Giuditta e Oloferne - Film (1958)

Ennesima ripresa dell'episodio biblico contenuto nel "libro di Giuditta", narra la vicenda di un bella donna (appunto Giuditta, qui interpretata da Isabelle Corey) che per amore di Dio e del suo popolo ebraico seduce e uccide Oloferne (Massimo Girotti) per scongiurare l'assedio dell'esercito assiro. La vicenda che per secoli ha scaldato i cuori degli artisti (Caravaggio in primis) e in tempi più recenti i cineasti, trova in questa trasposizione un certo "virtuosismo" dettato dalla moda del peplum Anni '50 e '60. Scorre via senza intoppi ma non colpisce.

Peplum abbastanza tipico del periodo in cui in maniera melodrammatica si narra la nota vicenda dell'ebraica Giuditta e del sovrano assiro Oloferne. Lo sviluppo narrativo è abbastanza lineare e a parte Massimo Girotti gli altri interpreti sono poco conosciuti. Nel complesso accettabile e soprattutto destinato a coloro che sono appassionati del genere. Discrete le ricostruzioni ambientali.

Il celebre episodio biblico della vedova ebrea che decapita l’invasore approda sullo schermo in sfolgorante versione peplum e con un clamoroso colpo di scena: Giuditta ama davvero Oloferne e il suo gesto sarà al termine di uno straziante tormento della coscienza. La narrazione non è malaccio, grazie anche a una sceneggiatura che, appunto, riserva variazioni curiose al mito, e grazie anche a Girotti, tirannico con sentimento. Il resto è b-movie di discreta fattura e si lascia vedere senza troppa sofferenza.

Oloferne attende la sua spada fatale come si attende un destino ineluttabile. Il suo sfogo con Giuditta è quello di un uomo tanto ricco e temibile quanto inesorabilmente solo. Il regista punta sulla storia d'amore fra il potente re assiro e la povera giudea, lontano dalla classica iconografia a cui ci aveva abituati ad esempio Artemisia Gentileschi. Peccato comunque per la messa in scena noiosa e piatta, sviluppata attorno a una storia che si racconta in due battute. Fra le comparse una giovanissima Daniela Rocca, appena ricnoscibile, fresca del suo titolo di miss Catania.