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Volti del cinema italiano nel cast VOLTI ITALIANI NEL CAST Volti del cinema italiano nel cast

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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Grossa produzione della Columbia Tristar con la Rai e Tele+, ricostruisce l'ultima parte della vita del bancarottiere Roberto Calvi (Omero Antonutti). I banchieri di Dio a cui fa riferimento il titolo sono principalmente lui e l'ambiguo Marcinkus (Rutger Hauer), che operano all'interno delle cosiddette banche cattoliche (Marcinkus poi era a capo dello IOR, la banca vaticana) in contrasto con la finanza laica. Il crack del Banco Ambrosiano (presieduto da Calvi) ha avuto retroscena che coinvolsero l'intera Italia "che conta", dalla mafia alla politica, dalla P2 ai faccendieri che sempre intersecano questo tipo di vicende. Un intero mondo "sotterraneo" esageratamente...Leggi tutto difficile da portare alla luce nelle due ore concesse dal film di Ferrara, bravo comunque a mettere in scena l'ansia crescente del banchiere trovato morto a Londra nel giugno del 1982. E bravo anche Omero Antonutti (che in UN EROE BORGHESE aveva interpretato Michele Sindona!), attore spesso sottovalutato e invece capace di una recitazione intensa che si sposa benissimo (anche fisicamente) con la figura di Calvi. Non è sempre facile seguire le trame e le sottotrame che compongono il reticolo sceneggiativo, ma l'aderenza alla realtà storica è aiutata dalla somiglianza dei caratteristi (vedere Craxi e Andreotti per credere), dalla precisione nelle ricostruzioni (il film è basato sugli atti ufficiali dell'inchiesta e chiarificato da frequenti didascalie) e dalla bravura degli interpreti (ma Camillo Milli che fa Licio Gelli è forse troppo...). L'impressione è che in ogni caso la complessità della vicenda abbia costretto gli autori a sorvolare su troppi particolari. Il film è dedicato a Volontè.

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TITOLO DAVINOTTATO NEL PASSATO (PRE-2006)
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Caesars 12/06/07 13:36 - 3773 commenti

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Opera d'impegno civile e politico che ripropone sugli schermi gli ultimi giorni di vita di Roberto Calvi, ottimamente interpretato da Omero Antonutti. Ferrara è regista che ci ha abituato a questo genere di cinema e l'intenzione è meritevole, meno purtroppo la realizzazione. Le ragioni probabilmente sono dovute alla complessità della vicenda che è difficile da riassumere in circa due ore di spettacolo cinematografico; così l'intreccio rimane difficle da seguire nella sua interezza. Comunque un film importante per ciò che dice, più di come lo dice.

Galbo 2/01/08 15:52 - 12372 commenti

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Ricostruzione della complessa vicenda di Roberto Calvi (e della sua misteriosa fine) e del Banco Ambrosiano. Film realizzato con indubbia professionalità da un regista che ha spesso affrontato (vedi Il caso Moro) le vicende della vita politica ed economica italiana. In questo caso però si ha l'impressione che Ferrara si sia limitato a svolgere diligentemente il compitino attraverso un'opera dal taglio tipicamente televisivo che non aiuta lo spettatore nella comprensione della vicenda.

Magnetti 6/01/10 11:30 - 1103 commenti

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Film di impronta televisiva che ha il coraggio di fare nomi e cognomi e affrontare uno degli scandali più eclatanti della nostra Repubblica. Il regista in questo va premiato dirigendo molto bene senza timori e attaccando anche e senza sconti la chiesa e le relative operazioni finanziarie. Calvi certo era colpevole, ma la morte non è mai stata "indagata" adeguatamente dalla magistratura e allora ecco che vengono svelati i retroscena dei movimenti politici e finanziari di chi lo ha sfruttato facendolo diventare il capro espiatorio. Interessante.

Stefania 27/09/10 23:59 - 1599 commenti

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Ha un certo spessore drammatico, una certa statura di tragico antieroe, questo Roberto Calvi, banchiere di Dio e di tanta altra gente, retrocesso da re a semplice pedina, da gallina delle uova d'oro a cavallo zoppo, strozzato dai sempre più complessi intrighi tra finanza cattolica, finanza laica, mafia e massoneria. Ricostruzione plausibile, abbastanza lineare, suffragata da circostanze storicamente accertate, del più grande scandalo finanziario-politico italiano. Pessimo il cast secondario, con un Giannini caricaturale e una Villoresi stonata ed esagitata.
MEMORABILE: La macabra simbologia massonica dello spudoratamente finto suicidio. Marcinkus che celebra, in Vaticano, la Messa di suffragio.

