Gomorra - La serie (Stagione 3) - Serie TV (2017)

Come tutte le serie di buon livello che alls stagione "x" giungono a un punto di stanca, così è per Gomorra, che si arena giunto alla terza. Eccezion fatta per il terzo episodio, bellissimo per quanto passa sopra la logica del tempi e delle reazioni, tutto è prevedibile, compresa la graduale, mattanza finale dei cosiddetti eccellenti che promette una quarta stagione tutta nuova. Tutto il resto è mestiere, non certo arte o innovazione. E certo è che, per la prima volta nella serie, ci si annoia spesso.

Confezione al solito di alto livello, ma i dialoghi presi di peso da Romanzo criminale e Pulp fiction (tra l'altro non esattamente perle segrete nel genere) denunciano la difficoltà degli sceneggiatori, che devono districarsi tra nuovi personaggi di livello altalenante (bene il giovane Sangue Blu, meno convincente il pariolino Valerio) mentre i protagonisti storici sviluppano nuovi e inediti rapporti fra loro. Apprezzabile una maggiore attenzione al "mondo di mezzo", ma insistendo ci si avvia ormai al feuilletton a cadenza biennale.

Una stagione che si prende i suoi tempi, che non poggia unicamente l'attenzione sulle scorribande mafiose ma che si sofferma tantissimo sui personaggi, sulle loro scelte e sulle loro aspirazioni. La vicenda si sposta a Napoli e l'introduzione di nuovi volti dona freschezza, ma sono i "vecchi attori" a donare una performance memorabile con un Marco D'Amore che tocca vette di inaudita grandezza. Una stagione inferiore fino al decimo episodio che poi prende il volo con un finale indimenticabile e vette mai raggiunte da nessuno, nella serialità italiana.

La grande attesa è stata colmata con un prodotto indubbiamente di qualità ma sicuramente minore rispetto agli altri due. Dieci puntate di schermaglie, che all'inizio avevano fatto pensare in meglio, conducono al botto finale in parte previsto. L'efferatezza, talvolta, viene meno e l'attesa snerva. I due super protagonisti sono sempre di livello, ben coadiuvati da resto del cast.

Si iniziano a vedere i primi scricchiolii e segnali di stanchezza nella sceneggiatura. La qualità si mantiene comunque buona grazie ad un consolidato team tecnico e registico, ma la storia ed i suoi sviluppi sono per lo più prevedibili, presunti colpi di scena compresi. Un discorso a parte meritano però gli ultimi due episodi che sono strepitosi e servono un gran finale di stagione. Il personaggio più interessante è quello di Patrizia di cui non si capiscono fino alla fine le vere intenzioni. Spettacolo più che gradevole che pur con qualche pausa e lungaggine non annoia mai.

Deludente oltremisura, questa terza stagione letteralmente sparisce se confrontata con le precedenti. La produzione questa volta sbaglia tutto quello che c'è da sbagliare: dalla sceneggiatura a tratti poco spiegabile ai nuovi personaggi, pallide ombre rispetto ai giganti del passato ma soprattutto per quel taglio introspettivo che nulla a che vedere con la serie esportata in tutto il mondo. In realtà l'errore più grosso è aver lasciato troppo spazio alla Comencini, regista che toglie fluidità e dinamismo alle immagini.

La stagione che segna i veri primi segni di stanchezza, più dal punto di vista di scrittura che non del piano rimasto invariato, del comparto tecnico e della bravura dei personaggi. Qui ne abbiamo alcuni che si presentano ambigui e tali ci restano sino all'ultima puntata. L'intero sviluppo della trama, in ogni caso, è sottotono rispetto alle prime due stagioni; è interessante il binomio lealtà tradimento ma qualcos'altro da aggiungere alle infinite scene di colloquio tra capi e membri non avrebbe di certo guastato.

Arrivata alla terza stagione anche questa serie va incontro a un calo fisiologico, dovuto non tanto alla qualità realizzativa (sempre alta, con punte di eccellenza per quel che riguarda regia e recitazione) quanto alla trama, che per forza di cose inizia a farsi un po' ripetitiva. Unica vera novità le location, che si spostano dalla periferia ai vicoli dei rioni popolari; il resto come detto sa di già visto. Comunque rimane una bella serie, scorrevole e dinamica nonostante la crudezza dei temi trattati. Sempre da vedere.

I pregi e difetti della seconda stagione si ritrovano anche nella terza serie di Gomorra. Permane l’alta qualità tecnica del prodotto: ambientazione, fotografia, scelta e prestazioni degli attori ne fanno una serie competitiva con le migliori produzioni internazionali. La storia invece (pur vivacizzata da una parentesi “bulgara”), tende a mostrare la corda, anche se riserva un poco prevedibile colpo di scena finale. Non male.

La terza stagione di Gomorra è forse un po' inferiore alle due precedenti. Ma mantiene l'aura di grande cinema che le caratterizzava. Una generazione di guaglioni che si presenta prepotentemente sulla scena della malavita napoletana, per conquistare il centro dei confederati. Un aliare di motorini e di vite nelle viuzze di Forcella. Le stesse vite che, in un attimo, possono guizzare via. Grande capacità filmica dei registi, attori eccellenti (sugli scudi D'Amore e Donadio). Straordinario l'episodio in Bulgaria.

Si confermano ambientazioni suggestive nel proprio degrado e un'ottima fotografia. Ancora più marcato il taglio che si vuole dare con questa nuova sceneggiatura, che ha punti di forza e altri meno. L'intento è, senz'altro, quello di dare sempre più spazio alla personalità dei protagonisti, al loro vissuto e ai turbamenti che ne conseguono. E questo è apprezzabile. Tuttavia va detto che le prime nove puntate hanno un ritmo piuttosto lento. Ritmo, comunque, ampiamente riscattato dalle ultime tre, in cui i tanti non detti e alcune intuizioni esplodono in un tripudio di emozioni.

Spremuto il limone fino all'ultima goccia, ne resta la scorza, con la quale ricavare un emolliente e dissetante canarino e poter continuare a cantare “tu Napule senza core” - non che Roma e Sofia (la parentesi più radioattiva e umorvitreale del lotto) siano romanticone. Adagiatasi sulla sicurezza di una meccanica maniera e da somma creazione ormai declassata a onesto prodotto, la serie si fa più ariosa e pudica, meno cruenta e scabrosa, restando spietata il giusto. Pur ondivaga e avara di nuovi tragitriggers di savastaniano spessore, riserva una scelta narrativa finale coraggiosa.

In questa terza stagione l'azione si sposta da Secondigliano al centro di Napoli. Quello che non cambia sono le dinamiche, che vedono sempre le famiglie scontrarsi fra loro senza esclusione di colpi. La mattanza è assicurata a partire dalla primissima puntata sino ad arrivare a un finale che va in crescendo. Vecchi e nuovi personaggi si alternano in un susseguirsi di colpi di scena, anche se è evidente che da un punto di vista narrativo la serie ha perso qualcosa della freschezza che aveva all'inizio. Il livello comunque rimane più che buono nonostante i tanti cambiamenti.