Sanjay's super team - Corto (2015)

Mentre il padre, di religione induista, prega, il figlioletto fantastica di combattere un mostro a più teste insieme a tre divinità induiste. Si ride una volta, all'inizio del corto, poi la lunga parentesi onirica ci propone effetti inutilmente spaventosi e animazioni psichedeliche poco raffinate. Volevano forse omaggiare Bollywood o preparare il terreno a nuove saghe? Comunque fosse, da cestinare.

Corto abbastanza insulso che prova a coniugare supereroi e induismo (la tradizione e l'innovazione?), ma l'unico risultato che riesce a centrare è quello di spaventare i più piccoli (almeno dal livello delle grida di quello seduto accanto a me e di altri sparsi per la sala) con mostri ululanti a più teste. Non ho nemmeno provato tutto questo calore umano guardando il rapporto tra padre e figlio e ancor meno ho sorriso. Non male i colori della Trimurti, ma per il resto si può tranquillamente dimenticare. Bocciato.

Il padre induista fatica a distogliere il figlioletto dai suoi cartoni animati preferiti per indurlo a pregare le divinità tradizionali, ma il bambino impara ad apprezzarle immaginandole impegnate in uno scontro con un supercattivo... Ispirato all'infanzia del regista, un corto in cui lo spunto vale più della realizzazione tecnica, meno ispirata che in altre occasioni. Inoltre il contenuto non pare adatto al pubblico dei più piccini, per cui poco felice risulta l'abbinamento con il lungometraggio Il viaggio di Arlo.

La religione spiegata ai bambini: praticamente un videogame di supereroi (anche se la morale dovrebbe essere l’esatto contrario). Facile farlo con l’induismo: la sfida vera sarebbe stata con le religioni monoteiste (qui sembra addirittura una presa in giro di quella mitologia e dei suoi credenti). Ma d’altronde si tratta di un corto scherzosamente autobiografico del regista di origine indiana. E però, a parte le belle espressioni del viso di padre e figlio, il film non brilla di originalità o profondità. Peccato.