Cinema sudamericano (in questo caso Colombiano) di rara suggestione visiva (omaggi a Mario Bava, Raoul Ruiz, Federico Fellini) con stoccate nel surreale e nella fiaba nera (anzi, nerissima)
Il tema dell'incesto, del vampirismo, e trattato da Mayolo con delicatezza e tocchi trasognati, quasi come se fosse un viaggio onirico fatto di boschi, notti lunari, e atmosfere bucoliche
Prima parte con sottotesti politici del paese in stile Carlos Saura, per poi lasciarsi andare (e cullare) da ispirazioni fantastiche sulla falsariga di
Fantasie di una tredicenne
I pittoreschi spettri "guardoni" parafelliniani (la prima , vera, notte d'amore tra fratello e sorella), gli animali della fattoria (quasi orwelliani), la bambola di Margareth, la chiusa finale poetico/zombesco rolliniana, tutto impregnato da una narrazione surreal/favolistica che si tinge spesso di horror sanguigno (ma con poco sangue che cola, ma se ne sente l'odore)
Nella loro
Guida al cinema Splatter, i fratelli Castoldi, lo schedavano come un film pregno di sesso e violenza (in verità non e così, almeno, non nella misura in cui...)
Di ferina femminilità selvaggia la Herràn (imbracciando il fucile, uscire dal bosco come un'allucinata vampira rolliniana, assagiando il sangue la prima volta per dividerlo col fratello)
We Are What We Are le deve parecchio
Dedicato a Roger Corman e Roman Polanski