L'ispettore Lavardin - Film (1986)

L'ispettore Lavardin

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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Non avrà forse il perfetto physique du rôle, Jean Poiret, ma il suo ispettore Lavardin, per merito della ficcante sceneggiatura di Chabrol e Dominique Roulet, è un personaggio acuto, arguto e ferocemente sarcastico. Quanto basta per portare comunque oltre la sufficienza qualsiasi poliziesco. Qui indaga sulla morte di uno scrittore cattolico che ha appena fatto bloccare per blasfemia una rappresentazione teatrale in paese (siamo nella zona di Saint-Malo). Per questo colpisce che il suo cadavere venga rinvenuto nudo in spiaggia con la scritta “porco” sulla schiena. Lavardin raggiunge la vedova (Lafont) che, scopriamo, altri non è che una sua vecchia fiamma sposatasi una prima volta e, alla morte...Leggi tutto del primo marito, risposatasi con lo scrittore. Vive con il fratello “collezionista di occhi” (Brialy) e la figlia tredicenne Véronique (Clair), avuta dal primo matrimonio. Accolto piuttosto freddamente non solo dalla gelida vedova, Lavardin si stabilisce in villa creando tensione continua tra gli occupanti, del tutto disinteressati della morte di un uomo amato da nessuno. La madre non fa filtrare una parola sui motivi che potrebbero essere alla base del delitto, lo zio si scopre essere gay e ha una relazione con il giovane regista dello spettacolo teatrale, il proprietario (Bideau) del locale dove il defunto spesso si recava nasconde traffici di droga e prostituzione e persino la giovane Véronique si rivela essere meno innocente di quanto l'apparenza potrebbe far credere. Chabrol affonda la lama in un ambiente borghese torbido, non ha pietà per nessuno e orchestra un buon giallo in cui comunque è sempre la presenza forte dei personaggi a caratterizzare le scene. Al di là di un ottimo Poiret, costantemente pronto a passare dalla cortesia alla fermezza quando non (capita spesso) alle maniere forti sfruttando i propri “poteri” di sbirro (o flic, come dicono i francesi), non si possono non citare la bella performance di Brialy, misurata e ambigua come richiede il suo Claude, l'altera freddezza di una ancora seducente Lafont e un Bideau laido e falso. La storia fila, la regia di Chabrol sa variare bene gli scenari, la qualità dei dialoghi fa salire il livello. E così, anche in presenza di un intreccio non particolarmente originale, il film può dirsi riuscito, lontano da reali tentazioni da thriller e semmai più vicino al giallo o al poliziesco, considerata la centralità delle indagini. Profondamente francese nelle caratterizzazioni, efficace quanto basta. Il finale, un po' troppo diluito, lascia comunque capire la spudoratezza dei protagonisti e la loro non facile collocabilità in ambiti tradizionali.

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 11/03/16 DAL BENEMERITO COTOLA POI DAVINOTTATO IL GIORNO 18/09/19
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Cotola 12/03/16 00:01 - 9043 commenti

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Buon giallo chabroliano in cui il regista francese continua, come nella maggior parte delle sue opere, ad analizzare il marcio della provincia francese e lo fa nascondendo bene le carte (come in un vero e proprio film di genere), così da interessare ed avvincere lo spettatore fino alla fine. L'elemeno più interessante del film è però la figura dell'ispettore Lavardin che incarna un senso della giustizia diverso dal senso comune: gli interessa più una giustizia etica che quella tesa al trionfo della verità. Ciò lo rende pericolosamente ambiguo e proprio per questo intrigante ed affascinante.

Gius 11/10/17 13:32 - 40 commenti

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Primo film con Jean Poiret come ispettore Lavardin. Pur essendo guardabile, la figura dell'ispettore risulta antipatica e contradditoria e non brilla neanche Poiret come attore, qui inespressivo più che mai. Forse uno dei Chabrol meno riusciti. L'ispettore si comporta alla fine come gli odiati cattolici borghesi finiti come sempre nel mirino del regista. Un intermezzo in cui compare un vecchio amore (la moglie dell'ucciso dall'ispettore) non ravviva l'insieme. Nel cast anche Jean-Claude Brialy, ottimo come sempre.

Rocchiola 3/08/18 11:13 - 966 commenti

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Dopo Una morte di troppo torna l’ispettore interpretato da Jean Poiret per risolvere un nuovo e misterioso omicidio di provincia. Questa volta il personaggio entra da subito in scena ma la solfa non cambia, con un'indagine sonnolenta e piuttosto ingarbugliata e il solito sguardo sulla famiglia borghese. A parte Brialy nella parte di un eccentrico gay, gli altri interpreti sono piuttosto statici. Insomma, come per il film precedente, discreto ma facilmente dimenticabile ed è un peccato, perché la figura di Lavardin poteva essere sfruttata meglio.
MEMORABILE: Il cadavere nudo sulla spiaggia; Gli occhi di vetro dipinti da Claude; La conclusione con la giustizia morale di Lavardin che prevale sulla verità.

Giùan 9/11/20 10:44 - 4559 commenti

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Coriaceo come il carattere del suo protagonista (quel bel tomo d'uno Splillane a la vinaigre di Poiret), questo secondo episodio di Lavardin sottolinea ancor più la sua ascendenza "seriale" (non a caso Chabrol scolpirà il personaggio in 4 successivi film tv). Scritto con notevole cipiglio, corretto dalla giusta dose di sarcasmo (il personaggio della "innocente" Veronique), diretto con notevole dinamismo, concentra la propria tensione più che sulle maglie della trama sulla centralità e l'intreccio dei ruoli, dall'eccentrico Brialy, a Bideau faccia da schiaffi alla "nostalgida" Lafont.
MEMORABILE: L'incipit con la cena in famiglia; Gli occhi collezionati da Brialy; Poiret che si rivolge al collega gendarme appellandolo "Watson".

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  • Homevideo Rocchiola • 3/08/18 11:15
    Call center Davinotti - 1255 interventi
    Come per il film gemello Una morte di troppo, questo film è stato pubblicato in DVD dalla PFA, un prodotto di buona qualità con un video panoramico in 16:9 decisamente pulito e dalla definizione discreta ed un audio italiano 2.0 di buon livello.
  • Curiosità Buiomega71 • 2/10/19 19:07
    Consigliere - 25998 interventi
    Direttamente dall'archivio privato di Buiomega71, il flanetto di Tv Sorrisi e Canzoni della Prima Visione Tv (Ciclo: "Una certa idea della Francia", mercoledì 18 gennaio 1989) di L'ispettore Lavardin: