Mistress America - Film (2015)

Il duo Baumbach-Gerwig inscena una specie di farsa metropolitana puntando l’attenzione sui singoli e lasciando in disparte NY. Operazione che suona falsa nei suoi sviluppi, dove i protagonisti si spalleggiano ma come se fossero reciprocamente estranei. Anche i dialoghi sofisticati affondano tra una coppia nerd che non c'entra nulla, isterismi assortiti e crisi matrimoniali da minorati (ci mancava anche il terapista da due soldi). Qualcosa si salva perché il ritmo è alto, ma l'idea che chi vive a Manhattan è alienato ormai ha stancato.

Problemi piccoli e grossi di due amiche (anzi, sorellastre) a NY. Stile genuino, verbosità alta ma efficace e qui sta il pregio maggiore del film (vedasi ad esempio la reunion nella casa dell'ex che raggiunge buoni picchi di cinismo surreale, di stralunata catarsi). Attori tutti in palla che confermano la supremazia della scuola americana; lo stesso si può dire della sceneggiatura, che permette un gradevole equilibrio per tutta la durata della pellicola.

Lo spumeggiante rapporto tra una giovane aspirante scrittrice e la sorellastra che ha ambizioni da ristoratrice. Commedia metropolitana in cui (come spesso accade per le pellicole di Baumbach) è prioritaria la caratterizzazione dei personaggi, spesso stralunati e rifuggenti la concretezza, ma dotati di una loro purezza. Dialoghi e ambientazione molto curati, così come la prova degli attori, Greta Gerwich (anche sceneggiatrice) in testa. Un buon film.

Un discreto prodotto di "scuola" e di mestiere non indegno del regista di Frances Ha. Sceneggiatura dal taglio psicologico che rivela nelle due brave protagoniste gli slanci e i sogni, alternati a crude prese di coscienza. In una New York quasi assente si svolge una storia di formazione e di emulazione reciproca tra le due sorellastre, tra rivalità, ingenuità e bisogno di protezione. La commedia possiede inoltre un'efficace componente teatrale che ha il suo picco nella riunione di tutti i personaggi, in scena nella lussuosa villa di Dylan.

Matricola in un college neyworkese, Tracy si sente sperduta nella grande città fino a quando incontra Brooke, in procinto di diventare sua sorellastra, una trentenne piena idee e progetti... Storia di un'amicizia basata sull'apparenza (Brooke non è una persona sicura di sé come vuol far credere) e sul sotterfugio (l'aspirante scrittrice Tracy studia le debolezze dell'altra per trarne spunti letterari) e per questo destinata ad incrinarsi. Film malinconico, anche se a tratti ilare (il raduno a casa del'ex è spassoso): si fa seguire con interesse ma lascia una sensazione d'incompiutezza.

Una giovane studente conosce la sua sorellastra durante il suo soggiorno nella Grande Mela. Film con tutti i crismi alleniani: dialoghi da opera teatrale e momenti che oscillano fra il "nevrotico" e il sentimentalismo. Non annoia e si lascia piacevolmente guardare. Niente di eccezionale infine, ma assolutamente consigliabile per gli amanti del genere. La Gerwig risulta molto convincente (specie in versione originale). Discreta la colonna sonora.