Stangata napoletana (La trastola) - Film (1983)

La moglie di un boss mafioso a New York resta vedova e la salma del marito viene trasferita in terra natia, a Napoli. Ultima regia per Vittorio Caprioli, che prova a spiegarci cos'è la "trastola" del sottotitolo. Una commedia partenopea dal taglio televisivo e di lunga durata, che segue la rinnovata ventata di moda primi Anni Ottanta dei film su Napoli senza tuttavia apportare alcun valore aggiunto e cadendo spesso in cliché forse già allora anacronistici. Restano in ogni caso le buone intenzioni e un discreto apporto da parte del cast.

Nonostante una vicenda basata sulla truffa come espediente per sbarcare il lunario da parte di un gruppo di spiantati napoletani, l'ultima regia di Caprioli è davvero stanca e fiacca, con un cast che solo i caratteristi - e non di certo l'anonima coppia protagonista - nobilitano e numerosi momenti morti, complice la durata elefantiaca, in cui davvero non accade nulla. Il lato comico è debole e solo gli sprazzi di veracità partenopea sono centrati e sinceri. Anche il clarinetto della colonna viene presto a noia.

Diviso in due parti, di conio televisivo, lontano dalla regia chic che Caprioli seppe infondere alla sua produzione. La "trastola" ossia gli imbrogli raccontati insieme a Porta e Caminito sono sopraffini ma restano l'unica ciambella intorno a un buco denso solo di azzurre insenature amalfitane. Cast rodato ma poco illuminato dai due protagonisti: la Lee e Williams, più che stranieri, paiono estranei al contesto.

Caprioli cerca nella sua Napoli gli stimoli giusti per il suo ultimo lavoro di regia che però si colloca decisamente al di sotto delle aspettative, complici soprattutto il logorroico ritmo televisivo e una sceneggiatura piatta che lascia in più di un'occasione spazio alla noia. Il meno colpevole del mediocre risultato è un cast piuttosto coinvolto, sebbene i comprimari stiano spesso una spanna sopra i due protagonisti. In fin dei conti si tratta di un polpettone poco digeribile che riesuma tutti i luoghi comuni della napoletana arte di arrangiarsi con l'aggravante della durata-fiume.