Il club - Film (2015)

Il club
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TITOLO INSERITO IL GIORNO 14/02/16 DAL BENEMERITO DANIELA
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Daniela 14/02/16 11:01 - 12661 commenti

I gusti di Daniela

Alcuni uomini relegati in una casa ai margini di un paese costiero insieme ad una donna badante/carceriera: lei è una suora, loro sacerdoti che devono espiare le colpe commesse con la penitenza. Lontano dagli occhi di Dio e degli uomini, ma non da quelli di Santa Madre Chiesa... Larrain mostra una istituzione che si regge su rituali vuoti, costrizioni contro natura che figliano abomini, ipocrisie da facciata imbiancata, senza speranza perchè i metodi della "nuova Chiesa" non sono differenti dai vecchi e le vittime sono inchiodate al loro ruolo. Film cupo, duro, un grumo di umana sofferenza.
MEMORABILE: Il pianto disperato di Padre Vidal (Alfredo Castro, intensissimo)

Myvincent 15/02/16 07:46 - 3741 commenti

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Una finzione estremamente "realista" racconta di un manipolo di preti "sconsacrati" (che vivono in una casa la loro vecchiaia, lontani dal mondo, ma non da se stessi) e del loro passato sconcertante. Ecclesiastici più vicini al demonio che a Dio dentro una storia feroce di occultamenti e protezioni, dove l'uomo esce sconfitto di fronte al male puro. Lo stile personalissimo rende quest'opera molto interessante e quasi sperimentale.

Rebis 4/03/16 10:18 - 2337 commenti

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Il club è il luogo del rimosso, l'inconscio della Chiesa cattolica, che dall'alto delle istituzioni vaticane emana direttive, controllori armati di allegorie per marginalizzare il non riconosciuto; che nella presunzione del Bene, intende l'uomo come mezzo e non come fine, consegnando le vittime in mano ai carnefici. Luce e tenebra collassano in un grigio limbico e indefinito: la messa a fuoco cede alla progressiva rarefazione della morale e il confessionale dichiara solo l'incapacità di contenere l'uomo nell'umano.

Giùan 5/04/16 11:07 - 4559 commenti

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Dopo la parentesi di vitalità "iridata" de I giorni dell'arcobaleno, il cinema di Larrain torna a rifrangersi delle plumbee tonalità che gli appaion più congeniali, inabissandoci nei rimossi non solo d'una nazione (il Cile) e d'una fede (quella cattolica), ma di una intera comunità dolente, per la quale non c'è alcuna libertà dal peccato, nè sicurezza da ogni turbamento. Film adulto, impietoso, in cui la Misericordia fa la sua apparizione in sembianze eccentriche e perturbanti (Sandokan), all'interno d'un contesto "sicuro", dalla sconcertante provvisiorietà.
MEMORABILE: Il monologo di Sandokan, recitato a mò di blasfema oratoria, sui soprusi subiti dai preti; Padre Garcia che "inquisisce" gli abitanti della Casa.

Galbo 18/05/16 07:02 - 12392 commenti

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Dopo avere esplorato con grande acume i contrasti polititici della storia recente del suo paese, il regista Pablo Larrain prende di mira la chiesa con altrettanto senso critico. Film doloroso ma necessario, che cerca e mostra "la polvere sotto il tappeto", rifuggendo dalla pietà pelosa e dal senso ipocrita della misericordia. Una sceneggiatura sobria e robusta e un gruppo di interpreti eccezionali, da lodare per la loro aderenza a personaggi sgradevoli. Da vedere.

Capannelle 1/07/16 20:11 - 4411 commenti

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Molto efficace l'essenza data ai personaggi e la costruzione di uno sfondo ambientale sporco, umanamente desolante che rimane credibile perchè non sfocia in particolari artificiosi, pur assestando colpi decisi. Un personaggio "bonificatore" e un finale ambiguo quanto basta e l'amara sensazione che certe problematiche non possano mai essere limitate, sia come luogo che come tempo. Larrain conferma la sua bravura, chirurgica anche la sceneggiatura scritta a tre mani.

Kinodrop 6/11/16 19:26 - 2948 commenti

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Un gruppo di sacerdoti scomunicati vive confinato in un'isolato paese della costa cilena, per espiare colpe indicibili e fare penitenza. Questa forzata comunità genera paradossalmente una spirale di rancori, di connivenze e nuove cattiverie, non sopite ma esaltate da vuoti rituali e da consumate metafore paraliturgiche. Opera cruda e coraggiosa, su argomenti tabù sia morali che politici, esaltata da una regia essenziale e cupa che non indulge a nessun tipo di giustificazione. Finale forse un po' troppo costruito per il contenuto trattato.
MEMORABILE: I cani "sacrificati"; L'isolamento assoluto dal resto della società.

