Il mio amore per Rollin è incontrastato
Però, quando si mette a fare l'ambizioso e vuole ricalcare le orme dei suoi colleghi dell'ex nouvelle vague, il passo falso è dietro l'angolo
Al di fuori delle sue "vampire nude" e dell'horror viscerale, Rollin, si impantana in drammi esistenziali pieni di simbolismi e metafore
Pseudosottofellinata, adombrata da fassbinderianismi, con tocchi alla Marco Ferreri.
Pare di vedere un film di Peter Del Monte, alla fine, ma fatto peggio
La noia arriva quasi subito, il sesso e la violenza vengono accantonati e il viaggio/liberazione di due matte scappate dal manicomio (antiborghesi e emarginate) nelle mani di Rollin, francamente, sono un buco nell'acqua e la sua versione personale di
Avere Vent'anni risulta, alla fine, noiosetta e inconcludente.
Ritornano i temi della
Ragazza in amore, verso la fine c'è un pò di sex and violence (con la sempre presente Brigitte Lahaie, che, borghesona lesbicona, assieme alla sua amichetta, dopo essersi pastrugnate tra loro, si avventano su una delle due ragazze come fameliche "vampire nude"), c'è il mare d'inverno, e la chiusa finale surreal/visionario/lacustre e tipicamente rolliniana
Ma non basta a salvare questa sua opera ambiziosa (e fuori dalla sua portata autoriale) dalla mediocrità.