Stretta di mano a chi ha avuto il coraggio di intitolare “turkish Jaws” (vale a dire “Lo squalo turco”) un film in cui l'unica volta in cui uno squalo compare lo fa sottoforma di giocattolo meccanico grigio cui qualcuno ha appiccicato dei triangolini di plastica bianca per simulare i denti; attacca il protagonista in mare mentre questi galleggia con le braccia legate a un'asse di legno e vien da pensare che anche il più imbranato degli squali se lo divorerebbe in un attimo. Questo no. Il nostro eroe si libera un braccio, stacca un pezzo dell'asse e lo pianta nel muso della cosa grigia debellando la minaccia. E' passato un minuto. Di squali...Leggi tutto non ne parlerà più nessuno, così come nessuno fin lì aveva fatto. Come un minuto di lotta contro una cosa grigia che probabilmente apre le fauci dopo il rilascio della chiavetta della carica possa aver fatto guadagnare un titolo così altisonante al film è un mistero. Il resto del film è pressoché incomprensibile. Kemal (Arkin) è il prototipo dell'eroe buono ma dal passato con qualche ombra che prende a calci e pugni i cattivi appena può (a doppia velocità e con risultati esilaranti, visto il costante ricorso alla fast motion), inseguito dalla polizia e da non specificati nemici. Si sposta di solito su una moto e prende alloggio su una grande nave merci che staziona di fronte a una baia da dove due ragazze in bikini lo vedono scrutare da lontano l'orizzonte e se ne innamorano (!), decidendo di raggiungere a nuoto l'imbarcazione (!!) e di salirci (!!!). Raggiunto il ponte, vengono imprigionate da una rete lanciata non si sa da chi da cui Kemal e il suo “figlioccio” (un amico che ha sempre visto Kemal come un fratello maggiore o persino un padre) le liberano. La più bella delle due s'innamora perdutamente del ruvido Kemal, la meno attraente ripiega sull'amico arrivando presto al dunque. Nel frattempo Kemal è ossessionato da flashback di ogni tipo: di suo padre, di gente che lo schiaffeggia accusandolo di aver sottratto del denaro e addirittura dei tempi in cui stava all'orfanotrofio dalle suore col suo inseparabile cagnolino! Gli stacchi tra passato e presente son conditi da zoom impazziti (che si sprecano anche in altre occasioni) e mdp lanciata dove capita. Arrivare a comprendere anche solo parte della trama è una sfida, perché tra montaggio casuale e intreccio esistito probabilmente solo per un paio di minuti nella testa di chi l'ha ideato c'è da abbandonare il tentativo già dopo le prime tre scene. Ci si può allora concentrare sui meravigliosi dialoghi - con sentenze deliranti del protagonista e la bella che dichiara il suo amore utilizzando le frasi più banali che si possano immaginare - o su un insistito tentativo di stupro bloccato dall'arrivo sul posto di Kemal e del suo figlioccio i quali, pistole puntate contro, mettono in fuga i due violentatori solo con la forza dello sguardo (roba che Giucas Casella è un dilettante)! O ancora sulla colonna sonora, che parte con una “Whole Lotta Love” dei Led Zeppelin arricchita da interpolazioni di flauto e continua inserendo ripetutamente l'originale “Eye of the Tiger” nei frangenti più impensati (pure quando una ragazza telefona da una cabina!). Sorprendenti invece certe parentesi splatter: l'estrazione di una pallottola dalla spalla tra grumi di sangue e carne rappresi e una lotta finale con pali piantati nel collo (inutile sottolineare la povertà degli effetti). Tra inseguimenti e il buon Arkin che lancia occhiate da Rodolfo Valentino per l'intera durata seducendo le fan, il tipico esempio di exploitation turca è servito. E dimentichiamoci Spielberg, per pietà...
