Visto nel 2005 (in vhs naturalmente) di cui ricordavo poco o nulla (se non l'intro e qualcosa con i militari).
Nel corso del tempo wendersiano ripreso in blu ray e rivisto giusto ieri sera.
Mi (ri)trovo davanti ad un capolavoro che sembra girato oggi e mi rendo conto che gran regista sia Danny Boyle (che putroppo non ho mai approfondito, causa un tipo di cinema che non è nelle mie corde come tematiche, anche se, per quel che mi concerne,
The Beach è un gioiellino e
28 giorni dopo le assomiglia non poco, soprattutto verso la fine, quando Cillian Murphy si trasforma in una creatura ferina e selvaggia in un tutt'uno con la natura sotto una pioggia battente e massacra i militari psicopatici e potenzialmente stupratori).
Sorvolo sulle citazioni romeriane (che sono squisiti omaggi per i fan e non mere scopiazzature) e sulle altre reverenze di trent'anni di cinema SF, perchè
28 giorni dopo è puro Boyle, che infonde la sua personalità e il suo punto di vista ad un genere inflazionatissimo ( si badi bene che il sottoscritto non ne può veramente più di infetti rabbiosi che corrono, sbavano e grugniscono. Eppoi non è quel che si racconta, ma come) lasciando gli infetti sullo sfondo per concentrarsi in una fuga on the road non poi dissimile dal favolistico (e sottostimato)
Una vita esagerata (in questo frangente poetico l'arrivo nella campagna, una piccola oasi in mezzo all'inferno, con Frank ammirato dalla libertà incontaminata dei cavalli e, poco più avanti, l'apocalittica, quanto suggestiva, immagine di Manchester in fiamme).
Dall'incipit con gli attivisti e le scimmie rabbiose, dal risveglio di Murphy in ospedale che si ritrova davanti una Londra deserta e spettrale (meravigliosa e suggestiva l'inquadratura del manifesto di Benetton che troneggia sul silenzio post apocalisse), ai genitori morti suicidi insieme nel letto, all'incontro con Frank e la figlia, alla fuga nel tunnel invaso dai ratti fino a darrivare nella magione "militaresca" presieduta da un comandante che c'ha i tratti psicotici di un Giovanni Lombardo Radice e della sua cricca di soldati strafatti alla
Trainspotting (volgarissime le battute, con uno di loro , che sta in cucina indossando un grembiule femminile, appellato come "troia") dalle mire misogine, sessiste e stupratorie tra infetti tenuti in catene e maleodoranti e putride fosse comuni.
Quì poi Boyle dona sprazzi di cinema immenso, con la decadenza della razza umana (la cena a base di uova marce, gli interni viscontiani della villa) fino a riverberi da favola nera (Hannah vestita come cappuccetto rosso che corre tra i bui corridoi mentre si mena strage e che si nasconde dietro lo specchio di Alice) e ad un finale "speranzoso" che non stona affatto con la cupezza e la disperazione dell'insieme (
Merda, è tutta merda continua a dire Selena).
Per il resto una tensione costante che non molla la presa per un secondo, scoppi di ferina e sanguinaria violenza (centellinata con abilità, ma quando arriva è devastante) e momenti di pura poesia visiva.
Per quel che mi possa riguardare,
28 giornI
dopo non è solo un gran film, ma , forse, il miglior infection movie mai girato in assoluto.