L'âme des moulins - Corto (1912)

Ancora un mulino maledetto per Machin. Questa volta è la storia del vagabondo che per vendicarsi del mugnaio che non dà l’elemosina distrugge il grande mulino dopo aver sfasciato il gioco del bambino. La narrazione procede implacabile, ma è soprattutto nel grande incendio finale che si vede la sensibilità del regista, con le pale incendiate nel piatto orizzonte che ruotano sempre più lentamente mentre si stagliano nel cielo e si riflettono sul placido canale d’acqua. Un’immagine potentissima che da sola vale la visione del corto.

Forse i mulini ossessionavano Machin. E lui li trasformava in ossessione per gli spettatori. Storia di iniziale meschinità, che scatena una cattiveria che poi si fa crudeltà. Belle le immagini che inquadrano i due mulini, il giocattolo e quello autentico, ma superba la lunga inquadratura finale, sapientemente ricavata non solo dall'incendio, ma anche dal canale in prospettiva e soprattuto dalla fuga della famiglia, che si fa tremante mucchio, nella disperazione. Probabile influenza su un noto film di Ferroni. Bellissimo.

Per vendicarsi di un mugnaio che gli ha rifiutato l’elemosina, un vagabondo distrugge prima il giocattolo del figlio dello stesso e poi appicca il fuoco al mulino. Alfred Machin dirige un corto drammaturgicamente molto potente in cui viene plasticamente rappresentata violenza, grettezza e senso della vendetta. Immagini molto efficaci specie nella parte finale, con l’incendio rappresentato come decisivo atto catartico in inquadrature molto suggestive. Notevole.