I am not a serial killer - Film (2016)

Ragazzo sociopatico con la fissa dei serial-killer deve vedersela con uno vero che sta decimando la sua cittadina. Bisogna dar atto agli autori di aver dato vita a una vicenda che offre numerosi spunti e che è ben più originale di quel che la sinossi suggerisce; tra mefitiche suggestioni soprannaturali e tratteggi psicologici e ambientali ben fatti il film trova una sua via para-autoriale, aiutato da location fotografate bene e un cast niente male, con un malefico Lloyd. Sconta alcune lentezze; non riuscito appieno, ma una visione la merita.

Ad una lunga - e a volte lenta - fase preparatoria (anche se si inizia subito con una vittima squartata) in cui si mostra anche come imbalsamare i cadaveri sostituendo il sangue con una mistura color gelato di fragola, finalmente si arriva a una vera suspense. I tempi sono dilatati anche qui, ma con lo scopo di far stare sulle spine chi guarda e la cosa riesce. Il finale riserva la sorpresa "alien", che io giudico un inquinamento forse non necessario, ma che soddisfa, immagino, gli amanti del genere. Adatte le location e bravo Lloyd. Non male.

Adolescente morbosamente attratto dal macabro teme di avere tendenze omicide (a sua scusante va detto che lavora presso l'agenzia di pompe funebri familiare ed ha una madre molto poco comprensiva)... Meno banale di quel che la trama faccia supporre: parte lentamente, con il solito adolescente complessato e bullizzato dai compagni, ma quando entra in scena il vero serial killer, ossia il gentile vecchietto vicino di casa, acquista interesse, anche per merito dell'interpretazione sottilmente ironica di Llyod. La virata verso la fs nel finale è simpatica ed originale ma andava meglio sviluppata.

Confortevole nella propria lentezza, carezzevole nella granulosità, lucido nello srotolarsi. Ma se mistero e tensione si ramificano tra freddo e neve, diamone atto all’alchimia tra il giovane John Wayne e Christopher Lloyd: Records matura il proprio imberbe coming of age verso un novello Dexter senza distintivo, il caro vecchio Doc deambula minaccioso e paterno tra ferocia e fragilità mentre meditiamo sui ventricoli dei rapporti intergenerazionali. Echi del Tall Man risuonano nel finale (e non solo), con una punta di rammarico sulle modalità dello svelamento malefico. Da scoprire.