Nando 6/07/17 17:39 - 3814 commenti

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Pellicola solida che come un macigno colpisce la struttura ecclesiastica con vigore evidenziando i mali nelle figure di quattro sacerdoti penitenti, una suora simil carceriera e un prete esaminatore non esente da peccati. Duro e cupo quanto basta, con linguaggio esplicito ma mai volgare. Interpreti appropriatissimi e una finale ambiguo che genera serie riflessioni.

Pinhead80 3/09/17 17:32 - 4758 commenti

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Un gruppo di preti in esilio forzato per la loro condotta si ritrova di fronte ai propri peccati quando un uomo li costringe ad uscir fuori allo scoperto. Intensa opera di Pablo Larraín che affronta la realtà inquietante della pedofilia nella Chiesa senza paura di sporcarsi le mani. Affonda il colpo mostrandoci questo club di diseredati che hanno perso ogni parvenza di umanità calandosi in un limbo esistenziale. Non può esserci contatto con l'esterno se non attraverso la violenza. Un purgatorio senza fine per anime destinate alla dannazione.

Pigro 29/11/19 09:59 - 9666 commenti

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La descrizione di una piccola comunità di preti spretati a causa di pedofilia e altri abusi è disturbante e affascinante al tempo stesso. Anziani meschini tra rimorso (poco) ed egoismo (molto), che riservano alla religione riti superflui, puntando semmai su riti pagani (le scommesse) che compensano privilegi e godimenti perduti. La fotografia in controluce cala la narrazione in un ambiente offuscato, come è il tema e come sono le azioni sempre più anomale, imperscrutabili, stupefacenti. Cupo e spiazzante.

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Mickes2 12/05/20 10:09 - 1670 commenti

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La Boca come limbo purgatoriale affacciato sul mare e sulle vie dell’inferno. Larrain, dopo la “trilogia della dittatura” affonda con passi da gigante e concentra il proprio sguardo sul lato più controverso e agghiacciante della Chiesa, un male oscuro e tenebroso che si addentra e va ovunque come polvere nell’aria, “pubblico” difficilmente estirpabile dalla mente di molti, traumatico, intrinseco all’essere umano e per questo immortale. Racconto senza sconti di privilegiati senza motivo, ove le giornate diventano tutte più orrendamente alienate.

Paulaster 16/12/20 10:42 - 4417 commenti

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Gruppo di preti scomunicati vive in una specie di esilio. Larrain non nasconde i privilegi che gli uomini di chiesa hanno nel non pagare i crimini commessi e nel contempo accusa l'assenza di vera penitenza e di riabilitazione. Ambiente volutamente scarno a richiamare una Dogville di persone che pensano a Dio ma si fanno giustizia da soli. Tra i protagonisti spicca Castro - che ha sempre una sfaccettatura in più degli altri - e il ruolo della sorvegliante, sempre ambiguo benché parli come una suora.
MEMORABILE: Il levriero soffocato; Il pianto di Castro; Il richiamo ai colonnelli della dittatura.

Bubobubo 12/07/22 12:38 - 1847 commenti

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In un piccolo villaggio costiero del Cile, quattro sacerdoti spretati accusati di crimini orrendi vivono appartati in una casa gestita dalla suora laica Mónica (Zegers). Quando un quinto elemento, padre Lazcano (Soza), si suicida sotto gli occhi di una sua vittima di abusi (Farías), il fragile equilibrio della comunità si infrange per sempre... Impietoso dramma di Larraín che colpisce duro, prima ancora che per l'evoluzione della vicenda, per gli assunti morali su cui si regge; tutti i protagonisti si credono vittime anziché carnefici, nessuna redenzione sembra essere possibile.
MEMORABILE: Il suicidio di padre Lazcano; Il destino dei cani del quartiere.

