Frantz - Film (2016)

Frantz
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Titolo originale: Frantz
Anno: 2016
Genere: drammatico (bianco e nero)
Note: Remake solo parziale di "L'uomo che ho ucciso" di Lubitsch. In bianco e nero con inserimento di sequenze a colori.
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TITOLO INSERITO IL GIORNO 1/10/16 DAL BENEMERITO XAMINI
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Xamini 1/10/16 18:15 - 1244 commenti

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Ozon sceglie il bianco e nero per portarci nel primo dopoguerra e raccontarci di sentimenti che rinascono a portare un po' di colore laddove proprio non si potrebbe. Il racconto non è perfetto, ma funziona, soprattutto sui volti dei due protagonisti: dolorante, quindi addolcito, quello di lei, ferito, severo e tagliente, ma non privo di speranza, quello di lui. Meritevole di una visione.

Myvincent 2/10/16 08:13 - 3722 commenti

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Una storia che pare concludersi nella prima ora e poi prende uno sviluppo verso aspetti nuovi che rivelano ancora una volta l'originalità ispirata di Ozon. C'è un giovane sensibile che ha conosciuto gli orrori della guerra e da qui vuole ripartire e c'è chi sembra aver perduto tutto. Impossibile non essere rapiti da questo intreccio il cui bianco e nero nel buio di un cinema ne aumenta le profondità.

Nancy 2/10/16 11:18 - 774 commenti

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Ozon si cimenta col melodramma rispettandone quasi tutti i cliché, dalla fotografia dai toni morbidi (un bianco e nero che vira al colore solo nei passaggi "immaginari", scelta un tantino scontata) ai cambiamenti repentini e poco motivati dalla sceneggiatura dei protagonisti (così così la Beer, molto meglio Niney). Un film che, a mio parere, rientra totalmente nei canoni, che non sorprende affatto e anzi alle lunghe può arrivare ad annoiare, riuscendo lo spettatore a intuire facilmente i risvolti della trama. Niente di imperdibile.

Rebis 21/11/16 16:28 - 2331 commenti

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"La vita è a colori ma il bianco e nero è più realistico" (W. Wenders): e al colore Ozon consegna la cifra del sogno, della menzogna, dell'inganno che tracima nel reale e lo infesta, lo nutre. Dentro un esercizio di stile di alto livello, un corollario di temi portanti (il nazionalismo, il brivido omo, il bildungsroman, l'emancipazione femminile) che si configura come una costellazione cinefila (da Hitchcock a Lubitsch): ma l'accuratezza del tratto, la complessità dei rimandi non genera necessariamente profondità di senso. Il cinema di Ozon è sempre più intelligente che emozionante.

Daniela 19/02/17 12:07 - 12606 commenti

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Nel film di Lubitsch il motivo che spingeva il reduce francese a recarsi presso la tomba dell'ex nemico tedesco era noto sin dall'inizio; Ozon adotta invece il punto di vista della fidanzata del morto per cui il film nella prima parte assume i contorni di un thriller sentimentale, per poi prendere strade diverse, con un tuffo/lavacro a cui segue un viaggio alla scoperta dell'altro che diventa, attraverso una prova di dolorosa disillusione, l'inizio di una nuova consapevolezza di sé. Bel melodramma morbido nella sua raffinatezza formale, ma con un nocciolo duro di dolore e rimpianto.
MEMORABILE: Gli anziani genitori ascoltano l'ospite suonare il violino del figlio

Capannelle 18/03/17 00:39 - 4394 commenti

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Ozon mantiene una cura formale e ricerca della profondità non comuni e anche se non tutto può tornare va detto che anche questa rilettura di un precedente lavoro di Lubitsch ha una sua certa eleganza e personalità, impersonate dalla Beer e da qualche altro protagonista. Niney dà il suo valido contributo, forse trascinando all'eccesso la smorfia di dolore e sbigottomento che lo contraddistinguono.

Lou 5/07/17 12:48 - 1119 commenti

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Ozon riprende un film del '32 di Lubitsch per proporre col suo tocco raffinato una storia di sofferta riconciliazione tra Francesi e Tedeschi alla fine del primo conflitto mondiale. Molti i temi affrontati, dal perdono alle bugie a fin di bene, dalla disperazione dei padri che avevano mandato i figli a morire a quella dei giovani sopravvissuti coi loro sensi di colpa. Il bianco e nero appropriato vira al colore solo nei momenti emotivamente più intensi. Un film coinvolgente, con due interpreti ispirati, lento ma con uno sviluppo ben articolato.

