Chiamami col tuo nome - Film (2017)

Chiamami col tuo nome
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MMJ Davinotti jr
Anno: 2017
Genere: drammatico (colore)
Note: Ala "Call Me by Your Name". Soggetto dal romanzo omonimo dello scrittore statunitense André Aciman, pubblicato nel 2007. Sceneggiatura di James Ivory.
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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Buon lavoro di Guadagnino che, assunto inizialmente come consulente per le location del film (il lavoro sulle stesse resta esemplare), viene promosso alla regia per sfruttare una sceneggiatura di qualità (premiata poi con l'Oscar) scritta da James Ivory a partire dal romanzo omonimo di André Aciman. Storia di un amore omosessuale nell'estate del 1983 in un'Italia del Nord lussureggiante, verdissima. In una villa di campagna un professore ospita come ogni anno uno studente straniero (americano, in questo caso) impegnato nella tesi di dottorato. Quest'ultimo, Oliver (Hammer), è un ragazzone biondo particolarmente sveglio e intelligente; tanto che Elio (Chalamet), il...Leggi tutto figlio adolescente del professore, riservato e di temperamento artistico, ne viene attratto pur non sospettando inizialmente di poter essere gay. Tutta la prima parte, con la scoperta di un'inattesa sessualità bivalente (Elio sembra comunque attratto anche dalle ragazze) è condotta con grande delicatezza e interpretata molto bene dal protagonista, insieme spaesato, ribelle e preda degli irritanti atteggiamenti tipici della sua età. Attraverso una raffinata combinazione di musiche, ambientazioni e riprese che sanno talvolta lasciare il segno senza mai strafare, Guadagnino coglie nel segno pur percorrendo vie già ampiamente sperimentate (Visconti, Bertolucci...). Il mondo nuovo che Elio scopre all'interno di quello stesso che così poche attrattive sembrava riservargli è il segno di una progressiva apertura mentale da vivere immerso con Oliver nella natura circostante. Bach suonato al pianoforte, qualche rispostaccia come estrema difesa da un'attrazione che spaventa, gli incontri a due che si fanno via via più intimi, le difficoltà di una dichiarazione che non può arrivare con semplicità in una società che nei primi Ottanta forse ancora non accetta di affrontare il rapporto tra uomo e uomo con la necessaria maturità. Del sentimento ha contezza prima di tutti un'amica di Elio, che quando Oliver si lancia in pista a ballare con una ragazza baciandola avverte nel ragazzo rimasto a guardarli la gelosia. Ma è lui stesso a non capire ancora; come reazione si rifugia appartandosi con Marzia, le dà appuntamento per la sera successiva nello stesso posto, ma il giorno dopo ha una visita archeologica con il padre e Oliver che lo farà ritardare portandolo a capire cosa gli stia accadendo. E' nella seconda parte che il film cede invece alla sfacciataggine, esplicita i sottintesi e si fa meno interessante, arrivando in più occasioni ad affondare nelle sabbie mobili del superfluo e lambendo pericolosamente il baratro del ridicolo (la lunga scena con la pesca "anatomica"); come non ci fosse quasi più nulla da dire o su cui riflettere si arriva così a un finale dove il confronto col padre ritrova in un attimo le vette migliori (bravissimo Stuhlbarg). La mirabile chiusura - mentre scorrono i titoli di coda – è sull'espressione più sofferta e significativa del suo protagonista. A volte fin troppo didascalico (anche nell'utilizzo dei brani pop di un decennio che si prova forzatamente a rievocare con i commenti alla cronaca, da Craxi alla morte di Buñuel) il film è però centrato in tutte le interpretazioni, evocativo nella sua solarità rigogliosa, piacevole da seguire, confezionato con grande cura.

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 2/01/18 DAL BENEMERITO MANRICO POI DAVINOTTATO IL GIORNO 9/07/18
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Belfagor 25/03/18 11:55 - 2689 commenti

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Nella sonnolenta estate si desta il desiderio di un adolescente grazie a uno studente americano ospite della famiglia. Al netto di una buona interpretazione dell'efebico Chamelet e di alcuni momenti suggestivi, non si comprende l'esaltazione ricevuta dalla critica: la sceneggiatura di Ivory è inutilmente spalmata su due ore, la ricerca della delicatezza e dell'evanescenza spesso cade nel lezioso e l'Italia degli anni '80 è il mero sfondo di un film che di italiano ha ben poco. Il finale ricorda un certo trailer di Uccelli d'Italia.

