The nightingale - Film (2018)

The nightingale

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 9/09/18 DAL BENEMERITO TAXIUS
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Taxius 9/09/18 11:38 - 1656 commenti

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Rape and revenge ambientato in Tasmania nel 1825 in cui la protagonista dopo aver subito violenza e aver visto massacrare la sua famiglia decide di attraversare l'isola per inseguire i suoi aguzzini. Rispetto a molti altri film del genere i tempi sono molto più dilatati e la violenza è molto più brutale e realistica. Oltre alla violenza fisica viene mostrata anche la violenza dell'uomo bianco verso le popolazioni indigene. Per la Kent, dopo il bellissimo Babadook, è un netto passo indietro; nonostante questo "The nightingale" resta un buon film.

Herrkinski 7/12/19 04:20 - 8119 commenti

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Il film che non ci si aspettava dopo Babadook; la Kent affronta gli orrori dell'imperialismo britannico nella natia Australia (siamo in Tasmania, per la precisione) tra aborigeni massacrati e sevizie sulle donne detenute, creando al tempo stesso un ritratto storico veritiero e una riflessione sulla violenza. Ci sono echi del miglior cinema d'autore aussie degli anni 70, squarci di brutalità da ozploitation e reminescenze herzoghiane (Aguirre su tutti), per due ore che si muovono su tempi solo in apparenza dilatati; un film senza compromessi.

Daniela 2/01/20 16:08 - 12671 commenti

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Nella Tasmania sotto il dominio coloniale inglese, una deportata irlandese, già brutalizzata da un ufficiale, assiste al massacro di marito e figlioletta. Ben decisa a vendicarsi, si mette all'inseguimento dei responsabili... Fra il western e il rape & revenge, un film che molto punta sulla solidarietà che si stabilisce strada facendo tra la protagonista e la guida indigena, entrambi vittime di una oppressione spietata. Punteggiato da scoppi di violenza afferata ma non privo di momenti lirici, un film meno originale rispetto a Babadook ma visivamente potente, ben interpretato.

Bubobubo 8/06/20 19:21 - 1847 commenti

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Dopo avere abusato di Clare (Franciosi) in ogni modo, il mefistofelico tenente Hawkins (un Claflin davvero abietto) le uccide sotto gli occhi marito e figlioletta. Spinta dalla sete di vendetta, la giovane chiede aiuto all'indigeno Billy (Ganambar) per inseguire il distaccamento tra le impervie giungle della Tasmania. Dura quasi 140', ma sembrano la metà: grande merito di una scrittura, quella della brava Kent, fluida e convincente, efficace nel descrivere la psicologia dei personaggi e mai reticente nella rappresentazione, a tratti efferata, della violenza grafica. Consigliatissimo.
MEMORABILE: Furia contro il soldato semplice Jago (Greenwood); Il rapimento della giovane aborigena; Il piccolo Eddie (Shotwell) piange una volta di troppo.

Buiomega71 5/06/21 02:31 - 2912 commenti

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La visceralità, la brutalità, la ferocia, la crudeltà fatta cinema, per di più vista con occhio femminile. La Kent (immensa) risparmia poco o nulla (infanticidi duri a sopportare e sconvolgenti per la loro durezza, stupri, facce spaccate, belluine pugnalate, massacri a freddo di schiavi), creando un'empatia emotiva quasi insostenibile. Tra adventure movie e rape & revenge, con barlumi di L'inizio del cammino, tracce di cinema boormaniano e western aussie, in cui la Kent non lascia niente al caso, dai grugni sgradevoli agli incubi horror lynchiani fino ad una chiusa di pura poesia.
MEMORABILE: I seni dolenti e il latte che macchia dai vestiti; L'attacco alla Ultimo mondo cannibale; Gli aborigeni impiccati; L'aborigena stuprata a turno.

Schramm 19/07/21 13:00 - 3495 commenti

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Lungi dal rebabadookarci l'anima, la Kent s'arrischia con mirabile temerarietà su tutt'altre sponde. Fin qui, bene benissimo. Ma riconferma il viziaccio di volere salva la capra (il tragico) e il traino del carro di cavoli a merenda. E da qui, male malerrimo: non riuscendo a riempire del doppio una valigia in cui ci sta metà del volume, la porta in giro semiaperta perdendo carico. A un rape da ictus segue un revenge narcotico conteso tra ultronei e velleitari sottoinsiemi di Lenzi e Nelson, Boorman e Haley, con due sbreghi narrativi da matita rossa e un finale da crisi iperglicemica.

