Lo schiavo della violenza - Film (1949)

Dalla RKO un trattato di anticomunismo dai contenuti ideologici e dagli esiti iper-punitivi discutibili, smaccatamente figlio della sua epoca. Tecnicamente onesto e ben interpretato, è una piccola curiosità di cinema apertamente schierata e con ammiccamenti alla paranoia sociale. Sono interessanti: l'azione dei personaggi (secondo il meccanismo della vicenda), i loro caratteri, l'aura fatale e morbosa di Janis Carter, il clima plumbeo che lo definisce come un noir politico. Da prendere con le molle.

Manager in ascesa nel settore marittimo viene ricattato dai suoi ex compagni di partito, ma saprà riscattarsi... Il titolo di lavorazione "I Married a Communist" ricorda non a caso quello di un film di fantascienza di qualche anno dopo, ossia "I Married a Monster from Outer Space", ma gli alieni in questo vengono rappresentati con maggior benevolenza rispetto ai comunisti nel film del 1949. Se si riesce a sorvolare sul clima pre-maccartista e sul connesso tentativo di criminalizzare le lotte sindacali, si tratta di un noir reso più che potabile dal bel cast e dalla discreta confezione.

Thriller molto politico (visto l'anno), ma proprio per questo particolarmente efficace. La Carter è una perfetta dark lady, ma la buona Day non le è da meno nei panni di un personaggio positivo con molta iniziativa e parte attiva nelle vicende, benissimo il tormentato Ryan e lo spregevole Gomez. Personaggi ricchi dal punto di vista psicologico, trama avvincente, cattivi odiosi. Ottimo il cupo finale nella fabbrica, con alcune belle scene violente (notevolissima quella dell'uncino), anche se il film quanto a brutalità non lesina.