Galbo 6/07/17 05:49 - 12372 commenti

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Illustrato da una suggestiva fotografia, un melodramma amoroso ed esistenziale, nonché una delle opere più mature di Ozon. Diviso in due parti la prima delle quali rappresenta un corposo preludio alla seconda, quella della presa di coscienza e della maturazione della protagonista utilizzata quasi come metafora dell’uscita dell’Europa dagli asti della grande guerra laddove la prima cominciava a “seminare” il terreno di coltura del conflitto successivo. Profonda e ricca di sfumature la caratterizzazione dei personaggi. Da vedere.

Kinodrop 5/10/17 18:05 - 2909 commenti

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Sullo sfondo degli orrori della grande guerra, quando tutto sembra passato, un giovane francese reca dei fiori sulla tomba di un soldato tedesco. Suo malgrado, inseguendo la rimozione di un grave senso di colpa, sconvolgerà i sentimenti di coloro che incontra. Opera che calca volutamente uno stile e una psicologia "demodé" con un impianto raffinato che si affida al b/n "verità" e relegando solo certe parti al colore. La bella sceneggiatura "letteraria" che illumina la personalità dei protagonisti, dà modo a Ozon di confermare ancora le sue doti.
MEMORABILE: I due soldati in trincea; La progressiva consapevolezza di Anna; La famiglia Hoffmeister; Rancori e pregiudizi.

Giùan 16/02/18 09:22 - 4528 commenti

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Frantz: un nome, un'evocazione, un rimorso, l'ossessione, l'allusione e il fraintendimento. Frantz come sintesi di un cinema, quello di Ozon, pieno di coscienza di sè e talora pertinace nel suo ostinarsi a parlare all'intelligenza dello spettatore, spesso sfidandola. In Frantz c'è di diverso un sottofondo malinconico trattenuto (negli sguardi insieme fibrillanti e attoniti di Anna e Adrien), un fulcro sentimentale diluito quasi esasperantemente. Il controllo mitopoietico, che sobilla le aspettative di chi guarda per disattenderle, è ingiuntivo ma esemplare.

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Silvia75 28/01/24 02:18 - 154 commenti

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Germania 1919: un timido e distinto ragazzo francese porta fiori sulla tomba di un coetaneo tedesco, Frantz.. Conoscerà così i suoi genitori e la fidanzata di Frantz, Anna, una ragazza determinata e chiusa nel suo dolore. Un bel film con un tono sommesso, ottima regia e fotografia quasi tutta in bianco e nero. Un film antimilitarista ma anche sulla vita che sfugge. Da vedere.
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  • Discussione Noncha17 • 4/10/16 02:20
    Magazziniere - 1068 interventi
    Ah!

    Io l'avevo sentito dire da Marzullo e, me l'ha anche confermato un tizio che l'ha visto..soprattutto, per quel che riguarda i personaggi!

    Quindi, sarebbe un ri-adattamento..?
    ..essendo stata, in origine, un'opera teatrale!
  • Discussione Zender • 4/10/16 08:21
    Capo scrivano - 47698 interventi
    Beh però se lo scrive anche Imdb di solito ha gli elementi per farlo. Nel senso che anche se prende poi un'altra strada ha attinto alla sceneggiatura precedente e in quanto tale può definirsi remake.
  • Discussione Rebis • 4/10/16 10:17
    Compilatore d’emergenza - 4419 interventi
    Ma si, certo, come preferite.... la definizione di remake non è certo scientifica. Facevo solo presente che Ozon ha spesso usato altri film per comporre i suoi, in questo caso c'è sicuramente una fonte preponderante.
  • Discussione Noncha17 • 4/10/16 11:32
    Magazziniere - 1068 interventi
    Su Wikipedia francese è spiegato bene:

    È liberamente ispirato ad una pièce di Maurice Rostand, "L'homme que j'ai tué", che era già stata ripresa nel film americano "L'uomo che ho ucciso" (1932) di Ernst Lubitsch.

    Sarebbe un Remade, a questo punto..che dite?


