Terre selvagge - Film (2017)

Tre cavalieri giungono in una sperduta comunità di monaci in terra d'Irlanda col compito di farsi consegnare una preziosa reliquia da portare a Roma. Alla pericolosa missione si uniscono alcuni fraticelli... Film ambientato in un Medioevo cupo e brutale già portato più volte sugli schermi con maggiore estro, sia narrativo che visivo: qui la visione pessimistica è accentuata dal grigiore di ambientazioni e personaggi, anche se Jon Bernthal a torso nudo fa la sua figura. Il risultato è un film dignitoso ma piuttosto monocordo e, se raffrontato al precedente film del regista, un poco deludente.

Una reliquia e un periglioso viaggio tra tribù selvagge e sanguinarie guidate da un laido condottiero. Pellicola nel complesso abbastanza convenzionale ambientata nel 1209 con scenari plumbei e natura incontaminata che conduce a un finale forse lievemente sorprendente. Molto misticismo religioso, visto anche il periodo. Cast nella media senza nomi altisonanti.

Ennesimo film ambientato nel medioevo incentrato su riferimenti religiosi. Reliquie e papato, due argomenti assolutamente predominanti in quegli anni bui. E sotto questo aspetto Muldowney ricostruisce alla perfezione il clima distorto della religiosità dei primi secoli del millennio scorso, mentre la fotografia fredda e gli scenari desolati rafforzano il concetto di precarietà e sottolineano il frequente ricorso alla violenza. Avesse avuto una sceneggiatura più articolata sarebbe stato un film potente. Così ha il sapore del voglio ma non posso.

Un viaggio in terre ostili per trasportare una preziosa reliquia in un medioevo cupo e oscuro. Un film dall’ambientazione ostile e minacciosa dovuta agli uomini e a forze misteriose che esaltano il senso religioso e quello tribale dei personaggi principali. Il regista alimenta la tensione ed esalta la fisicità degli attori, Jon Bernthal in particolare, e se il film non è particolarmente originale dal punto di vista narrativo e si prende qualche libertà storica (nel prologo) è tuttavia abbastanza godibile e ben realizzato. 

Nonostante il tema trattato, non si trova poi molto di trascendentale in questo onesto avventuroso medievale ambientato in una Irlanda appena lambita dalla civiltà. Tolta la curiosità di sentir qua e là parlare gaelico, si assiste infatti a una vicenda abbastanza standard in cui una sacra reliquia scatena assieme le più nobili e le più turpi pulsioni dell'essere umano. Il ritmo soporifero della prima parte non aiuta poi a tener desta l'attenzione. Attori funzionali. La cosa migliore finisce per essere la verde isola, che sprigiona il suo solito fascino senza tempo. Incolore.