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  • Curiosità Daniela • 2/01/20 16:17
    Gran Burattinaio - 5928 interventi
    Due riconoscimenti al Festival di Venezia:
    - Premio Marcello Mastroianni ad un attore emergente a Baykali Ganambarr;
    - Premio speciale della giuria.
  • Discussione Buiomega71 • 5/06/21 10:19
    Consigliere - 26011 interventi
    Credo sia una delle poche volte (o, almeno, a distanza di anni), che un film non mi sconvolgeva emotivamente, tanto da non riuscire (a film concluso) a formulare un commento "rapido", tanto ero invaso (e travolto) da una tempesta di emozioni quasi da "tremarella", come se un treno merci mi fosse venuto addosso tra capo e collo, inaspettatamente.

    La stessa sensazione che, da ragazzino, mi pervase alla fine della visione di Soldato Blu, in quello che è un cinema puramente viscerale, che prende lo stomaco e te lo sconquassa senza tanti preamboli, ti sbatte in faccia la più cruda, brutale e realistica violenza (a volte davvero insostenibile, altro che i filmetti estremi da bancarella tanto strombazzi, e alla fine, innocui e indolore) e ti costringe a fare i conti con essa (e con il lato più ferino e sadico dell'essere umano, al pari, se non peggio, di una belva assetata di sangue solo per il gusto di uccidere, stuprare e annientare tutto quello che trova sul suo cammino).

    E che uno dei film più sconvolgenti e selvaggi degli ultimi anni sia diretto da una donna (non ho ancora visto Babadook, ma se tanto mi da tanto, credo sia una delle più grandi autrici viventi, che nulla lascia al caso, dagli sgradevoli grugni, alle location, al comparto sonoro, al fango, al sangue, alla puzza, alla sporcizia, fino agli incubi horror lynchiani) la dice lunga sull'ottica femminile del cinema della violenza della regista del piccolo "uomo nero".

    Stupri, infanticidi (almeno quello dell'inizio difficile da sopportare e una mazzata sui denti che fa un male cane), massacri a freddo, agguati alla Ultimo mondo cannibale, facce spaccate con il calcio del fucile, belluine pugnalate di un realismo che ha dell'impressionante, aborigene stuprate a turno e prese a pugni, aborigeni impiccati agli alberi come i cadaveri in decomposizione e L'amore e il sangue, coppie di sposi fatte a pezzi nel loro giacilio con tanto di mosche e sangue rappreso sulle pareti, ragazzini freddati di botto, stati onirici surreali (il balletto), visioni incubotiche di morte che sfociano nell'horror puro (il soldato ritornante e sfigurato, la danza macabra), i seni che fanno male per via dello stato dell'allattamento e lo stesso latte che macchia i vestiti, la misoginia  che sfiora picchi di crudeltà oltre il disturbante (quì si che gli uomini sono bestie a parte, il tenente, il sergente, veri e propri mostri in uniforme, che tutto distruggono e disprezzano con ghigno di villipendio che fa scatenare gli istinti vendicativi più bassi- e quando la vendetta si compie, l'emotività non si frena, tirando fuori nello spettatore il lato più recondito dell'occhio per occhio dente per dente, proprio come nel finale di Dogville-e non è un caso che la Kent fece da assistente alla regia a Lars von Trier sul quel set-), fino alla nemesi del guerriero aborigeno che si pitta di guerra (dove la Kent, da grande autrice quale è) mischia il cinema cosidetto "alto" (riverberi da L'inizio del cammino e The Tracker-La guida, un pò di John Boorman, un pò di Werner Herzog) a quello puramente exploitation (da Schiave bianche, per passare da Cannibal Holocaust, fino a Addio zio Tom) e nel mezzo sanguisughe, razzismo, schiavismo, stragi di pecore, cascine date alle fiamme, ragazze aborigene rapite e violate brutalmente dal "diavolo bianco", la rabbia furiosa della vendetta femminea, fiumi in pena da attraversare, la solidarietà dei più deboli e dei più indifesi (lei irlandese spedita nella colonia penale della Tasmania, ovvero l'inferno sulla terra dominato con ferocia dagli inglesi, lui un aborigeno a cui hanno sterminato metà della sua gente) che diventa forza trainante di un amicizia che va oltre, fino a quella bellissima e commovente chiusa sulla spiaggia che è pura poesia visiva.

    Rape & revenge sui generis, e forse tra i più vividi e spietati mai girati, o almeno negli ultimi anni (altro che quella baracconata di Revenge, dove L'usignolo ne rappresenta l'antitesi di incredibile durezza realistica), western aussie, adventure movie, critica sociale sulle minoranze e atto d'accusa sulle discriminazioni, dove la Kent riporta il cinema al suo stato brado e puramente ferino, spogliandolo di finti orpelli e perbenismo pulitino, sporcandosi le mani con un gran pelo sullo stomaco, prendendo la violenza e la brutalità così come sono per schiaffartele addosso senza nessun compromesso e il dolore è quasi lancinante.