    @Zender: Ricorda che, su IMDb, chiunque può segnalare una cosa. Poi, può esser valutata giusta o sbagliata..
  • Discussione Zender • 4/10/16 17:50
    Capo scrivano - 47698 interventi
    Non so che dire... Allora magari non lo è in effetti.
  • Discussione Nancy • 4/10/16 19:44
    Fotocopista - 147 interventi
    Ho partecipato alla conferenza stampa del film a Venezia. E' liberamente ispirato a Lubitsch a detta di Ozon (nessun discorso sulla pièce, mi par di ricordare). Poi il film di Lubitsch non l'ho visto, quindi non so dirvi di più di quello che ho sentito.
    Ultima modifica: 4/10/16 19:45 da Nancy
  • Discussione Daniela • 23/02/17 17:30
    Gran Burattinaio - 5925 interventi
    Provo a fare il punto sulla questione se Frantz sia o meno un remake, a parte le dichiarazioni di Ozon che, come ricordato da Nancy, ha detto di essersi liberamente ispirato al film di Lubitsch L'uomo che ho ucciso.

    Ho visto il film di Ozon pochi giorni fa e quello di Lubitsch, conosciuto in precedenza solo per fama, proprio oggi pomeriggio, quindi sono fresca della visione di entrambi.

    Il film di Ozon è senza dubbio un remake, ma lo è parzialmente, si può dire al 50%.
    Un dato da tenere presente è il metraggio, dato che i due film hanno una durata molto differente: 76 minuti quello del 1932, 113 minuti quello recente.

    Per tutta la prima parte il film di Ozon è un remake di quello precedente, di cui ricalca non solo la trama a grandi linee ma anche singole scene (ad esempio, la scena chiave del discorso pacifista del padre del soldato morto in guerra è quasi identica), anche se Ozon inserisce ambienti e situazioni non presenti nel vecchio film (le visite al cimitero, il ballo paesano).

    Da un certo punto in poi invece i due film prendono strade diverse:

    SPOILER

    Nel film di L. la confessione del reduce francese alla fidanzata dell'uomo che ha ucciso avviene nella camera di questi, in una sequenza che precede quella finale, in cui si vede il giovane suonare il violino accompagnato dalla ragazza, sotto gli occhi felice dei due anziani genitori del soldato morto, ai quali, a quanto ci è lasciato credere, non verrà mai rivelata la verità.

    Nel film di O. il "concerto" a due precede la confessione che avviene in un altro momento, durante una visita del reduce al cimitero.
    Siamo al minuto 48 del film che, una volta concluso il faccia a faccia drammatico fra i due personaggi, continua per un'altra ora abbondante prendendo una strada del tutto diversa rispetto al predecessore (anche se nel finale conferma la "felice ignoranza" dei sue anziani).
    Alla confessione fa seguito infatti una reazione diversa della ragazza ed il ritorno a Parigi del giovane, con tutto quel che ne consegue.

    FINE SPOILER


    Considerato quanto sopra, ritengo che occorra far espresso riferimento nella scheda del film di Ozon a quello di Lubitsch, date le evidenti similitudini, magari precisando che si tratta di un "remake parziale" (o altra definizione simile).
    Ultima modifica: 23/02/17 17:42 da Daniela
  • Discussione Zender • 23/02/17 18:49
    Capo scrivano - 47698 interventi
    Ok, aggiunto in note.
  • Curiosità Daniela • 24/02/17 08:31
    Gran Burattinaio - 5925 interventi
    Il film è per buona parte della sua durata in bianco e nero ma contiene varie sequenze a colori, corrispondenti perlopiù a flashback di ricordi o sogni. In particolare è a colori la sequenza-chiave ambientata dentro la trincea.
  • Discussione Zender • 5/12/23 14:59
    Capo scrivano - 47698 interventi
    Segnala Achab50 nel commento (me il posto giusto è questo):

    Disattenzioni registiche sorprendenti: a esempio nelle case si usano ancora candele e lampade a petrolio in presenza di visibilissimi impianti elettrici, interruttori e prese di corrente. L'energia elettrica al periodo era già presente per cui non sarebbe stato fuori luogo usarla nel film. Inoltre Quedlimburg (la Città delle Badesse) non ha alcun fiume e buona parte del girato è effettuato altrove.