Cain - Film (2015)

Cain

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 28/07/18 DAL BENEMERITO BUIOMEGA71
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Buiomega71 28/07/18 01:21 - 2912 commenti

I gusti di Buiomega71

Asfittico esperimento teatrale portato al cinema (niente di peggio). Filiberti ha un innegabile gusto per le immagini (il suggestivo non-luogo onirico fotografato da Mauro Toscano con cromatismi argentiani) ma tra alberi che sanguinano, dialoghi shakespearianamente insopportabili, anime che sbucano dall'acqua come gli zombi nazi dell'Occhio nel triangolo, omossesualità latente, cavalli bianchi e crisi attoriali che manco Dopo la prova si scade nell'inedia più profonda in quella che sembra essere una sottogreenawayata che appassiona solo il suo regista.
MEMORABILE: La crisi di pazzia di Antonio; Amedeo con il volto insanguinato; I fumogeni che manco nei film Hammer; La battuta sapida sul prete e il chierichetto.

Pigro 19/12/20 09:46 - 9670 commenti

I gusti di Pigro

Più dell’avventata volontà di trasformare uno spettacolo teatrale in film è la pessima idea di costruirci attorno la non-storia di un gruppo di attori che ne fa le prove nelle colline toscane, con tanto di attrazione gay e omicidio, il tutto ripercosso nell’opera di Byron (Manfred e Caino) con infinite disquisizioni su arte, morte e rimorso. Passi per alcune immagini, anche suggestive e talvolta visionarie ed emozionanti, ma il risultato complessivo sa di velleitario, pretenzioso, autoreferenziale e inutile. Noioso, ma fortunatamente breve.

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  • Discussione Buiomega71 • 28/07/18 10:22
    Consigliere - 25997 interventi
    Visto anni fa su Sky, Poco più di un anno fa (gioco di parole inevitabile) lo avevo apprezzato per la sua carica eversiva e per quella fiammata nuova che dava all'asfittico panorama del cinema italiano cosidetto "esistenzialista".

    Insomma, il "viscontiano" Marco Filiberti aveva i numeri (pur non avendo ancora visto Il compleanno) per essere uno dei nuovi autori "out" del nostro cinema

    Mi sono approciato a Cain (dopo averne un pò letto in giro) con parecchia diffidenza (il sottoscritto detesta profondamente il teatro che passa al cinema-eccettuato il Salomè di Bene- e i dialoghi pseudo shakespeariani-eccettuato il Macbeth polanskiano-), quindi con le peggio aspettative.

    Aspettative che si sono rivelate ben peggiori di quello che immaginavo (puro teatro filmato, insopportabili conversazioni che paiono scritte dal bardo-quì e Byron, ma la mia ingnoranza in materia non distingue uno dall'altro, a me stì dialoghi teatrali mi sembrano tutti uguali e parecchio dannosi) in un gioco masturbatorio intellettualoide/artistico che appassiona solo il suo regista e (forse) gli attori che ci lavorano

    Una messa in scena che viaggia su due binari (le prove teatrali e le crisi attoriali che manco Dopo la prova da una parte, un non luogo onirico e limbo sospeso dove Caino uccide Abele e si divora dai sensi di colpa, un ade che sprofonda, poi, nell'inferno, ma che mi è parso solamente una sottospecie di greenawayata fatta con i soldi dei cestini-un pò di balle di fieno, un albero della vita e una piscina- dall'altra) in mezzo gelosie, rancori, omosessualità nemmeno troppo velata, ciance sull'arte e sul ruolo dell'attore, prove di copione, amori rubati fugacemente, sensi di colpa che sfociano nella pazzia e una quantità industriale di fumogeni che manco in un film della Hammer.

    Filiberti ha un certo gusto figurativo innegabile (notevole la fotografia cromatico/argentiana di Mauro Toscani nel "mondo" onirico) e uno stile personale anche apprezzabile (almeno per quanto concerne la sua passione per quello che-malauguratamente-racconta) e risalta la location della campagna toscana.

    Ma tra sequenze documentaristiche del kaos che regna (che nemmeno Godard), cavalli bianchi, alberi che sanguinano, pantomime teatrali, anime che sbucano dalle acque nello stile degli zombi nazi dell'Occhio nel triangolo, seduzioni omoerotiche, sapide battute sui preti e i chierichetti (dove ho avuto l'unico sussulto divertito tra i fumi del sonno a cui quest'opera invita), visioni macbethiane di morte e ossessione, dame velate e tristi mietitori, l'inedia vince su tutto, affogando nella noia e nelle mie resistenze fisiche che cominciavano a lasciare il passo (75 minuti mi sembravano 130) vacillando tra la narcolessia e l'insofferenza, raggiungendo le vette dell'inguardabile .

    Filiberti realizza qualcosa di diverso rispetto ai canoni prestabiliti, ma , mea culpa, e proprio questo genere di film che non reggo (quindi è piu una cosa personale che va al di là dei meri meriti artistici del film) di cui non sento nessun tipo di empatia (ammetto, dall'alto della mia capritudine, di non capirci una mazza di teatro e autori teatrali, quindi non ho colto una fava di quello che Filiberti narrava, e mi sono sentito completamente tagliato fuori da ogni tipo di emotività-il problema era solo resistere all'implacabile narcolessia che mi attanagliava durante la-sofferta-visione)

    Byron, per me, è solamente il personaggio russelliano di Gothic (e ho detto tutto)

    Potrà essere apprezzato da chi ama il teatro e i suoi autori (che non c'è voce nel vocabolario del sottoscritto), tutti gli altri si astengano fermamente

    Per quanto mi riguarda, e cinematograficamente parlando, un'agonia spalmata in un ora e un quarto, peggio della cura Ludovico o della corazzata potiomkin di fantozziana memoria.

    Prodotto da Le vie del teatro in terra di Siena, organizzazione culturale fondata nel 2013 dallo stesso Filiberti.
    Ultima modifica: 28/07/18 13:43 da Buiomega71
  • Homevideo Buiomega71 • 28/07/18 10:31
    Consigliere - 25997 interventi
    Buono il dvd edito da Cecchi Gori

    Audio: italiano (5.1)

    Sottotitoli: italiano per non udenti e inglese

    Extra: intervista a Marco Filiberti (17 minuti), trailer e il cortometraggio inedito di Marco Filiberti Sulle tracce di Medora (17 minuti)

    Durata effettiva: 1h, 15m e 50s
    Ultima modifica: 29/07/18 20:46 da Buiomega71