Pigro 26/03/18 09:45 - 9623 commenti

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Classico plot dove l’educazione sentimentale di un ragazzo gay si forma tipicamente nel tempo extraquotidiano delle vacanze e grazie all’avvento di uno straniero bellissimo: un’Italia lussureggiante e patinata sono lo sfondo di questo amore ultra-romantico. La sceneggiatura entra bene nella psicologia dell’adolescente, lasciando abbozzati gli altri personaggi, mentre la regia ha ottimo senso estetico ma non si accorge di lungaggini e pedanterie. Grande attenzione alla ‘verità’ dei sentimenti, ma anche attenzione a non 'turbare' troppo.

Fedeerra 30/01/18 11:23 - 770 commenti

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Un film sul cui presuntuoso involucro si affacciano personaggi dalle banali caratterizzazioni. Affabula forse la furbetta regia di Guadagnino, che però fagocita la sua opera in ambiziosi rendez-vous d'autore e polverosi feticismi da cinema queer. L'amour fou italico, tanto acclamato nel mondo, risplende di compiaciuta vanità ma non riesce ad accecare.

Manrico 2/01/18 14:24 - 95 commenti

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Su una sceneggiatura di James Ivory dal romanzo omonimo di André Aciman, Guadagnino racconta qui l'educazione sentimentale di un ragazzo nella pigra estate padana anni Ottanta. Un allievo del padre professore universitario, giunto alla villa, scatenerà nel giovane una passione travolgente. Nonostante la bravura degli attori e una certa delicatezza di fondo, una "bertolucciata" didascalica e senza troppo mordente. Il tentativo di raccontare l'Italia del craxismo resta ornamentale e inutile.

Daniela 12/01/18 01:39 - 12606 commenti

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Durante un'estate nella campagna lombarda, il diciassettenne Elio si innamora ricambiato di uno studente americano ospite del padre professore universitario... Sulla scorta dell'adattamento di Ivory, il regista racconta la relazione fra due giovani come storia di corpi che si attraggono, si esplorano, si compenetrano, in una sorta di tempo sospeso in cui gli elementi esterni, famiglia compresa, incidono poco. Narrazione delicatamente audace, non priva di momenti toccanti, ma l'evanescenza di fondo non giustifica la massa di lodi e premi che il film sta raccogliendo in mezzo mondo.
MEMORABILE: Il discorso con cui il padre di Elio (interpretato da Stuhlbarg) fa capire al ragazzo di comprendere il suo dolore più di quanto lui creda

Lucius 8/03/18 11:23 - 3015 commenti

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Il tocco di Ivory è tangibile e dà quel quid in più al film. Una storia d'amore struggente e mai stucchevole, ambientata nella pianura padana, resa ancora più emozionale dall'interpretazione eccellente di Timothée Chalamet. "Chiamami col tuo nome" parla di amore a prima vista, quello tra un uomo e un ragazzo incontratisi in una realtà quasi sospesa dal tempo, nel verde di una campagna apparentemente silenziosa. La storia, aperta a un sequel, commuove ed emoziona, nel suo cadenzato ritmo.

Lou 28/01/18 01:41 - 1119 commenti

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Primi Anni Ottanta, la famiglia di un professore universitario ebreo ospita nella casa di vacanze nella campagna padana un dottorando americano, col quale il figlio diciassettenne consuma una travolgente storia d'amore. Il pregio del film, di fronte a una storia tanto potenzialmente scandalosa, è la naturalezza dell'approccio, che trova il culmine nel potente e rivoluzionario discorso del padre nel finale. Atmosfere languide e libero edonismo, che richiamano lo stile di Bertolucci, per un film di formazione sentimentale lento ma raffinato.