Magi94 6/04/23 11:44 - 952 commenti

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Gelido film sui panni sporchi che la chiesa inevitabilmente vuole lavare in casa. Geniale eppur sgradevole da vedere, lascia nello spettatore una costante sensazione di disagio che a tratti si fa forse pornografica ed eccessiva. Vengono rappresentate diverse facce della violenza, psicologica e non, ma forse il personaggio più inquietante è quello della suora dall'apparenza calma e serena. Il sentimento di pace aggressiva, di comprensivo giudizio tipico della tradizione cattolica, è rappresentato alla perfezione. Acuto il personaggio del prete coscienzoso ma pronto all'obbedienza.
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  • Discussione Cotola • 15/02/16 18:03
    Consigliere avanzato - 3844 interventi
    Lo aspetto da 9 mesi. Sono prevenuto in positivo perché Larrain mi ha sempre convinto appieno. Le quattro palle di Daniela rinsaldano la mia convinzione e fanno salire a mille le aspettative.
    Speriamo bene.
  • Discussione Cotola • 26/02/16 00:20
    Consigliere avanzato - 3844 interventi
    Il giorno del parto è arrivato: lo aspettavo da nove
    mesi :)

    Visto nel pomeriggio: un colpo durissimo! Devo pensarci un po' prima di scrivere la recensione. Fra un paio di giorni mi faccio sentire qui per chiedere anche il parere degli altri davinottiani.

    @Zender

    E' al cinema
    Ultima modifica: 26/02/16 00:20 da Cotola
  • Discussione Daniela • 26/02/16 07:00
    Gran Burattinaio - 5926 interventi
    E si, molto tosto, un pugno nello stomaco accompagnato da un calcio negli stinchi - e non è che col passare dei giorni l'impressione si attenua...
    Penso e spero che chi va a vederlo al cinema abbia qualche idea del contenuto e non si lasci solo guidare dal titolo sbarazzino, in italiano come in originale.
  • Discussione Brainiac • 21/03/16 16:13
    Call center Davinotti - 1465 interventi
    Grande esempio di crudeltà... quando mi sono ritrovato a distogliere lo sguardo nella dolorosa scena di sesso ho pensato alle centratissime opinioni di Daniela (il cui commento è uno dei pochi motivi mi abbia fatto avvicinare ad un genere che di solito skippo allegramente). Il film mi ha fatto pensare al Signore delle mosche per la nascita spontanea di codici brutali in condizioni d'isolamento coatto, a The cube per la costante oppressione emozionale di prigionieri impossibilitati ad evadere, vittime dei tranelli spietati della propria mente.
  • Discussione Schramm • 25/11/16 12:07
    Scrivano - 7694 interventi
    forse sia sul fronte estetico che quotidiano ne ho passate troppe, e sono diventato emotivamente refrattario alla crudeltà ma sull'aver distolto sguardo o udito non ci scommetterei. c'è molto, forse troppo, contenutismo ma larrain è un diavolo d'artista nel dissimularlo, anche se con innesti formali a dire il vero un po' leccati. e facciam basta col cantus in memory of benjamin britten per tenere sensorialmente in ostaggio lo spettatore nei passaggi più emotivamente intensi. è troppo facile e troppo comodo, puzza di patetismo e di ricattatorio lontano un miglio. tolta quest'iva del 40%, è comunque un gran bel colpo di maglio. ed è indubbiamente interessante la liminalità esasperata tra ciò che fonda una comunità e l'assoluta barbarie. come se senza questa non possa esserci comunità alcuna. bravo larrain, come sempre.
  • Discussione Daniela • 25/11/16 12:35
    Gran Burattinaio - 5926 interventi
    Schramm ebbe a dire:
    forse sia sul fronte estetico che quotidiano ne ho passate troppe...

    Un lungometraggio! Spero sia finita la dieta a base di corti e non si sia trattato di un fuoripasto unatantum...
    Quanto al film, confermo quanto scritto in precedenza: a me ha fatto stare proprio male anche fisicamente (lo so che sembra un modo di dire abusato, ma questa volta l'espressione "nodo allo stomaco" mi sembra appropriata), l'ho trovato di una crudeltà insostenibile. Uno di quei film che, visti una volta, chi se li dimentica più, anche volendo.
    Certo l'impatto dipende molto dal grado di sensibilità personale a certi soggetti e la pedofilia mi ha sempre fatto accapponare la pelle.
  • Discussione Schramm • 25/11/16 13:10
    Scrivano - 7694 interventi
    Daniela ebbe a dire:
    Schramm ebbe a dire:
    forse sia sul fronte estetico che quotidiano ne ho passate troppe...

    Un lungometraggio! Spero sia finita la dieta a base di corti e non si sia trattato di un fuoripasto unatantum...


    se vai a vedere il mio schedario noterai che è il terzo o quarto lungo censito da giugno a oggi. ho trovato una via, molto difficoltosa a dire il vero, per ripristinare l'a-tu-per-tu col cinema. anche se prima che ciò riaccada nella medesima maniera continuativa e compulsiva di un tempo temo proprio passeranno calendari.

