L'apparentemente demenziale titolo italiano è in fondo una semplificazione in forma di equivalenza di quello originale, che sintetizza il pensiero dell'ispettore Carmona (Pérez) al momento del ritrovamento del cadavere della bella Caroline (Shirriff): perché una delle scarpe della giovane si trova a sette passi dal balcone da cui si è gettata? Quale suicida si toglierebbe mai una scarpa prima di lanciarsi nel vuoto? Da qui la prevedibile domanda su cui centrare le indagini: chi l'ha uccisa? Caroline poi, caduta dai piani alti d'un albergo davanti agli occhi dell'ex poliziotto Harold Shilman (Mitchum) che stava telefonando in strada da una cabina, era proprio...Leggi tutto colei che quest'ultimo stava cercando e con la quale aveva da poco parlato. Detto che l'ispettore è una macchietta cui un Pérez decisamente sopra le righe dà il colpo di grazia, per risolvere il caso non resta che affidarsi proprio al buon Shilman, ingaggiato poco prima dal marito (Ferrer) della defunta appunto per ritrovarla. Messosi in caccia insieme a una ex (?) prostituta agganciata al bar (Dickinson), Shilman non aveva faticato molto a rintracciare la donna scomparsa (siamo sempre a San Francisco), ma la sua morte aprirà un altro tipo di ricerca. Whodunit in forma di noir, un Mitchum in modalità Marlowe con tanto di sua voce fuori campo a commentare il progredire dell'azione; il tv movie di William Hale segue un po' l'incedere compassato del protagonista: decisamente invecchiato, del tutto improbabile come amante di una Dickinson ancora focosa, Mitchum si affida alla discreta sceneggiatura di Felix Culver (ricavata da un romanzo di Eric Bercovici) per infilare qualche buon dialogo e far valere il mestiere. Si capisce come l'intreccio giallo sia studiato, ma la realizzazione televisiva inevitabilmente lo banalizza chiudendo con un finale affrettato cui manca ogni tipo di suspense. La Dickinson, all'epoca cinquantenne, mantiene il suo appeal seducente, ma il suo personaggio sembra soprattutto un contorno necessario per dare un minimo di spessore a un Mitchum simpaticamente autoironico, cui un po' di verve in più non avrebbe tuttavia guastato. Mel Ferrer si ritaglia un ruolo secondario, da ricco committente in crisi con il suo casinò, pronto a sottolineare – già durante il primo incontro – il poco felice stato di Harold, assunto perché abile ma con freschi trascorsi da tentato suicida ubriacone. Un tv-movie onesto, diretto con scarsa grinta ma forte della personalità di un cast di lusso che permette di godersi la storia senza troppi rimpianti.