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MMJ Davinotti jr
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L'IMPRESSIONE DI MMJ
Dopo una ventina di minuti e dopo che la situazione si è fatta concettualmente abbastanza chiara, si ha improvvisamente l'impressione che la logica perda di significato (cosa a dir poco frequente, per il cinema giapponese), che gli attori recitino a caso seguendo l'istinto e non un vero copione. Potenza della mentalità orientale! L'idea è semplice: siamo nella Foresta della Resurrezione e chi viene ucciso rischia di tornare in vita entro pochi secondi. Poiché il gruppo di protagonisti è composto da ex galeotti e gangster facilmente irritabili, è normale che le sparatorie comincino quasi da subito. E qui il regista si sfoga, con zombi che saltano fuori un po' ovunque ed effetti splatter perfettamente...Leggi tutto amalgamati al montaggio virtuosistico. La qualità di regia e trucchi è straordinaria, lo spettacolo lascia spesso senza fiato, l'azione è travolgente e si completa con musiche sincopate e ritmatissime. Alle classiche raffiche di pistolettate si aggiungono scontri volanti e colpi di arti marziali: il sangue scorre copioso, la cinepresa inventa inquadrature ingegnose. A non convincere, una volta di più, è l'assenza di un soggetto capace di andare oltre la ripetizione estenuante della medesima situazione. Nella foresta c'è uno dei 666 passaggi per l'altro mondo (da qui la zombificazione collettiva), va bene, ma tutta la storia che salta dal passato (indietro di 500 anni!) al futuro (avanti di 99) fa tanto HIGHLANDER dei poveri. Dimentichiamoci i dialoghi basici e concentriamoci allora sullo spettacolo, che abbonda e testimonia delle potenzialità incredibili del cinema orientale. E proviamo a non ridere troppo, di fronte ad atteggiamenti per noi assurdi.
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ChiudiTITOLO DAVINOTTATO NEL PASSATO (PRE-2006)
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- Quello che si dice un buon film:
Marcel MJ Davinotti jr., Puppigallo - Non male, dopotutto:
Undying - Mediocre, ma con un suo perché:
Il Gobbo
Da un'idea fulciana (le porte dell'Aldilà, situate qua e là) un film-luna park, di sbalorditiva fattura tecnica, e di programmatica, fumettistica bidimensionalità. Puro entertainment visivo, frullatone di stilemi e luoghi comuni di cinema di genere (di tanti generi), vorticoso come solo agli orientali riesce di fare. Gli amanti degli chambara-movies possono divertirsi con questa variazione post-moderna, purchè naturalmente non cerchino altro dal divertimento puro e semplice.
Contenitore ricolmo e straripante di stili e frenesie orientali: spade, yakuza, karate, pallottole, belle ragazze e zombi. La trama non ha senso, e non importa, a Ryuhei Kitamura. Quello che conta è il ritmo adrenalinico e l'effetto speciale, qui orientato verso lo splatter dissennato ed estremo: teste che saltano come fossero barattoli di salsa; pugni perforanti - come neanche Goldrake poteva lanciare - che attraversano corpi; uomini sezionati in due parti... e via di questo passo insanguinato. La notte dei morti-viventi, The killer e Mortal kombat sono i tre film cui Versus pare ispirarsi.
È un vero e proprio fumetto ma in carne e ossa, con protagonisti a dir poco fuori da ogni schema logico (sono in una foresta dove i morti tornano in vita con tanto di essere spietato e molto poco umano, a parte l'aspetto, praticamente indistruttibile; e loro che fanno, a parte uno che tenta la fuga? Stanno lì a massacrarsi e farsi massacrare). Il minutaggio poteva essere sicuramente ridotto, ma grazie a sfiziose scene d'azione macellatoria e a protagonisti a di poco fuori di testa, lo si segue senza sforzo fino all'epilogo, con una chiusa che gli fa meritare mezzo pallino in più.
MEMORABILE: Pugno nella schiena con estrazione del cuore e spuntino; Pugno sfondanuca con problema oculare; Spezzatino umano; "Era meglio se mi alleavo con lui".
Ryuhei Kitamura HA DIRETTO ANCHE...
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