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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Non un nome di donna in questo caso ma quello di un gigantesco ospedale psichiatrico del Michigan, costruito nel 1832 e chiuso nel 1982 in seguito a voci di trattamenti disumani dei pazienti e a un devastante incendio che lasciò in piedi solo quattro dei settantotto edifici di cui era composto. Inutile dire che a capo vi stava il più classico dei Mengele da film horror, qui impersonato dal fu T-1000 Robert Patrick. A perlustrare di notte la costruzione, ormai abbandonata e da molti considerata covo di fantasmi (e ti pareva), quattro giovani alla ricerca di un certificato utile a uno di loro, Jacob (Crawford), per incassare...Leggi tutto l'eredità di oltre un milione di dollari lasciata dal padre fresco defunto. Serve però trovare il foglio che attesti la morte della zia, unica parente che potrebbe – se trovata in vita – condividere il lascito e lì un tempo ricoverata. Raggiunta Detroit con un amico topo d'appartamenti (Jackson), Jacob scopre che il certificato è conservato in un'area riservata dell'ospedale, per accedere alla quale ci vuole il permesso del tribunale. Ma siccome di aspettare sette mesi i due non han voglia, contattano un tizio mezzo matto (Byrne) che conosce il posto e ha le mappe per orientarcisi. Ad accompagnare i tre si unisce la sorella (Dushku) del matto, figlia di un'infermiera che lavorava all'Eloise. E finalmente ci siamo: parte l'avventura notturna tra i corridoi dell'ex manicomio infestato da spiriti e presenze. Non esattamente una novità... E dal momento che la regia di Robert Legato non è il massimo si può facilmente capire a cosa si andrà incontro. La sceneggiatura, esaurite le presentazioni dei personaggi, scompare per lasciar spazio alle grida, alle corse per i corridoi bui e ai flashback virati seppia in cui ritroviamo il professore sadico alle prese coi pazienti che tanto amava torturare (lobotomie a raffica e altre amenità). Il problema, per i quattro, è che i flashback si fanno sempre più vivi fino a irrompere con decisione nella realtà confondendo i due piani come usa in questi casi. Ci sarà il tempo per un paio di forzatissimi colpi di scena sull'identità della zia e del professore, con paradossi temporali di contorno e un finale che a sorpresa libera una sua certa poeticità. Se non altro ci si staccherà dalla pioggia di déjà vu che fin lì aveva oppresso un horror di nessun interesse, costruito come mille altri (curiosa la perfetta contemporaneità d'uscita, primi giorni del 2017, con il simile RAVENSWOOD) e decisamente fiacco. Il cast non brilla, i balzelli da matto col botto di Byrne presto irritano, la bella Dushku ci mette poco a farsi attrarre dal belloccio Crawford e Jackson completa il quartetto con qualche battuta miserella. Si può evitare...

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 1/10/17 DAL DAVINOTTI
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Anthonyvm 30/01/20 21:32 - 5637 commenti

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Modesta ghost-story che rielabora senza inventiva il tema del manicomio maledetto, tirando fuori allacci a Session 9 e a Allucinazione perversa con la sottigliezza di ESP. Cliché a iosa (apparizioni shininghiane, bimbe inquietanti, nuotatine con cadaveri à la Inferno con rimandi a Ghost ship) e un filo di imbarazzante umorismo (l'inguardabile Byrne di Final destination 5) non aiutano. Il finale prova a sorprendere, ma i colpi di scena sono degni di una soap opera più che di un thriller. Si salvano Robert Patrick e qualche sequenza disturbante.
MEMORABILE: La sempre agghiacciante tecnica della lobotomia transorbitale; La sala si riempie all'improvviso di pazienti deformi e mutilati; Il non lieto finale.

Myvincent 5/02/20 08:05 - 3726 commenti

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La trama è un po' abusata: in un manicomio andato in cenere si scava per riportare alla luce la triste verità sugli abomini consumati. Protagonisti un trio di giovani che intraprendono un viaggio in cui passato e presente si confondono. I piani temporali si avvicendano, l'uno dentro l'altro, riservando per il finale i loro risvolti e risolvendosi come non vorremmo che accadesse. A parte qualche effetto pauroso ben riuscito, niente di nuovo sotto questo cielo.

