Ennesimo giovane fannullone del cinema che alla fabbrica predilige il mestiere del criminale. Nella Milano dei primi anni Sessanta Marino Girolami (che qua dirige il figlio Ennio, assurto a protagonista) tenta la via del noir con una taratura dei personaggi che si rifà a un certo tipo di film americano di qualche anno prima. Benché banale nella drammaturgia e nello svolgersi degli avvenimenti in maniera alquanto prevedibile, resta nel complesso un'opera ben costruita, con una tensione che si mantiene viva per tutta la durata.
Sorta di noir milanese diretto dal tuttofare Marino Girolami, ben recitato e con le facce giuste (graziosa la timida Bianchi, Cervi ovviamente non si discute e Enio Girolami piace sempre). Abbassano il voto l'incredibile coincidenza della sceneggiatura con il riconoscimento al bar e la piega che prendono gli eventi nel finale (c'era bisogno di scappare da parte della Fabrizi e Jotta?).
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