Gabrius79 7/03/18 21:54 - 1420 commenti

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Luca Guadagnino dirige questo film a tratti un po' lento ma di una certa efficacia che racconta la passione tra due ragazzi. Ambientazione padana negli anni '80 riuscitissima, anche con musiche indovinate. La storia a volte vira sul pruriginoso, a volte vi sono alcuni momenti toccanti ma si lascia seguire. Probabilmente molto sopravvalutato, ma vale la pena vederlo una volta. Prove attoriali piuttosto buone.

Thedude94 30/01/18 02:28 - 1084 commenti

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Guadagnino mette in scena una storia ambientata in pieni Anni 80, d'estate, in Italia e in una villa sensuale ed elegante, con una classe che oggi è difficile trovare nel cinema, soprattutto nostrano. Chalamet e Hammer sono fantastici e rendono le scene più difficili da girare di una facilità quasi disarmante, facendo immergere lo spettatore nei loro sentimenti più profondi e nelle passioni. Insomma, un film sull'amore puro, che non ha paura di dire ciò che è reale e di mettere in mostra un tipo di cultura fondamentale per il progresso umano.

Xamini 30/01/18 23:45 - 1244 commenti

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Che tatto! Che eleganza! Che pathos! Intenso e delicato, girato a meraviglia, musiche eccezionali, un Timothée Chalamet altero e perfetto nel ruolo. E sullo sfondo, non gli anni '80 dell'immaginario stereotipato (Stranger Things, anyone?) ma quelli della calda e pigra Pianura Padana, che paiono sospesi, da qualche parte, in un angolo della nostra memoria. Che possa vincere o meno agli Oscar 2018, Guadagnino centra il bersaglio e parla la lingua universale dell'amore e della poesia.
MEMORABILE: La tregua; il "momento Battiato"; il "titolo"; il finale

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Belgazzara 1/02/18 01:42 - 27 commenti

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Preziosa gemma di cinema dove sentimento e sensualità si rincorrono in un percorso incerto inaspettato ma profondissimo, com'è proprio delle storie d'amore meno convenzionali. Elementi estetizzanti azzeccati e sempre funzionali alla storia (l'ambientazione estiva in una Padania anni '80 che chi l'ha vissuta la sente ancora sulla pelle, i corpi spesso seminudi che si annusano e si calamitano), manifesto culturale di altissimo valore etico (culminante nel monumentale discorso-chiosa del padre), attori tutti con lode. Bertolucci+Ozon al quadrato.
MEMORABILE: L'amplesso di Elio con la pesca; Il discorso finale del padre.

Nancy 8/02/18 11:46 - 774 commenti

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La scoperta dell’identità sessuale di un adolescente, un tema spesso ripreso più volte dai film a tematica gay, viene riproposto anche in questo di Guadagnino. Un nord Italia anni 80 con pochi italiani fa da sfondo alla storia di Elio, magro ragazzino ebreo francese preda di turbe ormonali che lo accompagnano per tutto il film. Particolare il fatto che la storia gay non abbia antagonisti, cosa che rende ancora più inspiegabile il pudore del regista, che pudicamente mai mostra la passione. Poteva essere più coraggioso. Bravi gli attori su tutto.
MEMORABILE: La scena della pesca.

Beffardo57 18/02/18 22:19 - 262 commenti

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Romanzo di formazione, con espliciti e insistiti riferimenti a immagini, luoghi e atmosfere di alcune opere di Bernardo Bertolucci. La sceneggiatura è di James Ivory e quindi non sorprende il tema della scoperta della propria (omo)sessualità, già ampiamente trattato in Maurice. Ritmo pacato, quasi lento, splendida fotografia, ambienti fascinosi, accurata ricerca su arredi e oggetti di modernariato (impeccabile il parco auto d'epoca). Gli attori, non noti al grande pubblico, sono tutti adeguati al ruolo che interpretano convincentemente.

Ryo 31/03/18 02:45 - 2169 commenti

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Una passionale e travolgente storia d'amore di rara bellezza cinematografica. Niente cliché, nessuna struttura già collaudata del genere a farla da padrone, ma solo e puramente il realismo nel raccontare le emozioni del protagonista, un eccelso Timothée Chalamet, giovanissimo ma dotato di un talento sopraffino, guidato da una regia onesta e generosa che gestisce in maniera ottima le ansie, le paure, le attese, i silenzi, la passione. Anni 80 ricreati alla perfezione, con i dettagli che riportano nostalgicamente la mente a quegli anni.
MEMORABILE: La scena della pesca, disgustosa ma memorabile; Il monologo finale del padre.

