Una vera sorpresa, uno dei fantathriller paranoici più penetranti (in tutti i sensi) degli anni '90 (ridicole le recensioni che ho letto su alcune riviste "in" di cinema, da gettare via!).
Il cinema complottistico degli anni '70 si sposa con la sci fi anni 50 (
Ho sposato un mostro venuto dallo spazio, gli
ultracorpi siegeliani), con sprazzi del
Rosemary's Baby polanskiano (già a partire dal look alla Vidal della Theron), schegge del
Progeny yuzniano e una chiusa finale raggelante, che stà tra Il
Villaggio dei Dannati e gli
ultracorpi ferrariani.
Impreziosito dalla straordinaria fotografia dell'ex spielberghiano Allen Daviau, da una tensione montante, da un angoscia e da un inquietudine che non lascia respiro, di un terrore sottopelle in crescendo e da alcuni momenti davvero terrifici (il suono della "cosa" aliena nello spazio, le pillole abortive, la "folgorazione" suicida nella doccia, lo sguardo di ghiaccio della Theron nel pre-finale a base di acqua e scosse elettriche, le crisi di Nick Cassavetes), fanno entrare questo piccolo gioiellino (davvero sottostimato) nel rango dei miei nuovi cult movie.
Rand Ravich, poi, regala momenti registici da antologia (la festa sulle note di
May Way cantata dai Sex Pistols, la Theron e le allucinazioni perverse in metropolitana, la Theron che balla il mambo a piedi nudi mangiando panna spry, la vhs rivelatrice, la Theron-in preda a schizofrenia femminea e divorata dalla paronoia-che, chiusa in bagno, tenta di fagocitare le pillole per abortire, lo scontro tra un luciferino Deep dal vago sentor alla
Shining), con soluzioni visive non banali (le telecamere dell'ascensore, la Theron, quando sopre di essere incinta, nei corridoi della scuola circondata dai ragazzini che si muovono in velocità), anche se non del tutto riuscito (e a rischio ridicolo) il mostrare i gemelli nel pancione (stile
Citizen Toxie), creati da Kevin Yagher.
Il gran finale mozzafiato suggella questo piccolo cult, purtoppo-a oggi-unica prova registica di uno sceneggiatore di film non memorabili, che di stoffa narrativa ne ha da vendere
Di culto un Johnny Deep ingrifato, che sente il battito sanguigno della Theron, in una scena di sesso all'impiedi notevole (non disdegnando un linguaggio quasi da film porno), e le visioni televisive dello stevensiano
Ho Sognato Un Angelo
Attorialmente e un piacere ritrovare (anche se in ruoli marginali) la Blair Brown di
Stati di Allucinazione e la Samantha Eggar di
Brood
Per il sottoscritto una vero e proprio gioiellino sottovalutato.