    136 minuti di rara intensità, di crudeltà e di misto di emozioni che secernono adrenalina pura, tra la bellezza delle immagini che invade la vista, il sadismo che picchia durissimo e il coinvolgimento che travolge e sconvolge.

    Inutile sottolineare la grandezza del cast tecnico (cosa non sono la OST dalle sonorità tribali e la fotografia, nonchè gli sfx splatter negli scoppi improvvisi di furia assassina), di quello artistico (a parte l'intensità recitativa della Franciosi, ho odiato con tutta l'anima sia il tenente di Clafin sia il sergente di Herriman, con quella faccia da bastardo lì poi...ripugnanti e schifosissimi carnefici in divisa della Regina britannica. E pare che i due attori, soprattutto Clafin, abbiano avuto non poche difficoltà ad affrontare certe sequenze di estrema brutalità, accompagnando le riprese con l'ausilio di psichiatri sul set, voluti espressamente dalla Kent) e della stessa Kent (che l'iddio del cinema la benedica questa guerriera che non ha paura di nulla).

    Schizza , in un sol colpo, tra le ipotetiche palme d'oro personali di questo 2021. Candidatura tra le più calde e sanguigne di quest'anno. A un passo dal VERO capolavoro.

    In chiusura una postilla. Vergognoso che un film di tale portata sia tutt'ora inedito nel nostro paese (con tutte le corbellerie che escono ultimamente) e questo la dice lunga sul nostro attuale (e desolante) panorama dell'home video.
    Io mi sono arrangiato con il blu ray francese della Condor (uncut,  con le bande nere ai lati, formato 1:33.1 voluto dalla regista stessa, per rendere ancora più ostico e opprimente il campo visivo ). Curiosamente (il film è praticamente tutto dialogato) alla fine non riuscivano ad aiutarmi nemmeno i sub francesi, ma era talmente la forza emotiva e la partecipazione spettatoriale, che, alla fine, sembrava che comprendessi tutto anche solo con l'inglese (ero talmente addentrato in quella giungla infernale della Tasmania, che le parole mi risuonavano come se le capissi) Un'esperienza totalizzante che solo i grandi film (e i grandi registi) ti sanno donare.

    Mentre butto giù queste impressioni personali, ancora sento l'odore acre del sangue e di quella natura inospitale conradiana, spettatrice di morte e distruzione, rivalsa e rinascita.

    Grazie di tutto Jennifer, per questo tuo dolente e coraggioso inizio del cammino.
    Ultima modifica: 5/06/21 16:00 da Buiomega71
  • Discussione Schramm • 24/06/21 16:52
    Scrivano - 7694 interventi
    niente, alla kent proprio non riesce la quadratura del cerchio. l'aveva mancata in babadook per la smania di rifinire troppo e dare una chiave di lettura supplementare che faceva kickboxing con l'altra, e persevera altrettanto erroneamente qui, diluendo pure il buillon fino a farlo quasi diventare acqua. e dire che fino all'ultima diaspora col botto infanticida si stava andando via proprio benino e sembrava aver fatto un chilometrico passo avanti rispetto all'esordio. poi la nostra non resiste alla tentazione di indulgere in una mezzora finale fatta più di stop che di go, dove premesse e promesse di ferocissimo revenge si ingolfano prima e accartocciano poi tra tonde quadre e graffe di sottotrame e pleonastiche derapate, lirismi d'autore (quei canti e controcanti di rivendicazione identitaria ogni 2x3: ma che due albicocche!), una rivalsa morale e sociale in taverna che in 2' smonta tutta la panna dei precedenti 115, in una lotta greco romana tra essenzialità/crudeltà di genere e autorialità spinta, con quest'ultima a cantare - è il caso di dirlo - vittoria in un finale di sconcertante leziosità che vorrebbe chiudere in poesia con la p maiuscola e fa invece venir voglia di sradicar la poltrona e scagliarla contro i titoli di coda. mi è parso di leggere lansdale, grande maestria nel gradare alcolicamente un climax insostenibile e altrettanta maestria nell'ammosciarlo tirandolo sbrigativamente via in 3 paginette dove la tensione fin là accumulata evapora e via a raccontarsela dicendosi che tanto conta il viaggio e non la meta. stessa identica cosa.

    in definitiva, da una parte il (durissimo) rape & (floscissimo) revenge con vaghi echi pre-cannibal (viene un po' alla mente una versione rovesciata del paese del sesso selvaggio) e dall'altra "fermi tutti! mò ve li faccio dimenticare io quei pivelli di boorman, herzog e ralph nelson!" e il film rimane infossato sotto una bella catasta di superbia e velleitarismo.