Rebis 1/04/18 12:20 - 2331 commenti

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L'aspetto più interessante è che l'attrazione tra Elio e Oliver non conduce ad una ridefinizione dell'identità di genere, ma ad una iniziazione alla vita - ragione di un così ampio consenso di pubblico. Dentro la scrittura ponderata di Ivory, Guadagnino trova una sobrietà che altrimenti non gli apparterrebbe, pur con qualche gustoso sconfinamento nel pecoreccio (la pesca: trash sublime) e nel simbolismo. Bravissimo Chalamet e intrigante - pur nella sua inverosimiglianza - la figura del padre. Riaffiora indiscreto nei giorni a seguire, spingendo più a leggere il libro che a rivedere il film.

Capannelle 22/05/18 21:46 - 4394 commenti

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Da apprezzare l'ambientazione in vari luoghi del nord Italia, asciutta e non da cartolina per compiacere un certo pubblico. Anche la prova di Chalamet è degna di nota ed è quasi stoico nel sobbarcarsi un filmone di oltre due ore che più volte ti fa guardare la lancetta, segno poco rassicurante nel giudizio complessivo. Sarebbe sbagliato snobbare le molte critiche positive ricevute, non si può accusarlo di banalità ma le corde del coinvolgimento e dell'ammirazione non sembrano toccate più di tanto.

Deepred89 4/08/18 02:27 - 3701 commenti

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Coming of age in salsa gay ben girato ma piuttosto fiacco e calligrafico, piacevole alla vista ma parco di vere emozioni. L'intreccio sentimentale funziona (col film che si intensifica quando il bel nuovo arrivato passa dall'essere desiderato a desiderare), ciò che sta intorno (le amicizie, il tentativo etero, la famiglia) un po' meno, ma l'unica vera caduta si ha nell'orrida scena della pesca, erotismo il cui gusto si situa a metà tra la torta di American pie e lo yogurt di Bloody psycho. Film nel complesso riuscito, ma due ore sono troppe.

Galbo 21/06/18 05:40 - 12372 commenti

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Nel racconto dell'educazione sentimentale di un giovane italo americano si riconosce il "tocco" dello sceneggiatore, il regista James Ivory. L'approccio tenue e delicato ma personale alla psicologia dei personaggi e il carattere quasi sospeso nel tempo e nello spazio della vicenda, ambientata in Italia negli anni '80, rievocati come un eden come da narrazione favolistica italica. Il regista regala immagini suggestive, utilizzando in modo ottimale il commento musicale. Di ottimo livello la prestazione degli attori.

Paulaster 24/07/18 09:58 - 4375 commenti

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Giovane ebreo passerà un'estate con uno studente americano. L'inizio promettente ricrea le atmosfere estive anni 80 con le prime turbe di un ispirato Chalamet. Nella fase del rapporto il film diviene retorico senza coinvolgere a livello emotivo (più convincente nei momenti con le ragazze anche per l'impalpabilità di Hammer). Alla fine ci si aspetta solo che i due si diano l'addio, anche se l'ultima scena rende giustizia ai sentimenti. Forse se Ivory, oltre che sceneggiare, avesse diretto, sarebbe stato meglio.
MEMORABILE: La ragazza che balla in stile new wave; Il protagonista che si scansa dopo il primo contatto sulla spalla.

Girasud 5/09/18 13:16 - 1 commenti

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Un sincero, fine, delicato e profondo ritratto della giovinezza, delle sue incertezze e paure, delle sue verità. Un film sull'amore e sulla a-sessualità dello stesso. Guadagnino non racconta una storia gay ma racconta la storia di tutti. Chiunque si può innamorare e l'amore non ha sesso. Il film dà fastidio a chi non accetta tale visione della vita e preferisce la repressione. Da vedere.
MEMORABILE: "Chiamami con il tuo nome e io ti chiamerò col mio".

