Piccolo e oscuro cortometraggio sperimentale di grande effetto nonché primo ruolo cinematografico per un giovanissimo e ancora sconosciuto David Bowie, qui più magnetico e spettrale che mai. Un pittore è perseguitato dal soggetto della sua opera: da questa piccola premessa si innalza un climax sempre più claustrofobico guidato dal sapiente uso del bianco e nero, delle ombre e dell'ambientazione isolata, con più di qualche reminiscenza di Repulsion. Una gemma che merita di essere riscoperta e non solo dai fan del Duca Bianco.
Altro che Dorian Gray! Qui il ragazzo del ritratto si fa in carne e ossa e ossessiona il suo creatore che tenta inutilmente di ucciderlo. Un incubo para-psichedelico o un apologo filosofico? Certa è la buona tempra registica per un corto sperimentale torbido e angosciante, capace di guardare al tempo stesso alla claustrofobia di Losey, al surrealismo e all’underground americano. La ruvidezza del film alterna buone idee e qualche ingenuità giovanile, ma riesce a graffiare. Da segnalare il debutto di un Bowie luciferino.
Corto che vede l'esordio, alla regia, di Armstrong e, come interprete, di Bowie (all'epoca praticamente sconosciuto, essendo il film girato nel 1967). E' più curioso e interessante che riuscito, anche se indubbiamente sa trasmettere un autentico senso di angoscia e il finale può prestarsi a diverse interpretazioni. Buono l'uso del commento sonoro e l'idea di non dare spazio ai dialoghi. La resa finale però è condizionata dall'aver dovuto adattare, in fase di montaggio, il poco girato alla lunghezza minima per aver diritto ai finanziamenti.
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Il film fu girato in tre giorni e poi venne letteralmente tolto di mano al regista, nonostante questi avesse intenzione di girare altro materiale. La produzione affidò il materiale a un montatore interno, ma quello che si ottenne fu un corto della durata di 7 minuti e mezzo, tropppo pochi per ottenere i finanziamenti previsti dal fondo nazionale per la cinematografia. Venne quindi richiamato Armstrong che rimontò il tutto fino ad ottenere la versione definitiva (poco inferiore ai quindici minuti).
Il film ebbe la sua prima rappresentazione il 28 gennaio 1969 (precedeva la proiezione de "All'ovest niente di nuovo").