Trivex 28/09/10 13:57 - 1738 commenti

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Osservato da laico, senza alcun pregiudizio verso quella storia italiana, emerge un buon film ed una discreta, per quanto incerta, ricostruzione della vicenda. Il film non può essere fonte di verità, rispetto ad una questione con molti lati oscuri e con alcuni personaggi dall'anima non certo trasparente. La messa in pellicola consente di sostenere bene il clima, sempre più cupo, con la tensione che spesso diviene palpabile. Per quanto concerne le facili scomuniche, ricordo ai censori il carattere umano della Chiesa in terra. I cattivi sono ovunque!

Homesick 28/09/10 17:52 - 5737 commenti

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Per la complessità dei fatti inerenti il caso Calvi e le occulte, impenetrabili manovre di Vaticano, massoneria, politica, mafia e servizi segreti, il flusso narrativo è vorticoso e non di rado disorientante, ma grazie all’esperienza direzionale dello specialista Ferrara e all’impiego di attori appartenenti per lo più alla vecchia guardia si perviene ad un dossier accurato e audace cui non manca neppure il calore emotivo – propagato con l’ausilio delle musiche di Donaggio - avvertibile nelle precedenti opere del regista. Applausi ai caratteristi-sosia di Andreotti, Craxi, Forlani.

Tarabas 27/10/10 11:12 - 1878 commenti

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Ne scrive lo Stracult e non è necessariamente un bene. Il film vorrebbe raccontare gli ultimi anni di vita del banchiere Calvi, che da impiegato era diventato il padrone del Banco Ambrosiano, la principale banca privata italiana. Peccato che il cast sia impresentabile (a parte Antonutti), con menzione per Gassman che fa Pazienza e Giannini che fa Carboni, dicendo una battuta con l'accento sardo e l'altra no. Tragici i "sosia" e tragica anche la messa in scena da brutta fiction. La trama è, savasandir, oscura. Bancarottiero.

Nando 12/02/11 15:19 - 3806 commenti

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La spregiudicata carriera finanziaria di Calvi (sino al tragico ed arcinoto epilogo) narrata con stile asciutto e cronachistico senza orpelli di sorta. Il sottolineare la colpevolezza di alcuni apparati ecclesiastici rende la denuncia ficcante e veritiera. Cast di buon livello con un Antonutti in giusta evidenza.

Giùan 14/09/12 22:13 - 4528 commenti

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Fa una contagiosa, verace simpatia (e un po' anche commuove) vedere, a quasi 50 anni dal suo esordio, la adrenalinica facondia di Giuseppe Ferrara. Col tempo perde di senso ogni dibattito sulle questioni di etica e forma cinematografica e ci si abbandona, paradossalmente, al puro piacere della visione. Se la "maschera" del Divo Giulio o la sagoma di Wojtila sfioran la carnevalata, fa rabbrividire veder all'opera gli ilari, balordi, viscidi "faccendieri" Gassman e Giannini, mentre Antonutti, affilato e diffidente, ci restituisce un Uomo non più un Caso.
MEMORABILE: Il birignao emiliano piemontese della Villoresi; Hauer/Marcinkus sul campo da golf; Calvi/Antonutti che "frigna" a letto; La squallida pensione londinese.

Fauno 21/01/13 13:06 - 2206 commenti

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Prova lampante su come sia una grossa balla la storia che il potere deprime chi non ce l'ha. Certo che Calvi ha avuto una bella tempra a non crepare prima di ulcera gastrica perforata, vista la tensione e il logorio costante! Lasciando perdere i poteri occulti, diciamo che se in molti voglion tagliare un ramo secco, ecco che incaricano il gruppo che solo in apparenza sembra più estraneo ai giochi. Non arriva al top per le figure caricaturali date ai politici: Craxi non era così sfatto neppure ad Hammamet durante l'ultimo mese di vita...
MEMORABILE: "Miha siamo in Ameriha. Hui l'opinione publiha honta home il due di pihhe" (frase detta da un Venerabile Maestro residente a Castiglion Fibocchi).

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Nicola81 16/11/14 15:54 - 2831 commenti

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Chi non conosca almeno in parte le vicende rischia di capirci poco, ma era difficile sintetizzare in due ore un groviglio in cui furono coinvolti banchieri, bancarottieri, faccendieri, Vaticano, servizi segreti, massoneria, partiti politici e mafia. Risultati non all'altezza delle lodevoli intenzioni e cast con alti e bassi, ma Antonutti è bravissimo nel tratteggiare un personaggio rimasto invischiato, per ambizione e smania di potere, in un gioco troppo grande, ma terribilmente umano nel suo ondeggiare tra rassegnazione e ingenuità disarmante.