Il ferrini 21/03/20 01:10 - 2345 commenti

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Una sceneggiatura stracolma di cliché: un manicomio in cui si praticano vari tipi di torture, apparizioni di fantasmi e allucinazioni. Il quartetto protagonista è altrettanto banale e macchiettistico e la regia non brilla certo per inventiva. Tuttavia il finale è meno ovvio di quanto ci si aspetti e, anche se spesso è dura, se lo iniziate vale la pena arrivare in fondo. Forse non tutte le domande troveranno risposta, ma non è poi così importante. Mediocre.

Taxius 6/04/20 16:53 - 1656 commenti

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Ghost story ambientata in un vecchio manicomio abbandonato teatro di orrori e torture con protagonisti dei ragazzi che vi si insinuano per cercare documenti nascosti nell'archivio. La storia è un po' banale e non ha lo stesso fascino di quelle di altri film sui manicomi (vedasi ad esempio Session 9); nonostante ciò qualche buono spunto esiste e il finale tutto sommato non è poi così male. Il cast, se si esclude l'ex Terminator Robert Patrick, è un po' anonimo, ma non deludente. Mediocre, benché comunque meritevole di una visione.

Lupus73 4/05/20 13:32 - 1487 commenti

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Un ragazzo entra in un manicomio in disuso per recuperare dei documenti, facendosi aiutare da altri. Diverso dai soliti horror sui manicomi infestati sia perché il luogo è realmente esistito come tale, sia perché la sceneggiatura si infittirà e i giovani scopriranno inaspettati legami con esso. Ghost story dalla confezione impeccabile, con allucinazioni e salti temporali dovuti al luogo maledetto (e ai farmaci), tanto che alla fine si fa fatica a discernere il filo del reale (e questo può infastidire). Non è Shutter island ma intrattiene.
MEMORABILE: Il nerd "saltellante" appassionato del luogo; La scoperta verso la fine sul passato del protagonista; Le scenografie.

Daniela 16/12/20 00:16 - 12621 commenti

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Per poter mettere le mani sulla ricca eredità paterna, un tizio deve ritrovare il certificato di morte di una zia, conservato nell'archivio di un ospedale psichiatrico in abbandono popolato dagli spettri dei pazienti che ivi subirono umiliazioni e torture... Dall'esordio alla regia di un effettista plurioscarizzato è lecito attendersi un film magari modesto nei contenuti ma fascinoso sotto l'aspetto visivo, invece qui sceneggiatura e messa in scena vanno di pari passo: se la prima è banale e derivativa, la seconda risulta sciatta sotto tutti gli aspetti.
MEMORABILE: L'unica sequenza da salvare: la sadica terapia d'urto per chi teme le siringhe.

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  • Curiosità Daniela • 15/12/20 23:44
    Gran Burattinaio - 5930 interventi
    Come accennato nelle didascalie iniziali del film, Eloise Psychiatric Hospital era effettivamente un grande complesso situato a Westland, Michigan, composto da 78 edifici che ospitavano oltre 12.000 persone tra pazienti e personale.
    Si trattava della più grande struttura psichiatrica degli Stati Uniti, una comunità autosufficiente dotata di fattorie, una centrale elettrica, un ufficio postale, un commissiato, una caserma dei carabinieri, un forno, ecc.
    Sono anche corrette la data della chiusura e la circostanza dell'ncendio doloso che distrusse uno dei padiglioni, sempre citate nel film.
    Quello che invece è totalmente di fantasia è che fosse un luogo di soprusi e tortura per i pazienti, dato che nulla è emerso in proposito e anzi si trattava di un centro all'avanguardia per i suoi tempi per i trattamenti utilizzati (ad esempio, fu il primo in cui venne sperimentata la musicoterapia).
    Suona pertanto un poco beffarda la didascalia finale che recita:
    "Questo film è dedicato alla memoria dei pazienti, delle loro famiglie e di tutto il personale dello staff di Eloise", considerato che lo staff è presentato come una squadra di sadici, a partire dal direttore interpretato da  Robert Patrick.
    Per notizie su Eloise si può leggere qui.

    Nell'area che ospitava il complesso era sorgono centri commerciali e campi sportivi, mentre gli edifici superstiti sono meta di gite per gli appassionati di fantasmi, come si può leggere qui (lingua inglese).