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Ira72 26/09/18 14:08 - 1305 commenti

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Lavoro estremamente curato e delicato. Atmosfere soleggiate e ricercate, fotografia impeccabile, colonna sonora centrata. Bravo Hammer, strepitoso Chalamet (soprattutto nel sostenere la scena finale) che ci fa rivivere ogni piccolo e irrequieto dettaglio adolescenziale. Una passione fugace narrata con dolcezza in un crescendo emozionale. Però. Qualcosa stona, togliendo credibilità all'insieme. Forse la famiglia, un po' troppo da Mulino Bianco, o la perfezione armoniosa che permea l'intera pellicola. Il troppo che stroppia.

Giùan 20/09/18 10:32 - 4528 commenti

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Ha l'indubbia virtù di crescere alla distanza acquisendo una sua originale sincerità. Se infatti l'"ingresso" del film è piuttosto orticante col suo cotè scenografico ricercato e il suo milieu sociale ostentatamente alto/borghese (papi e mami esasperantemente comme il faut), l'iniziazione sentimentale di Elio, l'attrazione per con e di Oliver si concretizzano in un crescendo proustiano (o più "modestamente" ivoryano), mimetico e felicemente letterario. Ispirata la regia di Guadagnino, anticonvenzionale la resa dei mitici '80, arditi Hammer e Chalamet.
MEMORABILE: Radio Varsavia

Bubobubo 28/09/18 13:59 - 1847 commenti

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Difficile dimenticare cosa ha fatto Guadagnino prima di ascendere ai favori della critica. Una vaga sensazione di mestiere impregna anche la realizzazione di questa raffinata avventura d'amore omosessuale, dal discreto psicologismo e dalle belle ambientazioni (la periferia lombarda dell'Italia a prima trazione craxiana). Non si nega alcunché alla bravura tecnica del regista, né alle sue intuizioni formali, ma tutto è talmente al suo posto che a un certo punto il tarlo del dubbio comincia a farsi largo.
MEMORABILE: Elio, Oliver e la mela; Il finale.

Nando 1/10/18 22:46 - 3806 commenti

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Narrazione favolistica ambientata nel nord italico degli anni 80 in cui si assiste alla pulsione amorosa tra un efebico 17enne e un aitante studente americano. Ottime ambientazioni, con corretto commento musicale, appropriati gli interpreti ma è tutto il contesto ad apparire costruito e poco attinente alla realtà. Forse da apprezzare il discorso finale dell'illuminato genitore, anche lui presumibilmente colpito a suo tempo da un certo fuoco. Sopravvalutato ma nel complesso accettabile, forse con qualche lungaggine di troppo.

Magi94 4/10/18 23:25 - 944 commenti

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Bellissimo film sentimentale basato sulla storia tra un adolescente e un giovane studioso americano. Non dice nulla di eclatante, ma tutto ciò che racconta lo racconta con tale semplicità e realtà da far riflettere e scoprire, che sia corteggiamento, sentimento o sesso. L'Italia mostrata è sì da cartolina, ma allo stesso tempo del tutto vera, con l'atmosfera del cremasco riprodotta alla perfezione. Non vi è traccia di qualsiasi sentimento negativo, il che non è per forza un difetto, se non forse nei genitori che quasi non paiono tali.

Myvincent 16/10/18 08:55 - 3722 commenti

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Difficilmente si trovano film e storie sull'omosessualità come "fenomeno" da non contrapporre a tutto il resto e come continuum naturale dell'esistenza umana. Guadagnino fa questo, regalandoci una vicenda in fondo semplice, mai pruriginosa e volgare, con personaggi straordinari nel loro essere comprensivi (come i genitori di Elio), ricca di paesaggi e sfondi in cui evidente è il debito ai grandi cineasti, in primis Bernardo Bertolucci. Bravissimo Thimotee Chalamet nel ruolo del giovane-uomo protagonista.

Domino86 12/11/18 12:12 - 607 commenti

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Siamo nell'Italia del passato (anche se poi non troppo lontano), in cui una famiglia ospita un giovane studente che porterà sicuramente scompiglio, in positivo o in negativo. Due giovani differenti ma con qualcosa di ben definito in comune devono avere a che fare l'uno con l'altro forzatamente, ma poi questa condizione cambia. Una pellicola che alterna momenti delicati ad altri forti e impetuosi.

