Mister Chocolat - Film (2016)

Mister Chocolat
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TITOLO INSERITO IL GIORNO 8/04/16 DAL BENEMERITO RYO
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Ryo 8/04/16 23:59 - 2169 commenti

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Triste e malinconico racconto sulla vita di Rafael Padilla, che da attrazione esotica diventerà prima un clown di successo e poi coronerà il sogno di interpretare Shakespeare a teatro. Il film comincia con un ritmo forsennato che salta interi periodi di vita mostrandoci in pochissimo tempo il salto di qualità e di tenore di vita del duo clownesco. Pazzesca la tecnica di James Thiérrée, anche se la star del film è Omar Sy, veramente ottimo nel calarsi nel ruolo di Chocolat. Disturbante in alcune sequenze, beffardo e commovente nel finale.
MEMORABILE: Chocolat in carcere; La prima di Otello; Il declino finale.

Maxx g 10/04/16 14:00 - 631 commenti

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Film autobiografico su Rafael Padilla, primo nero a esibirsi nel mondo dello spettacolo. Lo sfondo è la Francia dei primi del '900 con tutti gli ovvi (quanto ingiusti) pregiudizi sulle persone di colore. Il film segue un tessuto narrativo consueto (scoperta-ascesa-declino) ma ha il pregio di catturare lo spettatore e renderlo molto partecipe. Omar Sy è bravo ma la prestazione di James Thierrèe è da Oscar. Da vedere.
MEMORABILE: Le prime esibizioni nel circo Delvaux; Il finale

Saintgifts 31/05/16 09:36 - 4098 commenti

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È quasi incredibile vedere come nella Parigi dei primi del Novecento il pubblico si divertisse alle esibizioni del clown bianco Foottit (James Thierrée) e dell'augusto Chocolat (Omar Sy). La novità è la spiegazione, ancor più che l'augusto fosse di colore. Veloce nella prima parte per dare spazio al dramma di Rafael Padilla dopo aver raggiunto la notorietà attraverso e seguendo idee altrui, con sottomissioni di lusso (ma sempre sottomissioni) difficili da sostenere nel tempo. Interpretazioni in linea coi personaggi; è il bianco a prevalere.
MEMORABILE: Le movenze di James Thierrée hanno molto del suo famoso nonno Charlie Chaplin.

Daniela 31/07/16 23:13 - 12606 commenti

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Chocolat presenta alcuni pregi, in particolare la prova di Thierrèe, vero artista circense, ma anche i difetti dei biopic troppo romanzati che, quasi non fidandosi del loro stesso soggetto, tendono a accumulare elementi di contorno, momenti topici, occasioni di pianto. Sy interpreta il protagonista con la consueta esuberanza ma fatica a farci comprendere le ragioni della sua volontà autodistruttiva: al di là del generico razzismo di cui è sporadicamente vittima, è famoso, ricco, amato dalle donne. Stanco di prendere calci? Ma è il ruolo dell'Augusto e se si è il più famoso Augusto del tempo...
MEMORABILE: Il numero iniziale in cui Thierrèe si esibisce da solo davanti al direttore del circo

Galbo 22/11/16 05:50 - 12372 commenti

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Tra i primi clown e attori di colore, Chocolat viene raccontato nei passi salienti della sua vita in un film con luci e ombre. Buona la realizzazione tecnica, con un'ottima ricostruzione ambientale della città di Parigi d'epoca; bravo Omar Sy ma di più James Thierrée comico in scena e malinconico nella vita, come nella migliore tradizione degli artisti circensi. Dove il film appare limitato è nella narrazione biografica piana e prevedibile, senza sorprese e tocchi personali da parte del regista. Vedibile, ma non memorabile.

Nando 28/04/17 17:41 - 3806 commenti

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Una pellicola biografica che mostra una certa malinconia che culmina con il triste finale. Nel mezzo una Parigi agli inizi del '900 in cui si fanno strada due simpatici clown. Sy lavora con impegno ma sicuramente la palma del migliore spetta a Thierrèe, vero artista circense. Tra qualche episodio di razzismo e di autodistruzione si assiste a una pellicola piacevole.

Didda23 10/01/20 14:39 - 2424 commenti

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Scoperta, ascesa e declino di uno dei primi artisti di colore della Parigi del Novecento. Omar Sy è bravo a dare forma (soprattutto con le movenze) a un personaggio non certo facile, supportato da uno strepitoso Thierrée che sembra nato per il ruolo. Sceneggiatura che percorre i classici topoi del genere senza inventarsi nulla di particolarmente originale sia nella costruzione narrativa sia nella composizione dei dialoghi. Di assoluto livello, invece, la ricostruzione degli ambienti e dei costumi. Il tema razziale è predominante, soprattutto nella parte finale.
MEMORABILE: Thierrée che intravede in Sy un clown di talento; L'approdo a Parigi e i primi guadagni; Il vizio per il gioco; La svolta teatrale.

Puppigallo 30/05/20 10:35 - 5250 commenti

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Discreta pellicola che narra la triste, vera storia dell’artista chiamato Chocolat (bravo Omar Sy), che faceva da spalla a un bianco nelle clownesche esibizioni, anche se era lui la vera attrazione. Si tratta della classica pellicola “Poteva essere, ma non è stato”. Sembra infatti che lo spinoso argomento principale (il razzismo) sia trattato piuttosto frettolosamente, a parte quando il protagonista si ritrova in carcere e il compagno di cella gli apre definitivamente gli occhi. Il resto è un po’ troppo costruito, artificioso (bisognava sporcarsi di più le mani registiche).
MEMORABILE: La locandina, dove Chocolat ha fattezze scimmiesche; Lo schiaffo reso, che sancisce la fine del sodalizio; Nella baraccopoli.

Camibella 8/01/21 00:01 - 277 commenti

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Biopic sul primo clown di colore nella Francia di fine '800, Rafael Padilla in arte Mister Chocolat appunto. È un film che, come un buon vino pregiato, si beve tutto d'un fiato perché sa unire oltre al mero spettacolo di intrattenimento anche un ben rappresentato spaccato sulla vita delle persone di colore nel XIX secolo, vessate e derise, a cui l'artista cerca in qualche modo di ribellarsi. Ottima prova attoriale di Omar Sy, ormai elevatosi al rango di attore di caratura internazionale e bravissima anche la sua spalla in scena, James Thierrée, ma nel complesso tutto funziona bene.

Pigro 28/02/21 11:10 - 9623 commenti

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Un biopic che si propone più come uno spunto di riflessione sul presente che non come rievocazione storica. E così la vita del primo clown nero nella Francia della Belle Époque diventa paradigma della questione razziale e Chocolat assurge, forzando la realtà biografica con numerosi episodi concettualmente fondamentali ma inventati (come la prigione e l’Otello), a proto-paladino dei diritti civili. È l’attualità politica, non la filologia, a sostenere bene questo film, anche grazie a un’ottima ricostruzione e a interpretazioni di pregio.

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