Cagliostro, alchimista palermitano, figura oscura della storia siciliana e italiana, non è così centrale come sembra. L’idea è invece quella della rievocazione televisivo-documentaristica di un’inventata casa di produzione cinematografica degli anni Trenta (la Trinacria), che grazie ai sovvenzionamenti del Banco di Sicilia e di curiosi esponenti della Chiesa avrebbe realizzato alcuni incredibili film a basso costo, diretti alla Ed Wood, esilaranti. Flop ovvi, ma che convincono i finanziatori a chiamare il regista siculo Pino Grisanti (uno strepitoso Paolo Giordano) per realizzare un fantomatico film su Cagliostro interpretato dal divo americano in disgrazia Errol Douglas (Robert Englund, grande...Leggi tutto ammiratore di Ciprì e Maresco che ha accettato di lavorare a costo zero). Tutta la prima parte, che si aggancia alla tradizione alleniana di PRENDI I SOLDI E SCAPPA, ZELIG, ACCORDI & DISACCORDI ma che ha un precedente ancor più significativo nello splendido FORGOTTEN SILVER di Peter Jackson, è forse il miglior esempio delle straordinarie potenzialità comiche (e non solo) di Ciprì e Maresco. Senza abbassare il tiro da una feroce critica alla Chiesa (allegramente vilipesa e ridicolizzata), senza rinunciare al tradizionale uso del dialetto siciliano e alle inevitabili volgarità, i due autori confezionano una sintesi mirabile del meglio del loro stile, sfiorando quasi una commercialità inaspettata. Nella seconda parte invece subentra la prevedibile rilettura mafiosa della medesima vicenda narrata in primo piano dal nano Davide Marotta, con il ritmo che scema e un finale che non arriva mai.
Idea geniale sviluppata da Ciprì e Maresco con estrema arguzia e con un tocco di malizia nello sfiorare il prendersi gioco di critici cinematografici ed esperti del settore; senz'altro il tutto è voluto e calibrato alla perfezione, come sempre non mancano i "freak" post-realisti post-moderni post-primo mondo i quali rendono, assieme alla bellissima fotografia, unico lo stile del duo. Curiosa, o meglio grottesca, presenza del signore Robert Englund.
Ciprì e Maresco scelgono per questo film la strada del finto documentario mescolando televisione e cinema e alternando un nitido bianco e nero ai colori. E’ un film che può infastidire questo, per il suo cinismo, per la sua irriverenza verso il potere, per i volti ammutoliti e deformi che ripetono ossessivamente gesti e parole e per gli uomini che interpretano parti femminili, ma è un film che con il suo umorismo coinvolge lo spettatore in una spirale surreale e tagliente, capitolo a parte del cinema italiano del quale i due registi si beffano.
Mockumentary allenian-jacksoniano ma profondamente alla Ciprì e Maresco, freddo come Zelig e perciò esilarante. Almeno per tre quarti, poi si perde un po'. Fantastica e "detournante" l'idea di chiamare Englund come protagonista in un popolo di freaks così come spiazzanti erano gli ex divi americani caduti in disgrazia e finiti nel calderone italiano. Un atto d'amore verso il cinema poverissimo. Il nome del personaggio di Englund è sintesi magna di divismo americano (Erroll Flynn-Douglas Fairbanks).
Ciprì e Maresco non deludono, confezionando questo film "documentario" sulla Trinacria (farlocca casa cinematografica Siciliana) e sul suo film di punta "Il ritorno di Cagliostro". Dissacrante, senza vergogna (la statua col membro, la madonna con la faccia dell'orrida madre dello scultore, definita "La scimmia di Tarzan") e con protagonisti spesso incomprensibili (attori per modo di dire), aiutati anche dai sottotitoli, dalla più che dubbia moralità, preti e cardinale Sucato (mitico) compresi. Robert Englund fa la star di un tempo che fu, chiamato a dare prestigio alla produzione. Notevole.
MEMORABILE: Le varie pellicole (un plauso a "Santa Rosalia") e il povero Englund abbandonato, in condizioni pietose, in una carriola.
L'umorismo feroce e dissacratorio che da sempre accompagna l'opera del duo siciliano trova in questo film un compendio molto articolato dove confluiscono sia i temi che furno sviluppati durante gli anni di "Cinico TV" che quelli delle successive incursioni cinematografiche da Lo zio di Brooklyn a Totò che visse due volte. Forse in questo film costruito come un falso documentario la compenente comica è più accentuata a discapito di quella grottesca, che è comunque cardine nel cinema di Ciprì e Maresco. Si ride veramente tanto.
