La chiusura della trilogia di Almond/Bujold è forse l'anello più debole della catena; se i consueti scenari canadesi raggiungono qui il centro della storia (stavolta non siamo in pieno inverno), immergendo la vicenda in un paesaggio bucolico, lo script si fa sempre più incomprensibile e astratto, anche a causa di dialoghi rarefatti e montaggio arty. Rispetto a Isabel e Act of the heart è molto difficile trovare una chiave di lettura, ma la bravura della Bujold e l'oscura atmosfera - quasi pagana - della storia lo rendono interessante.
Una donna viene salvata proprio quando la morte nera si avvicinava e quindi introdotta in una comunità pacifica dedita alla pastorizia e all'agricoltura. Ma il suo intento è quello di ricostruire se stessa. Film desueto, si distingue per i contorni sfumati e le volute ambiguità interpretative che lo sospendono continuamente fra sogno e realtà. Alla fine questo non risolto, però, non aggiunge qualità, e il tutto è sostenuto dai paesaggi bucolici e da scorci naturali che ne aumentano la piacevolezza..
Geneviève Bujold HA RECITATO ANCHE IN...
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