S is for Stanley - Documentario (2015)

Biopic di un’amicizia che da artistica diverrà umana troppo umana tra Kubrick e Emilio d’Alessandro, che da fido chaffeur diverrà progressivamente factotum ai limiti del mobbing. Sobillato da un Infascelli quasi in disparte, compone il cubo di Kubrick da un memento all’altro sintetizzando un quarantennio circa di una relazione tanto impegnativa e talvolta bizzosa quanto così profonda che, giunti alle luttuose dolenti note, la commozione del narratore si riversa virale in platea. Un must per kubrickofili ma altresì doveroso per chi del genio di Stanley ancora non si è fatto un'idea.

Interessante documentario che, narrando la storia di una particolarissima amicizia, aiuta a comporre un altro piccolo frammento di quel complesso puzzle dal nome di Stanley Kubrick. Lunga intervista impreziosita da immagini e documenti scritti di pugno dal geniale regista, che Infascelli confeziona con rispetto e professionalità. Per patiti di Kubrick.

Toccante documento sul mondo kubrickiano visto da un suo collaboratore importante che con lui visse per quarant'anni svolgendo le mansioni più disparate, dal trasporto da un capo all'altro di Londra del fallo di Arancia meccanica al sopralluogo alla villa di Eyes wide shut. Ricordi, manie, dedizione, animali, cimeli, il tutto narrato con una naturalezza, primi piani e dettagli quasi disarmanti. E il Kubrick inedito, i retroscena, sono lì. E si perdono, come disse Rutger Hauer "come lacrime nella pioggia". Bellissimo, istruttivo.

Commovente viaggio nella vita di uno degli uomini più fidati di Kubrick, Emilio D'Alessandro, il quale attraverso una serie di aneddoti e storie ci mostra un'amicizia autentica e duratura. Tra ricordi, risate ed emozioni, il tempo scorre piacevolmente e risulta molto gradevole scoprire alcuni segreti del regista e diverse sue debolezze e qualità. Buon documentario, da analizzare e scoprire in tutte le sue sfaccettature.

Lunga intervista al fido Emilio, che da chaffeur divenne la persona di fiducia di Kubrick. Tutto basato sui ricordi personali tra foglietti, aneddoti e telefonate, dà modo di capire quanto meticoloso fosse il regista americano e di sottolineare il suo lato umano, a cui hanno avuto accesso solo pochi privilegiati. Destinata ad appassionati soprattutto la carrellata di oggetti provenienti dai set.

Curiosa narrazione della storia vera del rapporto tra Stanley Kubrick e il suo autista personale e tuttofare, un italiano emigrato nel Regno Unito alla fine dei Sessanta. Ascoltiamo vari aneddoti dalla bocca del protagonista, scopriamo vari cimeli sparsi per la sua casa e ci immergiamo nell'atmosfera un po' pazzoide della villa di Kubrick. Niente di eccezionale, ma molto piacevole.

Interessante intervista-documento che conferma le manie e le passioni del grande regista statunitense filtrate attraverso gli occhi del suo assistente particolare, un italiano passato dalle gare automobilistiche a fare il factotum per il maestro della cinepresa. Il racconto è a tratti emozionante e lascia comprendere come, al di là del lavoro, tra i due si fosse creato un forte legame. Impressionante, ancora una volta, la capacità di programmazione di Kubrick anche riguardo alle più piccole cose del quotidiano.

Diario di una collaborazione umana, quella tra uno straordinario regista e il suo tuttofare. Infascelli realizza un documentario godibile che è anche un diario della "maniacalità" dell'artista e dello spirito di perfezionismo che alla base dei suoi film. Emilio D'Alessandro verosimilmente accentua l'importanza del suo ruolo (racconta che la preparazione dell'ultimo film di Kubrick fu interrotta fino a quando non tornò a lavorare con lui !),  ma è indubbia la complicità umana tra i due risultante da una ricca aneddotica che rende interessante ma non imprescindibile il documento. 

Curiosa, e umanamente coinvolgente, la storia dell'autista di Kubrick, un italiano emigrato in Inghilterra che per caso divenne il factotum del grande regista. Chi si aspetta grandi storie di cinema rimarrà deluso, perché il buon Emilio candidamente ammette di non aver mai visto un film di Kubrick fino in tarda età. E' una collezione di aneddoti della vita privata della famiglia Kubrick, alcuni interessanti, altri meno, altri francamente trascurabili. Cinefili e kubrickiani lo vedranno, gli altri possono astenersi.

Decisamente sorprendente. Il racconto del regista più misterioso della storia del cinema fatto da colui che è stato per tanto tempo il suo autista, con una regia solida. Ne esce fuori un ritratto di Stanley Kubrick che ci conferma la sua genialità ma che ci fa anche scoprire alcuni aspetti della sua umanità che non si conoscevano affatto. Comunque ci si innamora più del suo autista che non del regista...

Come contenuto presenta tanti aneddoti interessanti che convergono perlopiù sulle ossessioni del regista e sul suo privato. Si ha modo di raccontare anche delle produzioni che realizzava, ma sempre per riferimenti indiretti. Il documentario ha un suo stile e trasuda passione verso la figura emblematica di Kubrick, vista attraverso gli occhi e le "comande" ricevute dal suo autista e tuttofare. Il limite del racconto è che al di là delle foto non è possibile andare e la presenza quasi fissa di D'Alessandro in scena frena un po' le potenzialità. Finale toccante che vale mezzo pallino.

Il documentario racconta il rapporto di strettissima collaborazione che ha unito per decenni il gende Stanley Kubrick al suo uomo tuttofare Emilio D'Alessandro. Alla base del lavoro c'è il libro autobiografico scritto dallo stesso Emilio (con l'aiuto di Filippo Ulivieri) che sicuramente riusciva a sviscerare maggiormente le personalità dei due protagonisti nonché la relazione umana che li legava. Nel trasporre il tutto sullo schermo Infascelli ha dovuto giocoforza sintetizzare e quindi il risultato finale ne risente un po'. Rimane comunque un lavoro da vedere assolutamente.