Se Ciprì e Maresco desideravano realizzare - su modello di Allen e Jackson - un finto documentario per disquisire sarcasticamente sugli stereotipi della storia del cinema italiano e la sua critica, il risultato è un insulso guazzabuglio in cui una parodia di fastidiosa e deleteria grossolanità à la Lillo & Greg è aggravata dal ricorso a dialoghi volgari a base di martellanti "minchia" e graveolenze, come nella peggior tradizione del trash italico. Inopportuna la virata intellettuale su Sicilia e mafia impressa da Marotta. Penoso.
A mio parere tutto il film si sarebbe dovuto mantenere sullo stile grottesco e dissacrante di quando i due fratelli artigiani vengono convocati da alcuni esponenti della chiesa per fondare la "Trinacria cinematografica". Quella parte è praticamente perfetta e contiene tutti gli elementi del cinema di Ciprì e Maresco: sarcasmo, irriverenza, insomma quel (loro) tipico umorismo metafisico stavolta però molto più cinematografico che pseudo-reale; ma non l'impianto narrativo alla Ed Wood, intervallato dal quasi inutile innesto del docu-fiction drammatico.
Il "paludato" G. Napoli inizia la storia della ascesa e del declino della Trinacria Film e dei suoi due fondatori, i fratelli La Marca. Dopo numerosi tentativi, tutti miseramente falliti, arriva l'epilogo, la speranza di fare un buon film. Ciprì e Maresco fanno un cinema protoantropologico, misogino, misero e "sgarrupato". Le loro pellicole declinano in maniera naturale, non hanno picchi di genialità, geniali proprio per questo. Mai autoreferenziali, subito riconoscibili come un film di Fellini, affabulatori e mistificatori operai ed artigiani; Siciliani.
MEMORABILE: G. Napoli, che definisce il cinema contemporaneo con la metafora delle pecore striminzite, che fanno da sfondo alla sua prolusione.
Ciprì e Maresco fanno decisamente il salto di qualità con quest'opera che, pur riprendendo le classiche tonalità dissacratorie e ciniche dei precedenti film, raggiunge un livello d'intensità maggiore e risulta inoltre essere molto più fruibile per il pubblico. La storia della Trinacria Productions è narrata sapientemente, con intermezzi di veri critici cinematografici e siparietti "cinici" davvero esilaranti. Meglio la prima parte "storica", piuttosto che la seconda "mafiosa". Consigliato non solo agli amanti del grottesco.
MEMORABILE: Giordano e la sua duplice intepretazione nei panni di Sucato e di Pino Grisanti.
Il ritrovamento di una vecchia bobina farà riscoprire un vecchio film. Mockumentary per narrare una storia di compassionevoli perdenti e per fare denuncia sociale (mafia e Chiesa). Il duo di registi la mette dapprima sul faceto (divertenti i cameo dei vari critici), fa tributi a Welles e L’esorcista e chiude, in leggero calo, con una velata malinconia. Stavolta viene evitato il cinismo che li caratterizza utilizzando anche veri attori, tra cui Englund che tra tutti si distingue.
MEMORABILE: I preti che ballano lo swing; Englund nei filmini d’epoca girati dalla moglie.
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DiscussioneZender • 13/02/08 23:56 Capo scrivano - 47727 interventi
Azz, ero andato per leggere il tuo commento, Godardi, ma non risulta pervenuto :). Ad ogni modo anche secondo me è molto particolare e a suo modo geniale. Forse il meno pretenzioso dei film di Ciprì e Maresco (nonostante la seconda parte possa far pensre il contrario) e il più genuinamente divertente.
Zender ebbe a dire: Direi proprio di sì :)ottimo!:-) in questi giorni mi sto dedicando alla filmografia di Ciprì e Maresco...vediamo che cosa ne esce fuori!
a rigor di cronologia, non andrebbe però segnalato nell'ultimo cofanetto de ai confini della pietà, pur manchevole di cast (che andrebbe integrato)?
DiscussioneZender • 29/01/17 16:41 Capo scrivano - 47727 interventi
Ma l'hai chiesto la volta scorsa, Schramm... Te lo ripeto: si inserisce dove compare per l'ultima volta nei nostri cast AL MOMENTO DEL DECESSO. Se qualcuno correggerà il cast di quell'altro sarà ormai tropo tardi e di certo non sposterei i post.