    visto che tre è il numero perfetto, io la aspetto al prossimo giro - ricordando però che perdonata la prima e più o meno condonata la seconda, alla terza si bastona.

    poi visto che ci si muove in un contesto di iper-realismo e verosimiglianza, due puntualizzazioni:

    - il bambino stecchito sul sentiero principale per launceston, percorso in un senso e nell'altro da tutti. nessuno lo vede? eddai.
    - sempre che non mi sia venuto un colpo di sonno nell'ultima mezz'ora, in finale di partita billy fa fuori solo 2/3 della ciurma e la vendetta rimane irrisolta. proprio come il film. santa pazienza.
    Ultima modifica: 25/06/21 12:46 da Schramm
  • Discussione Daniela • 24/06/21 23:08
    Gran Burattinaio - 5928 interventi
    Schramm ebbe a dire:
    visto che tre è il numero perfetto, io la aspetto al prossimo giro - ricordando però che perdonata la prima e più o meno condonata la seconda, alla terza si bastona.
    Applaudita la prima, apprezzata la seconda, aspetto con ansia la terza, ossia quell'Alice + Freda Forever che IMDB segnala in pre-produzione.

  • Discussione Schramm • 25/06/21 12:43
    Scrivano - 7694 interventi
    Daniela ebbe a dire:
    Schramm ebbe a dire:
    visto che tre è il numero perfetto, io la aspetto al prossimo giro - ricordando però che perdonata la prima e più o meno condonata la seconda, alla terza si bastona.
    Applaudita la prima, apprezzata la seconda, aspetto con ansia la terza, ossia quell'Alice + Freda Forever che IMDB segnala in pre-produzione.

    per me finora è autrice che si assesta decisa su un vacillante **!

    sicuramente vale il medesimo appunto che già indirizzammo a laugier a proposito dei bambini di cold rock: è stata molto coraggiosa nell'accantonare le tentazioni del repetita juvant. avrebbe potuto rebabadookarci l'anima, e invece si arrischia con lodevole temerarietà su tutt'altri sentieri, specifici e generi.

    la chiamata comunque era soprattutto riferita a quei due buchi, per me da deciso solco di matita rossa più ancora di tutto il resto che mi ha sgasato il bibitone, e di quel viziaccio nel volere la capra che traina un carro di cavoli (a merenda, spesso), che temo tornerà, probabilmente potenziato, anche nella sua imminente terza prova.


  • Discussione Buiomega71 • 20/12/21 20:37
    Consigliere - 26011 interventi
    Palma d'oro "buiesca" per il miglior film visto nel 2021

    La palma d'oro annuale (che chiude un anno di visioni) batte ancora bandiera ginecea e viene di nuovo dall'Australia (dopo che l'anno scorso se la portò a casa de Heer con Alexandra's project). Per la cronaca gli altri titoli più papabili (surclassati dalla regista di Babadook) erano lo Stuck gordoniano, Il Surveillance della figlia di Lynch e il Twixt coppoliano.

    Caso, per ora unico, di un opera vista con i sottotitoli francesi a essere incoronata, ma che la sua straordinaria forza espressiva (e comunicativa) riusciva a parlare con le immagini (tanto che non badavo nemmeno più ai sub).

    Sconvolgente e travolgente (in tutti i sensi) viaggio all'inferno dove queen Kent non arretra di fronte a nulla, in un rape & revenge sui generis, che mischia Soldato blu, Cannibal Holocaust e L'inizio del cammino, tirando fuori la sete di vendetta e uno stato emozionale come non ne provavo da anni.

    E pensare che al festival di Venezia si era presa, da un signor nessuno, "Vergognati, puttana!".

    Se la regina si deve vergognare, allora voglio essere ricoperto perennemente di questo tipo di vergogna.

    Ma la vera vergogna è che questo capolavoro fatto di carne, sangue, infanticidi, stupri e coronato da una chiusa di una poesia che tocca il cuore, sia, tutt'ora, da noi, rimasto inedito.

    Palma d'Oro personale non poi così a sorpresa, come scrissi giusto sei mesi fa proprio su questo thread.

    Per chi scrive la Tasmania dipinta dalla Kent è stato uno tsunami emozionale quasi da avvertire un vero e proprio dolore fisico (136' durissimi, ma, nonostante , a volte, l'insostenibilità, ne vorresti ancora).

    Grazie ancora miss Jennifer, grazie per le emozioni che hai donato, tra dolore, ferocia, disperazione e una fioca luce di tenerezza , immersi in una straordinaria e potentissima bellezza.
    Ultima modifica: 20/12/21 23:01 da Buiomega71