Delirium - Film (2018)

Tra traumi adolescenziali e case infestate, il film prosegue confusamente sempre in bilico tra realtà ed onirismo, allucinazioni e cose concrete. E se per certi versi ci può stare, visto il tipo di plot va anche detto che così si lasciano troppe facili scappatoie ad una sceneggiatura piena di inverosimiglianze e che, ovviamente, alla fine non sa bene come tirare le fila. Il finale, parzialmente inconcluso, lascia basiti e può far incavolare. Peccato perché qua e là qualcosina funziona ed almeno all'inizio si crea un discreto clima di tensione che pian piano scema sempre di più.

Prodotto, fra gli altri, anche da Leonardo Di Caprio, il film gode di una certa ricchezza nella ricercatezza delle scene e degli effetti speciali, ma qualitativamente si dimostra piuttosto insufficiente, soprattutto per la ripetitività della tematica: sogno o son desto? Buona la prova di Topher Grace nei panni del trentenne protagonista divorato dal suo passato problematico (e dal suo presente) ma nel contempo viso pulito di questa generazione odierna.

Dimesso dopo vent'anni di ospedale psichiatrico, il protagonista deve trascorrere i trenta giorni di libertà vigilata nella casetta avita, più grande della Villa Reale di Castello e popolata di presenze non si sa quanto reali e quanto frutto di allucinazioni. Inizio non malvagio ma, dopo aver udito per l'ennesima volta il mantra "Non sei reale!", lo spettatore getta la spugna e rinuncia a tener il conto delle incongruenze assortite, tanto una più una meno poco importa, fino all'epilogo umidissimo e pure telefonato. Dopo di ciò, vedere scorrere i titoli di coda arreca sollievo.

Un giovane esce dopo anni da un manicomio (si allude ad un fatto di sangue) e deve stare per un mese ai domiciliari. Il titolo calza a pennello, infatti oltre a quelli che sembrano deliri e visioni di una mente malata, lentamente si rivela una sceneggiatura che è un vero delirio, con eventi che inizialmente si fatica a capire se siano visioni, realtà, o soprannaturale; molta carne al fuoco per sorprendere lo spettatore (e a volte riesce) con diverse conseguenti spigolosità e alcune forzature. Discreta confezione da sala (nonostante il formato in 16:9), non eccelso ma non annoia.