Nel tentativo di replicare la formula che condusse Lillo e Greg al successo in COLPI DI FULMINE, si agisce in modo che il secondo sia portato a parlare forbito e il primo a svaccare in romanesco: qui i due sono figli der Duca (Davoli), il boss d'un quartiere romano che tiene al guinzaglio i piccoli criminali locali. A papà le cose non vanno però troppo bene e in incognito Erminio (Lillo) decide di andare a Londra a ritirare un vecchio debito di questi trascinando nell'impresa il fratello Prisco (Greg), ridottosi a boyscout ingenuotto e pedante dopo un colpo alla testa ricevuto in prigione. L'obiettivo è rivendere...Leggi tutto il ristorante comprato coi soldi di papà e prestati per l'acquisto molto tempo prima a un compaesano (Frassica), ora a sua volta nei debiti fino al collo e costretto a restituire una grossa somma di denaro a un mafioso colla mano di ferro (subito ribattezzato "Robocop"). Come trovare tutti quei soldi? Semplice: si dovranno sequestrare i due cagnolini della regina assicurati per un milione e mezzo chiedendone poi il riscatto. Per farlo, come prima cosa si circuiscono i due proprietari del ristorante di fronte (gli zelighiani Arteteca), che ai cucciolotti servono ogni giorno le loro rinomate specialità. In breve stiamo parlando dell'ennesimo sequestro maldestro, stratagemma a cui la nostra commedia ricorre spesso quando mancano le idee. A Lillo e Greg con Frassica si aggiungono al gruppo la Giovanardi (nel film figlia di Frassica), Ruffini (lo chef del ristorante innamorato di quest'ultima), De Santis (che dirige le operazioni da un computer) e Guarneri (un prestigiatore siculo che parla mischiando francese, inglese, italiano...). Una sceneggiatura arruffata che offre ben poco al cast, costretto ad arrangiarsi lavorando su basi debolissime. In questi casi chi ne esce meglio è chi più è abituato a mettere nell'interpretazione molto del suo e non a caso a svettare è il solito fenomenale Frassica, che spiazza coi suoi giochi di parole e il suo modo di fare inconfondibile spesso esilarante. Anche Lillo e Greg se la cavano discretamente e sfruttando l'affiatamento di coppia a tratti dimostrano di potersi meritare il ruolo di protagonisti: Greg in versione Jekyll/Hyde (da boyscout indifeso tornerà ad essere il fuorilegge sicuro di sé pre-botta in testa) trova la possibilità di variare registro con due personaggi opposti, Lillo lo completa bene maltrattando il primo e temendo il secondo. Si trovano invece in cattive acque gli altri, evidentemente non per colpe proprie; Ruffini anzi dimostra di potersi giocare le sue carte d'attore, quando ne ha l'occasione; molto meno gli Arteteca, qui decisamente fuori posto e costretti a uno stucchevole gioco d'ingelosimenti (lei si finge innamorata di Ruffini per risvegliare i sensi dello spento marito). De Santis fa poco e Guarneri al contrario troppo, salendo sopra le righe esageratamente. Oltre al simpatico Sergio Di Pinto (è il braccio destro der Duca) si va a recuperare anche l'eroe dei nostri horror eighties David Brandon ormai ingrigito (fa l'accompagnatore inglese dei cuccioli), ma nel suo insieme il film, che pure cominciava discretamente, non regge proprio la durata e nella seconda parte (dall'arrivo in villa in poi) crolla per spegnersi definitivamente nell'interminabile scazzottata finale (con timido omaggio a Bud & Terence). Un Natale a Londra sconclusionato che De Biasi dirige cercando soprattutto di mantenere vivo il ritmo; ma se manca un copione decente, le battute scarseggiano e i personaggi inseriti con un vero perché si contan sulle dita di una mano non ci si può poi lamentare.
Da qualche anno a questa parte la sfida fra i cinepanettoni non decreta il più bello, ma il meno brutto. Nella classifica del 2016, il film di Lillo e Greg appare senza infamia e senza lode: su un plot stra-abusato si snodano le vicende di eterogeneo gruppo di italiani a Londra, comicamente a corrente alternata, perché se Frassica fa ridere a prescindere, gli altri hanno ripetuti momenti di stanca o non si accendono affatto (Arteteca). Parte finale sempre più confusa, risvegliata solo dall'ultima battuta di Lillo. Si dimentica l'indomani.
MEMORABILE: Lillo diventa consapevole del suo nuovo nome, con una brutta sorpresa...
Il cinepanettone 2016 targato De Laurentiis ci porta a Londra, dove un gruppo di italiani con problemi di fisco rapisce i cani della regina Elisabetta II generando tutta una serie di gag. Si ripete il solito canovaccio di sempre, con caratterizzazioni sui generis (gli Arteteca, Lillo e Greg) nel turbine di un ritmo serrato che però non va sempre a braccetto con la risata. Sulle spalle della bravura di alcuni degli interpreti (su tutti vince facile Frassica) il compito di supplire con la verve a una banale vicenda.
