Al fuoco, pompieri! - Film (1967)

Il corpo dei pompieri organizza una festa in onore d'un collega ottuagenario: sarà un disastro. Brillante satira condotta a ritmo di fanfara (cecoslovacca) che diviene pian piano lo specchio d'una società irrigidita dalle gerarchie burocratiche e dall'inefficienza: i regali della lotteria vengono rubati, la scelta della reginetta è un ridicolo calvario, i militari stessi si rivelano perfetti imbranati. Senza grandi impennate sarcastiche, ma col pregio d'una costante e corrosiva forza di dileggio contro l'apparatcik del tempo.

Delirio corale, grottesco e politico, porta a compimento il percorso praghese di Forman; tra pulsioni represse, moralismi da condannare e gioventù senza un posto definito. Mentre dentro la sala si danza/beve, si rubano premi e si cerca di dare senso alla propria dignità, fuori la tradizione brucia come una fattoria. Sul palco una piccola borghese stanca, viscida quanto umana nell'esorcizzare i propri vizi, in un attacco alle istituzioni più consolatorio che sovversivo (che trova nel finale degno compimento). E Milos, boicottato, saluta la Nova Vlna per emigrare in America.

Milos Forman fa a pezzi il regime comunista cecoslovacco con una pellicola che segnò la fine del suo rapporto con la terra natìa. La satira non ha in realtà troppo vetriolo e la trama, pressoché inesistente, non ha vette notevoli di comicità. Ma la rappresentazione del corpo dei pompieri, metafora del partito comunista, visti come incapaci ai limiti dell'idiozia, è indimenticabile. Con pochissime location e un pugno di attori Forman costruisce una parodia tremendamente efficace, non disdegnando momenti surreali e dialoghi spesso assurdi. La breve durata lo rende anche godibile.