Xabaras 19/01/19 21:00 - 210 commenti

I gusti di Xabaras

"Tutta l'arte è perfettamente inutile" scriveva Wilde, o ancora peggio, "rifugiarsi nell'arte è da imbecilli" annotava Roquentin nel suo disperato diario. La vita di Elio è invece pervasa da essa e prende il sopravvento sulla sua sessualità. L'amor fou omosessuale sa comunque essere raccontato con tatto e si distanzia dagli eccessi di certo cinema odierno. Spiace però dirlo ma sorge il dubbio che Guadagnino abbia voluto destinare il film a un pubblico omosex: la visione del mondo femminile che dà è volutamente appannata se non addirittura misogina.

Hackett 30/03/20 12:22 - 1865 commenti

I gusti di Hackett

La raffinatezza della scrittura di Ivory ben si sposa con l'estro visivo e il garbo estetico di Guadagnino dando vita a una storia di amore e crescita sentimentale nella quale un giovane scopre e abbraccia la propria omosessualità grazie all'incontro con uno studente ospite della sua famiglia. Ottimamente girato, il film si avvale di una ricostruzione storica (anni '80) più che accurata e di un cast molto valido. Struggente il personaggio del padre che ci regala, verso il finale, un monologo memorabile.

Caesars 15/10/20 13:53 - 3773 commenti

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Guadagnino dimostra di saper dirigere bene, ottenendo una buona (quando non buonissima) prova dai suoi attori e confezionando il prodotto in modo elegante. Il film però sconta alcune lungaggini eccessive, soprattutto nella seconda parte, nonché alcune scene che, se fossero state più allusive, sarebbero risultate più efficaci. Pare un po' eccessivo l'entusiasmo con cui la critica mondiale ha accolto la pellicola, pur realizzata con grande tecnica, in quanto la trama non racconta molto di nuovo, anche se l'ambientazione anni '80 la rende più interessante. Bella l'inquadratura finale.

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Enzus79 29/03/21 17:43 - 2864 commenti

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Tratto dall'omonimo romanzo. Storia piatta, niente di eccezionale che lasci spiazzati. Il tutto però viene affrontato in modo soft, senza cadere nell'eccesso. Si sfiora la noia grazie ai ritmi non altissimi e alle dinamiche non proprio lineari. Sopravvalutato? Forse no, ma per rimanere soddisfatti ci vuole ben altro. Colonna sonora mediocre, non coinvolge.

Schramm 12/04/21 12:07 - 3490 commenti

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Se anche non ci venisse esplicitato, si subodora lontano continenti che c'è Ivory col suo assessorato al calligrafismo a sovrintenderne la regia che pavona e sorniona stucca tutto quel che si muove e fa di tutto per essergli correligionaria intonando "E la chiamano estate". Apologia del gattamorteggiare, egemonia dell'anima bella, tirannide del politicamente correttissimo (alla voce tutta compatimento "anche i gay hanno un cuore"), provolona autorialità a velo, sudditanza del paesaggismo spinto. E tra narcosi e orticaria, monta la nostalgia per Muccino, Veronesi e Virzì. Detto tutto.
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  • Discussione Raremirko • 4/10/20 22:18
    Call center Davinotti - 3862 interventi
    Il miglior film di Guadagnino assieme a Io sono l'amore; un pò Brass, un pò Bertolucci, confezione molto curata, coraggio nel mettere ins cene un amore omosessaule; finale molto intenso.

    Tripletta di attori formidabile, spicca magari il pacato Michael Stuhlbarg, irriconoscibile con la barba (e misteriosamente manca la Swinton!).

    La mano di Ivory c'è e si sente.

  • Discussione Caesars • 15/10/20 10:42
    Scrivano - 16796 interventi
    Il lavoro di ricostruzione storica del 1983 è davvero accuratissimo, per questo mi sorprendono 2 cose:

    1) In una scena si vedono benissimo alcune lattine di caffè Illy. Non pensavo che potessero essere in commercio nel 1983, ed infatti leggo che sono state introdotte sul mercato nel 1990 (marchettone????)

