Anche i bancari hanno un'anima - Spettacolo teatrale - Miniserie TV (1979)

Anche i bancari hanno un'anima (miniserie tv)
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MMJ Davinotti jr
Durata: 2 episodi
Anno: 1979
Genere: teatro (colore)
Regia: Gino Landi
Note: Trasmesso il 27 maggio e il 3 giugno 1979  su Rete 2. Regia teatrale di Pietro Garinei. Musiche di Berto Pisano.

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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Lunga commedia teatrale (2h e 45'!) di Pietro Garinei (Gino Landi si occupa invece della regia televisiva) centrata sulla doppia avventura sentimentale di Mario Antoniotti (Bramieri), ispettore della Banca Commerciale prossimo alla pensione in procinto di recarsi per qualche giorno alla sede di Sulmona. Durante il viaggio in treno tuttavia incontra una seducente ragazza in abiti attillati (Tedesco) che lo irretisce, lo blandisce e lo convince a cambiare destinazione: non più Sulmona ma la ben più romantica Venezia, dove i due alloggeranno in una camera al Danieli per passare una notte indimenticabile. Il ritorno di Mario a Milano dalla moglie (Valeri), che lo accoglie con i bigodini...Leggi tutto in testa e la lucidatrice, è di quelli destinati a stravolgere il quotidiano: presentatosi con look giovanile (scambiato per gay dalla moglie), apparentemente rinato, Mario decide di dare un taglio al solito tran tran, perchè dalla vita è giusto pretendere di più! E così, dopo aver convinto lei a fingersi estranei per provare nuove sensazioni, il bancario riprende il treno e a Venezia porta questa volta la moglie, ripetendo quanto fatto con la bella amante scomparsa d'improvviso dopo quella notte. Interrotto qua e là da qualche numero musicale evitabile (discreti quelli del gruppo composto dai fratelli Farruggio, modesti quelli interpretati dal cast), uno spettacolo altalenante: vetusto e assai poco divertente nella prima parte con la Tedesco, dove Bramieri si finge (maldestro) seduttore per tener testa alla donna di mondo che lo incanta con le parole prima che col fisico, si riscatta nella seconda in cui alla Tedesco si sostituisce la brava Valeria Valeri, spalla ideale per le gag da marito frustrato di Bramieri. Scafata ma insieme ancora sufficientemente ingenua da ricordare come da fresca sposa s'aspettasse dal marito le prestazioni e il fisico del Perseo di Cellini, la disillusa Angela facilmente subodora la scappatella del marito (che s'è portato dietro lo Yorkshire della bella viaggiatrice con tanto di biglietto d'addio dicendo che entrambi appartenevano al direttore della filiale di Sulmona), ma sta al gioco per vedere fin dove lui la condurrà. E ci guadagna, perché rompere la routine - secondo un facile luogo comune - non può che far bene ad entrambi. La parte centrale, col confronto schietto tra i coniugi in casa, è la più spassosa, mentre quando il rapporto tra i due ricade nel sentimentale tenero da anziani alla riscoperta dell'amore si scivola in una melensaggine che sarebbe stato opportuno sintetizzare. Si capisce fin da subito che la comicità di Bramieri era già sorpassata nell'anno dell'uscita teatrale, legata a un avanspettacolo ormai destinato a scomparire, ma l'espressività e i tempi perfetti del bravo attore mantengono il tutto su livelli ancor oggi accettabili. Eccessivi in ogni caso certi tormentoni (il daiquiri che diventa "chiribiri", il collo da cigno da esibire fieri...). Scenografie di Giulio Coltellacci funzionali che con pochi elementi e strutture in ferro ricostruiscono lo scompartimento d'un treno, la suite al Danieli, l'appartamento di Milano e persino una breve parentesi in gondola sotto il ponte di Rialto. Certo resistere quasi tre ore non è impresa da poco e, causa anche certi lunghi stacchi cantati, si rischia di arrivare provati ai titoli di coda...

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 5/08/16 DAL DAVINOTTI
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Panza 7/04/24 21:40 - 1842 commenti

I gusti di Panza

In molte occasioni Bramieri si fa travolgere dal suo personaggio e gigioneggia eccessivamente nelle sue mimiche, pur riuscendo a donargli un candore realistico. L'atto in cui il protagonista si confronta con la giovane ragazza "assoldata" è la parte più frizzante, mentre nel prosieguo la vicenda scade in una certa ripetitività, forse inevitabile vista la lunghezza, anche nel ribaltamento finale con la moglie. Gli intermezzi canori non sempre si amalgamano con le parti recitate e spesso spezzano il ritmo. Uno spettacolo teatrale a tratti pesante, meno spassoso di quanto ci si aspetti.

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