Girato poco a Londra e molto più in una Roma non mascherata troppo bene, una commedia con titoli di testa che mi hanno ricordato non poco Colpo maestro al servizio di Sua Maestà britannica. Nel complesso una simpatica sciocchezza in cui non si ride troppo, con attori che a parte Uccio De Santis riescono un po' tutti ad azzeccare qualche battuta giusta. Uno di quei film che si dimentica subito senza aver nessuna voglia di rivederlo.
Un po' meglio del Natale col boss, con una trama simpatica anche se buttata via in alcuni passaggi poco felici di sceneggiatura. Frassica il migliore con le sue battute nonsense, seguito da Lillo e Greg sempre in palla e simpatici. Resto del cast non male, eccezion fatta per gli Arteteca, poco adatti al mezzo cinematografico. Qualche lentezza ma gradevole nel complesso, con un secondo tempo molto frizzante e veloce. Regia e confezione discrete.
Dopo il rapimento di un cantante, De Biasi alza il tiro e prende di mira i cani della regina d’Inghilterra. Del raffinato umorismo britannico però il film non ha nulla, anzi è l’esempio peggiore del becerume italico delle peggiori commedie prodotte nel nostro paese, peraltro supportate (si fa per dire) da un’ambientazione davvero povera. Va peraltro nuovamente segnalata la pessima utilizzazione di Lillo & Greg che potrebbero avere, se meglio adoperati, dei buoni numeri comici. Degli altri attori, meglio non parlare per carità di patria.
Cinepanettone diretto da Volfango De Biasi che non lascia il segno a causa di un canovaccio ripetitivo, seppure con un buon ritmo. Lillo e Greg sottotono, Arteteca noiosi, Ruffini e la Giovanardi fanno quel poco che possono. Per fortuna qualche sorriso arriva da Nino Frassica, purtroppo non utilizzato a sufficienza. Buona la location, ma il resto è mediocritá.
Ennesimo cinepanettone che col Natale non ha proprio niente da spartire se non la parola inserita nel titolo come specchietto per le allodole. De Biasi fa molti passi indietro rispetto al precedente Natale col Boss, che almeno aveva in Peppino Di Capri una ventata di novità e una nascosta vena comica. Qui siamo all'assurdo, con personaggi di una bruttezza unica e gag ridicole. Lillo versione Bud Spencer è una pena e Davoli è solo il ricordo di un attore. Arteteca inutili e Ruffini non pervenuto.
Cineopanettone di livello molto basso, come da copione da un po' di anni a questa parte. Questa volta la vicenda è ambientata in Inghilterra, dove i protagonisti pianificano il rapimento dei cani di Sua Maestà. Nonostante l'impegno dei protagonisti il livello del film non sale e non può risultare sufficiente. Lillo e Greg e Frassica ne escono bene, quantomeno per la voglia di fare, ma ciò non basta a salvare un film chiaramente insufficiente...
Per quanto la sceneggiatura sia poco consistente, prevedibile e infarcita dei soliti luoghi comuni che noi stessi perpetriamo sulla figura dell'italiano all'estero, questo nuovo tentativo targato Lillo e Greg di discostarsi dal solito cinepanettone fatto di corna e infatuazioni giovanili ha il pregio di provarci. Certo il risultato non va oltre qualche sorriso e una visione scacciapensieri, ma almeno il tentativo di scrivere due righe di storia va incoraggiato.
Le idee latitano e lo sviluppo narrativo mostra evidenti crepe ed eccessive facilonerie. Si sorride un paio di volte ma il resto mostra notevole verbosità fine a se stessa nonostante la simpatia del duo comico romano e di Davoli. Pessima la coppia partenopea, irritante la Giovanardi, inutile Ruffini; per quanto riguarda Frassica che dire... ripetitivo all'inverosimile.
Due fratelli estremamente diversi decidono di riabilitare la situazione economica del padre (un grande Ninetto Davoli) riscattando un ristorante a Londra. La coppia formata da Lillo e Greg funziona molto bene anche al cinema e il film ne è prova certa. Anche se alla fine si gioca sempre con la forzatura di alcuni dialettismi e in generale con gli stereotipi (in questo caso della cultura british), ci si riesce a divertire.
Veramente poca cosa: comicità che, come si diceva un tempo, non fa ridere neanche i polli. Già il fatto di scomodare la regina inglese sembra quantomeno azzardato, poi ci si mettono recitazioni scadenti e poco convincenti (vedi un quasi irriconoscibile Frassica) a peggiorare un prodotto poco valido di suo. Sprecati, come accade spesso ultimamente, i soliti Lillo e Greg.
Il film nel suo complesso non è poi così male: ha lo scopo di divertire e tra una gag e l'altra ci riesce. Situazioni decisamente improbabili ma che comunque riescono a mettere in risalto le capacità comiche della coppia Lillo e Greg: per risollevare la situazione del padre, in una Londra molto "british" si trovano tra diverse avventure rocambolesche.
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