vita della star. Quel che cambia le carte in tavola, blocca il divorzio e segna un inevitabile riavvicinamento tra i coniugi è il rapimento di Bobby, loro figlio, con annessa uccisione della bambinaia. Lei è disperata, lui cerca di non perdere l'abituale self control ma è teso come una corda di violino. Il tenente di polizia subito avvisato (Klugman) offre come prevedibile i suoi servigi per dirigere le mosse in vista della consegna dei 200.000 dollari del riscatto, ma Andy nicchia e sa bene che permettere alla polizia...Leggi tutto di entrare in scena significa alzare a dismisura il rischio che Bobby possa non tornare più. Il raggranellamento del denaro non pare comunque un problema e il collaboratore incaricato di trasformare obbligazioni, conti e investimenti di ogni tipo in contante, trattato come gli altri senza troppi riguardi, deve far miracoli ma riesce nell'intento. Ci si prepara allo scambio, ma non tutto andrà come previsto. La mossa successiva, suggerita da Hub (Forrest), guardia del corpo del cantante con un passato nella polizia, prevederà allora il rintracciamento del ricettatore. Tutto il film ruota intorno al rapimento e alle ricerche di un Pat Boone (cantante di grande successo anche nella realtà) che mostra ad ogni occasione risolutezza e decisionismo. Numerosi i personaggi di contorno, discretamente caratterizzati a cominciare dal tenente, ma i limiti della storia sono piuttosto evidenti nel loro ricalcare modelli già al tempo usurati che ricalcano una formula a metà tra il thriller e il noir senza proporre nulla di particolarmente memorabile. Non che la regia di Buzz Kulick demeriti, ma nemmeno sa trovare l'incisività necessaria per svecchiare un film che denota una rigidità che è un po' la stessa del suo protagonista, impettito e antipatico al punto che il tenente immagina come il colpevole possa nascondersi tra i tanti collaboratori dello stesso; del "canarino" cioè, come Andy viene chiamato in codice dal rapitore nei telegrammi con cui questi comunica le sue istruzioni (da qui il titolo originale, "The yellow canary"). Boone non manca di esibirsi ripetutamente sul palco (anche il giorno dopo il rapimento) ma è completamente concentrato nel ritrovamento. La seconda parte smuove un po' di più le acque ma continua a dibattersi nel genere senza gran personalità.

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 4/12/18 DAL BENEMERITO FAUNO POI DAVINOTTATO IL GIORNO 14/12/18
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Fauno 5/12/18 00:04 - 2208 commenti

I gusti di Fauno

Il coinvolgimento non manca, poiché perfino a una star della canzone torna un forte attaccamento alla famiglia quando gli rapiscono un figlio in fasce e fra l'altro si tratta di rapitori ben organizzati, che sanno il fatto loro; finché la la troppa sicurezza di stravincere non gli farà seminare tracce compromettenti. Per essere di quell'epoca il film è tosto e violento e le morti fioccano. Il celebre Pat Boone conferma la sua versatilità di cantante e attore, ma il migliore è senza dubbio il suo gorilla, interpretato da un ottimo Steve Forrest.
MEMORABILE: La pistola difettosa; Il pianto della bambina; Le "istruzioni" lanciate oltre il muro del giardino.

Digital 22/10/19 00:19 - 1257 commenti

I gusti di Digital

Andy è un celebre cantante a cui viene rapito il figlio: ce la farà a riabbracciarlo? Trama semplice per un giallo vecchia scuola che difetta nell'essere veramente parco di tensione (ridotta a poche sequenze lievemente ansiogene) e per la scarsità di sospettati, il che riduce di molto il lotto dei possibili colpevoli. Si dovrebbe parlare di completa débâcle, invece il film si lascia guardare amabilmente grazie alla vispa regia di Kulik, con una gradevolissima ost saporitamente jazz e la bella fotografia in cinemascope di Floyd Crosby.

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