Deserto: mai titolo fu più fortuitamente centrato, ché questo è cinema che esclude dal proprio orizzonte se stesso, e proprio perciò da non luogo si fa luogo, capottando ogni legge sintattico-grammatical-ortografica con un’apologia del nevrastenico ghirigoro tra spot tv locale e porno 70’s che Eisenstein fatti sotto. A individuare il plot, sparso in coriandoli ora da Merola ora da Jackie Chan, fallirebbero ecoscandagli drones e detector di tutto il globo, ma chissene: qui si fa la Scoria del cinema, rischiando l’ictus dal gran ridere a ogni frame. Più che film, una secchiata d'olio d'hashish.
Chiariamo subito che l'appellativo di "Squalo turco" è un puro clickbait inventato da chissà chi, visto che il suddetto squalo compare in una sola scena per giusto un paio di minuti. Per il resto è una sorta di poliziottesco all'italiana, coi soliti difetti tipici di Inaç (regia e montaggio amatoriali, musiche rubate ecc...) e qualche esagerazione di gusto tipicamente turco. La trama è come sempre incomprensibile e la recitazione scadente. Non ci sono nemmeno scene veramente trash a risollevare l'attenzione. Pessimo.
MEMORABILE: Arkin legato a un asse alla deriva in mezzo al mare, novello Corto Maltese, lotta stenuamente con uno squalo di gomma (e vince!).
Çetin Inanç HA DIRETTO ANCHE...
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DiscussioneDisorder • 2/09/19 13:35 Call center Davinotti - 380 interventi
Schramm ebbe a dire: Disorder ebbe a dire: Da notare che il cattivo è sempre lo stesso in tutti e due!
fantastico, basta da solo a farmi decidere che sarà la mia prossima visione mezzalunare!!
Preparati a vedere bazooka che fanno POP tipo spumante e coltelli che viaggiano al rallenti per minuti :)
È un remake sui generis di Rambo 2 con qualche scena presa di peso dal primo (tipo l’esilarante tortura con l’idrante).
Disorder ebbe a dire: Schramm ebbe a dire: Disorder ebbe a dire: Da notare che il cattivo è sempre lo stesso in tutti e due!
fantastico, basta da solo a farmi decidere che sarà la mia prossima visione mezzalunare!!
Preparati a vedere bazooka che fanno POP tipo spumante e coltelli che viaggiano al rallenti per minuti :)
È un remake sui generis di Rambo 2 con qualche scena presa di peso dal primo (tipo l’esilarante tortura con l’idrante).
solo queste poche righe fanno del mio sangue champagne. me lo inguatto al volo.
DiscussioneRaremirko • 2/09/19 23:39 Call center Davinotti - 3862 interventi
Raremirko ebbe a dire: Voglio Rumble fish turco!!!
cercandolo (quasi sicuramente lo avranno fatto), ho in compenso trovato quello bollywoodiano, che quanto a sbandamento tecnico-visivo e implosione sintattica ci va quasi a pari.
mi sa tanto che, non bastasse la turchia, va spalancandosi sotto i miei piedi un altro geocine-baratro di incomparabile gioia.
non capisco perché tenerne una evidentemente farlocca, al pari dell'attribuzione del remake di spielberg al film. boh, non so, fai tu, alla fine come dicevo anche a buono sono attribuzioni indebite perfettamente in linea col vertiginoso disordine generale cui versa questo cinema...
DiscussioneZender • 8/09/19 18:43 Capo scrivano - 47727 interventi
Perché è in linea appunto. Non so poi farlocca fino a che punto. Magari è la cover della vhs Usa...
DiscussioneRaremirko • 8/09/19 22:37 Call center Davinotti - 3862 interventi
Schramm ebbe a dire: Raremirko ebbe a dire: Voglio Rumble fish turco!!!
cercandolo (quasi sicuramente lo avranno fatto), ho in compenso trovato quello bollywoodiano, che quanto a sbandamento tecnico-visivo e implosione sintattica ci va quasi a pari.
mi sa tanto che, non bastasse la turchia, va spalancandosi sotto i miei piedi un altro geocine-baratro di incomparabile gioia.
Davvero, c'è il remake indiano del film di Coppola?