Guru 1/04/16 14:28 - 348 commenti

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Ricostruzione interessante del caso Calvi e le vicende oramai note, nella storia, del crack del Banco Ambrosiano. La sceneggiatura complessa e articolata corre a una velocità tale da tagliare alcuni contenuti (anche se con grande stile) nell’incalzante giostra dell’alternarsi di personaggi e di situazioni. Ottima interpretazione della Villoresi e del geniale Giannini nei panni di Carboni. La figura di Calvi è avvolta dal mistero, la sua morte presenta ancora molti lati oscuri!

Deepred89 10/10/16 23:07 - 3701 commenti

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Tremendo scivolone di Ferrara, confusionario e di un grottesco (non si capisce quanto volontario) ingombrante e pagliaccesco. La progressiva caduta del protagonista (unico sopportabile del cast) ha un andamento ingarbugliato ulteriormente appesantito da personaggi di un caricaturale che si fa subito imbarazzante, con una trascuratissima fotografia che deprime ancora di più il risultato finale. A destare un minimo di curiosità solo i soliti giochi di potere tra istituzioni, seppur narrati in maniera ben più stanca e macchinosa che in passato.

Dusso 21/10/16 10:11 - 1565 commenti

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Non è molto facile giudicare questo film. Qui si è deciso di usare una serie infinita di personaggi sosia e la ricostruzione anni 80 è praticamente assente. Girato in stile televisivo (e ritmo però indubbiamente incessante), con una scarsa fotografia (film del 2002 che sembra di 10 anni prima!), vista la vicenda reale a mio modo intrigante in ogni caso l'ho seguito con interesse.

Alex1988 9/05/17 18:32 - 728 commenti

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Con una grinta ammirabile, Ferrara ricostruisce la vicenda legata alla bancarotta del Banco Ambrosiano presieduto da Roberto Calvi che, insieme allo scandalo della P2, nei primi anni '80, sconvolse la politica italiana. Nonostante la durata (quasi due ore) e qualche sottotrama di troppo, il film non perde mai smalto. Buono anche il cast.

Paulaster 25/09/19 09:45 - 4375 commenti

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Cronistoria del crac del Banco Ambrosiano. Descrizione dettagliata (aiutata anche dai cartelli) per un intreccio tra finanza, politica e Santa Sede. A parte Antonutti, il resto del cast è di discutibile somiglianza (il Papa su tutti) e di conseguenza la resa dei fatti ne risente. Interessanti i ruoli dei faccendieri. Coraggioso nel proporre comunque la morte di Calvi come omicidio (mai provato) e nel fare nomi e cognomi a ogni occasione. Ultima parte eccessivamente schematica.
MEMORABILE: Il taglio dei baffi; Il Papa di spalle che fa la cyclette; Marcinkus che prega con Calvi.

Noodles 16/11/19 16:54 - 2196 commenti

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Come sempre, Ferrara mette le mani su un argomento estremamente scottante della storia recente italiana e lo analizza con interventi più o meno personali. Sotto l'aspetto narrativo la vicenda è raccontata molto bene, anche se in alcuni punti la sceneggiatura si disperde in mille rivoli. Non convince per nulla la recitazione. Ottimo Rutger Hauer nei panni di Marcinkus, non male Giannini e Antonutti, il resto è piuttosto scadente e rovina un po' il film. Buono, ma non il migliore del regista.

Daidae 22/03/20 15:13 - 3163 commenti

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Senza entrare nella complessa vicenda politica, prendiamo il film dal punto di vista tecnico: pur avendo un taglio leggermente televisivo si lascia davvero apprezzare: la mano di Ferrara si sente e il cast recita benissimo. Ottima l'idea dei tre caratteristi che interpretano Andreotti, Craxi e Forlani, terribilmente somiglianti agli originali. Da vedere.

Pessoa 23/10/22 16:20 - 2476 commenti

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Ferrara si conferma un maestro del cinema di impegno civile e tenta di ricostruire uno dei casi più spinosi dello scorso secolo. Il fatto, encomiabile in sé, è confortato anche da una buona resa narrativa che riesce ad essere piuttosto chiara, per quanto l'intricata (e ancora parzialmente oscura) vicenda lo permette. Ricco cast in grande spolvero capeggiato da un intenso Antonutti e confezione di livello che conferisce credibilità a tutta l'operazione. Nonostante la poca visibilità concessagli è un sasso nello stagno che ha fatto parecchio rumore ed andrebbe senz'altro riscoperto.
MEMORABILE: "Per fortuna siamo in un paese dove l'opinione pubblica conta quanto il due di picche" (Gelli); "Ogni tanto purtroppo siamo in democrazia" (Pazienza).
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