Seguendo i primi cinque minuti sembrerebbe che avessimo a che fare col solito film a episodi modellato sui vari UN GIORNO IN PRETURA, con le quattro “star” (Peppino De Filippo, Macario, Nino Taranto e Aldo Fabrizi) che arrivano a turno sul banco degli imputati per raccontare ognuno la propria storia. E invece no: gli sceneggiatori Bruno Corbucci e Gianni Grimaldi, partendo da un'idea di Gianni Buffardi, provano a far coesistere i quattro facendoli recitare quasi sempre assieme o combinati. La storia racconta di due truffatori (Fabrizi e De Filippo) che, dopo aver letto di frati profughi che ricevono dalla Chiesa soldi e assistenza,...Leggi tutto decidono di chiamare due amici (Taranto e Macario) e di fingersi tutti insieme monaci magiari in fuga dal loro Paese per ottenere i previsti privilegi. Ovviamente le cose non andranno per il verso giusto e le varie traversie porteranno i quattro monaci ad effettuare bonari ricatti, estorsioni e tutto quello di cui sono accusati in tribunale. Il flashback fortunatamente è unico (non ci sono inutili ritorni in udienza se non alla fine) e la storia non è forse nemmeno delle peggiori. Ma la sceneggiatura è penosa e i quattro improvvisano poco e a fatica come se cercassero un vero leader in grado di guidarli. Macario, con il suo umorismo surreale e ingenuo, è il più fuori luogo: la sua comicità piemontese mal si sposa con quella romana (Fabrizi) e napoletana (De Filippo e Taranto), molto più invadente e verace. Ci sono qualche buona scena e una volontà stimabile di contenersi da parte di tutti, ma si ride poco. Stelvio Massi è l'operatore alla macchina, Enzo Barboni il fotografo.
Divertente commedia di truffe e imbrogli che mette insieme 4 assi della risata: Fabrizi, Peppino, Taranto e Macario. I quattro interagiscono alla perfezione (avevano già lavorato insieme combinati a coppie in altre occasioni) e là dove la sceneggiatura arranca ci pensa la loro smisurata arte a fare da supporto. Tanti i momenti divertenti, buona la regia dell'esperto Bragaglia. Avrà un discreto successo e infatti la formula sarà ripetuta altre tre volte (I 4 moschettieri; i 4 tassisti; Totò contro i 4 con l'aggiunta appunto di Totò).
MEMORABILE: Macario che finge di mangiare un piatto di agnolotti davanti a un Fabrizi esasperato.
Leggendo i nomi coinvolti ci si aspetterebbero grandi e interminabili risate; cosa che avviene, anche se in maniera meno prorompente del solito. Raramente, infatti, si vedono quattro comici di tale levatura restituire una prova corale, non puntando alla battuta del singolo o alla prestazione individuale. Merito di una sceneggiatura ordinata e della regia di Bragaglia da cui è scaturita una commedia soddisfacente e gradevole. Anche il fatto che sia a colori e non in bianco e nero gli conferisce quel tocco vintage italiano tutto particolare.
Divertente commedia su un quartetto di imbroglioni (ispirata, pare, a un fatto di cronaca di poco precedente) ambientata in un convento, si avvale di grandi protagonisti affiatati e in forma (Macario vestirà i medesimi panni ne Il monaco di Monza, Carlo Taranto interpreta il siculo come aveva fatto il fratello in Tototruffa '62 l'anno precedente). Buoni il ritmo e l'intreccio, azzeccato il finale.
Commedia degli equivoci costruita sui quattro protagonisti che riprende temi già ampiamente battuti dal cinema italiano del periodo. Dopo una prima parte interlocutoria, in cui i quattro sembrano un po' ingabbiati da una sceneggiatura piuttosto deficitaria, si entra nella vicenda vera e propria con qualche gustoso siparietto che strappa risate convinte. Buono il cast di contorno, in cui brilla Nino Terzo autore di una pregevole caratterizzazione, mentre la confezione avrebbe meritato forse una maggiore cura. Tutto sommato discreto e, se vi piace il genere, sicuramente guardabile.
MEMORABILE: Fabrizi che dipinge con De Filippo come modello; Le "idee" di Fabrizi.
L'occasione era particolare: quattro grandi della commedia insieme: diversi modi di intendere la comicità (due napoletani, un romano, un piemontese) per un'opera che potrebbe essere gradevole. Invece il tutto si rivela una delusione: i quattro sembrano essere sottotono. Si ride qua e là con le trovate di Macario e di Nino Taranto, poi vince soprattutto la noia. Un vero peccato.
MEMORABILE: Il pranzo immaginario di Martino.
Carlo Ludovico Bragaglia HA DIRETTO ANCHE...
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