    2) Alla fine il protagonista americano parte da Clusone (e scopro che questa stazione non era più attiva dal 1967, ma va beh...) e piglia un Espresso per Milano Centrale. Ebbene il treno, come viene annunciato dal megafono, fa le seguenti fermate: Ponte Selva, Vertova, Borgo Palazzo, Bergamo, Stezzano, Dalmine, Treviglio Ovest, Cassano d'Adda, Vignate, Pioltello Limito, Milano Lambrate, Milano Centrale. Sincermente (ma potrei sbagliare) non credo che un Espresso per Milano potesse fare tutte quelle fermate (compreso Clusone).

    Ecco queste due cose mi hanno molto colpito, proprio perché in un contesto di ricostruzione storica molto ben fatta.

     

  • Curiosità Caesars • 15/10/20 11:48
    Scrivano - 16796 interventi
    In una scena si intravvedono ben tre locandine di film:

    [img size=424]https://www.davinotti.com/images/fbfiles/images54/chiamo1.jpg[/img]

    Si tratta di La cosa (A, 1982), Tootsie (B, 1982) e, come ha scoperto Rebis, Miriam si sveglia a mezzanotte (C, 1983):

    [img size=424]https://www.davinotti.com/images/fbfiles/images54/chiamo3.jpg[/img]

    Ecco l'ultima, sulla destra:

    [img size=424]https://www.davinotti.com/images/fbfiles/images54/chiamo2.jpg[/img]
  • Curiosità Caesars • 15/10/20 12:13
    Scrivano - 16796 interventi
    Il Corriere della sera che legge il papà di Elio verso fine film, è quello di Sabato 13 agosto 1983. Infatti in tale data il quotidiano riportava la notizia, che si può vedere nel fotogramma, relativa alla evasione di Gelli:

    [img size=424]https://www.davinotti.com/images/fbfiles/images54/chiamm1.jpg[/img]

    un ingrandimento del titolo del quotidiano e - sotto - data e titolo del Corriere che riportava la notizia:

    [img size=424]https://www.davinotti.com/images/fbfiles/images54/chiamm1b.jpg[/img]
  • Discussione Zender • 15/10/20 14:14
    Capo scrivano - 47698 interventi
    Una curiosità con fg al giorno però Caesars, non di più. Come sempre.
  • Discussione Caesars • 15/10/20 15:59
    Scrivano - 16796 interventi
    Scusa Zendy, non ricordavo.
    (posso usare la scusa dell'eta?...)
  • Discussione Zender • 15/10/20 16:57
    Capo scrivano - 47698 interventi
    No, quella la usa già Legnani :)
  • Discussione Schramm • 3/03/21 19:50
    Scrivano - 7693 interventi
    Caesars ebbe a dire:
    Il lavoro di ricostruzione storica del 1983 è davvero accuratissimo, per questo mi sorprendono 2 cose:
    se non sono diventato dislessico o mi sono perso qualcosa in fatto di possibili ellissi temporali nella narrazione (mancanza possibilissima, niente di più astronomicamente distante, per senso estetico e contenuti, dal mio gusto e interesse), l'estate in cui ha luogo il film è, come indicata da didascalia, quella del 1981. in tal senso le curiosità riportate sulla sezione apposita circa le locandine e la datazione del corriere sono curiosi anacronismi che fanno stacco col "verismo" cronologico. a questi aggiungo un altro duplice scarto: anche radio varsavia, da elio ascoltata mentre si balocca con l'albicocca, è di un anno e mezzo dopo (l'arca di noè uscì alla fine del 1982), e così anche il brano words di f.r. david, mentre paris latino (che udiamo mentre giocano a tennis o pallavolo) è del 1983.
    stesso dicasi per il giornalino per ragazzi più che vediamo appeso all'ingresso dell'edicola, la cui prima uscita risale al 1982.

    come che sia sono con rebis: due angurie grosse così.
    Ultima modifica: 4/03/21 12:40 da Schramm
  • Discussione Mauro • 28/04/22 18:26
    Disoccupato - 11903 interventi
    André Aciman, lo scrittore autore del romanzo dal quale è ispirato ilo film, ha recitato in un piccolo ruolo, quello di Mounir, amico gay del padre del protagonista del film.

    Da aggiungere al cast
  • Discussione Zender • 28/04/22 18:37
    Capo scrivano - 47698 interventi
    C'è già, Mauro...