Aspettative bassissime, un sequel da noi solo in staight to video, perdipiù di un classico film di fantasmi, pronosticando noia e visione "sacrificata" al mero completismo.
Invece, in qualche molto, è stata una piacevole sorpresa. Niente di trascendentale, ovvio, ma un buon sequel, che tiene bene le atmosfere paludose e nebbiose del capostipite, sullo sfondo della minaccia della guerra (gli aerei tedeschi che solcano i cieli plumbei sopra la magione maledetta), con guardiani ciechi fulciani tra le rovine del villaggio (dei dannati) del film di Watkins, contorniati da bambini fantasma avvolti nella coltre nebbiosa cimiteriale, o incubi ospedalieri post parto degni di
Nightmare 5
Harper riesce nell'impresa di tenere ancora l'alone funebre e funesto della dama nera (poche apparizioni, ma di sicuro effetto), sa dosare bene location necrofore e ricalca (con reverenza) le orme di Watkins
C'è meno crudeltà sui bimbi (esclusa la piccola Joyce che tenta di strangolarsi da sola con il filo di Arianna, o il giovane Tom ritrovato morto tra fango e filo spinato) e la chiusa finale è a dir poco banalotta, tipica degli horror da bancarella (a differenza di quella fulminate e geniale di Watkins), ma tra un gramofono che gracchia inquietanti spiegazioni e dolorose vicissitudini personali, Harper tiene a galla questa "ghost story" derivativa, riuscendo nell'intento di non annoiare troppo, infilando buoni momenti e cambiando la prospettiva (la guerra, il giovane pilota, la dama nera che fa provare alla maestrina il suo stesso dolore per la perdita del figlio, affacciata alla finestra della stanza sciagurata )
Mi chiedo quanto Harper ami il cinema di Spielberg, visto che non solo preleva Jeremy Irvine da
War Horse, ma cita
Lo squalo nella sequenza delle insidiose e mortifere acque paludose , e, soprattutto,
L'impero del sole nel fittizio aeroporto militare, tra aerei di legno, fuochi e bambini affascinati dai velovi.
Nulla di cui strapparsi i capelli, ma , sondando le basse aspettative, un prodotto discreto, a suo modo ben realizzato, da un regista più a suo agio con i polpettoni televisivi di cui non avrei scommesso un centesimo.
E tra disegnini argentiani, nenie infantili alla
Chi l'ha vista morire?, giocando a nasconderella, pecorelle imprigionate nei reticolati, lapidi immerse nella nebbia, sussurri e grida, mani zombesche che ghermiscono sott'acqua e incubi di una maternità perduta,
L'angelo della morte si segnala come uno dei continuity meno deludenti di quanto si possa immaginare.
Consigliata la breve motion comic (che funge da trailer del film), narrata da Jeremy Irvine, sulle origini della dama nera, che si trova facilmente su youtube.
Chi sarà il prossimo a morire? Devi essere tu