    Daniela ebbe a dire:
    a me ha fatto stare proprio male anche fisicamente (...) l'ho trovato di una crudeltà insostenibile

    si lo è, non dico di no. ma sono forse provato io da troppe altre forme di crudeltà insostenibili al punto che l'arte non mi lede più. posso riconoscere l'impatto ma non accusarlo. è un danno enorme lo so, ma dopo gli ultimi mesi non potrebbe essere che così. ti dirò una cosa all'orecchio:

    >>>uno di quei film che, visti una volta, chi se li dimentica più, anche volendo

    quando le prendi grosse, del cinema dimentichi davvero tutto. anche l'abc linguistico...


    Daniela ebbe a dire:
    la pedofilia mi ha sempre fatto accapponare la pelle.

    non smetterò mai di domandarmi come sei fuoriuscita da un serbian film. non riesco davvero a immaginarlo...
  • Discussione Daniela • 25/11/16 19:01
    Gran Burattinaio - 5926 interventi
    Schramm ebbe a dire:

    non smetterò mai di domandarmi come sei fuoriuscita da un serbian film. non riesco davvero a immaginarlo...


    Provo a spiegartelo, sperando di non inanellare troppi sfondoni grammaticali:

    Serbian film ha picchiato duro, però tutta la parte finale, pur ansiogena, ha avuto anche un valore catartico: Pollicina sconfigge l'orco e quell'"incastro" (sai a cosa alludo) fa venir voglia di intonare l'alleluia.

    Per restare in tema, anche Silenced e Hope, che oltretutto si ispirano a veri fatti di cronaca, sono stati durante la visione pugni pesantissimi nello stomaco, ma contenevano entrambi figure portatrici di umanità e speranza: il giovane insegnante nel primo, la piccola con il suo coraggio e i suoi genitori con il loro amore infinito del secondo.

    Ed ora veniamo al Club: non c'è nessun personaggio con cui immedesimarsi o verso il quale provare empatia, neppure il tizio uscito fuori di testa per gli abusi subiti da bambino, ed anche la pietà che sorge spontanea davanti a tanta solitudine passa in secondo piano di fronte al disgusto. Quanto all'umanità, l'unico personaggio fra i principali che sembra non essere contaminato dal male e dall'ipocrisia è quello del cane...
    Per questo, una volta terminato il film, mi sono ritrovata come svuotata: ciglio asciutto ma freddo interiore.
    Ultima modifica: 25/11/16 19:06 da Daniela
  • Discussione Schramm • 29/11/16 13:05
    Scrivano - 7694 interventi
    danyta mia, passino silenced ed hope, ma il finale di serbian film catartico?! :O ma che versione ne hai visto? sei sicura di non aver spento a 5' dalla fine?

    Daniela ebbe a dire:
    non c'è nessun personaggio con cui immedesimarsi o verso il quale provare empatia

    empatia magari no, anche se mi è parzialmente scattata per il "teoremico" tutore/controllore barbuto (...sarà grave?!): però ecco, una grande pietas per un'umanità così degradata e ferita sì, tenendo a mente quel che diceva simone weil del rapporto a senso unico alternato tra vittima e carnefice e relativa perdita dell'innocenza. una pietà sempre in bilico tra l'essere fantozziana e buddista, però sì, posso parlare di pietà (non assolutoria, ma comprensiva). sarà forse grazie a quest'alveo fattosi trincea (frammisto a quanto scrivevo sopra sulla funzione estorsiva di certi elementi) che il film non mi ha emotivamente bastonato...
  • Discussione Daniela • 29/11/16 14:50
    Gran Burattinaio - 5926 interventi
    x Schramm

    Santa polenta: hai ragione!
    Scusami, imperdonabilmente ho fatto un corto circuito mentale fra due film di ambientazione balcanica.
    Ho scritto A serbian film ma ho descritto The Seasoning House (la catarsi c'è quando il fetentissimo personaggio interpretato da Sean Pertwee resta incastrato nel tubo). Mentre la catarsi non c'entra, per l'appunto, un tubo con il vero A serbian film, altra mazzata terribile che - come ne Il club - non mi ha offerto durante la visione alcun appiglio salvifico. Per questo, a conclusione del mio commento, avevo postillato "era meglio non averlo visto"...

    Quando al tutore/controllare barbuto, detestato profondamente: è un sepolcro imbiancato, uno dei fautori del seppellimento della polvere sotto il tappeto, la sua ipocrisia mi ha suscitato ancora più disgusto degli altri disgraziati che vivono nella casa.