Una criminale, uscita di galera, entra a far parte di un programma per il reinserimento nella società. Quando la nostra spara all’ex amante, un detective farà il possibile per non farla tornare dietro le sbarre. Noir di ordinaria amministrazione caratterizzato da un tono melodrammatico che va soventemente a stemperare la suspense, comunque presente. La Knight, prima bionda e poi mora, è sempre uno splendore; bravo, as usual, Cornel Wilde. Alcune improbabilità e un finale alla vogliamoci bene lo penalizzano, ma resta un buon film.
MEMORABILE: L'uomo che per non farsi la galera si getta dalla finestra.
Per quasi un'ora si fa fatica a tirare avanti con la visione, visto che si ha a che fare col reinserimento di una giovane donna che si è fatta 15 anni di carcere per omicidio, quindi morale cattolica a go-go, ogni respiro è sorvegliato, guai al mondo a chi frequenti e blablabla. Finalmente succede un fattaccio ed ecco che lei e il suo sorvegliante (nel frattempo si erano innamorati!) son costretti a fuggire e a vivere come barboni, e è lì che il film migliora notevolmente, visto che a quel punto ogni distrazione può costare cara. Lieto fine non forzato.
MEMORABILE: Le fotografie dell'invecchiamento dei prigionieri in carcere.
Dopo aver scontato 5 anni di prigione, una donna deve sottostare a due anni di libertà vigilata ma fatica a sottrarsi alle attenzioni del suo ex amante, un poco di buono per colpa del quale aveva ucciso... Dramma sentimentale post-carcerario piuttosto pesante nella prima parte, fitta di divieti pedanti e saggi consigli, più interessante nella seconda che vira verso il melò con la fuga della donna e dell'agente di sorveglianza innamorato di lei. Un poco affettato l'epilogo, più conciliante rispetto a quello originario scritto da Fuller. Buone le prove del cast.
Noir che diventa tale soprattutto nell'ultima mezz'ora, che è anche la più intensa e quella che disvela maggiormente l'intenzione di Douglas Sirk nel realizzare un altro dei suoi racconti di amour fou e melodramma dalle tinte nere, pessimiste. Il finale è troppo improbabile, facilone, lieto e comodo, sembra una imposizione della produzione per fare andare a casa contento il pubblico dell'epoca. Cornel Wilde e la moglie affiatati e si completano a vicenda pure sullo schermo (lei pare una valida variazione delle sirkiane Turner, o Malone, et alia). Bella la parte sui pozzi petroliferi.
MEMORABILE: Wilde che deve reinventarsi completamente e cercare dei lavori che mai avrebbe potuto immaginare di dover svolgere; Assieme incondizionatamente.
Douglas Sirk HA DIRETTO ANCHE...
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CuriositàDaniela • 15/03/21 12:12 Gran Burattinaio - 5927 interventi
Douglas Sirk ha dichiarato di aver accettato di dirigere il film perché la sceneggiatura verteva su uno dei suoi soggetti preferiti: infrangere un tabù. La sceneggiatura originale scritta da Samuel Fuller prevedeva un finale più drammatico che venne modificato per volontà della produzione. Al tempo delle riprese, i protagonisti Cornel Wilde e Patricia Knight erano marito e moglie nella vita reale. Fonte (inglese) qui.