È da molto che il duo Alessandro Paci/Massimo Ceccherini (che si presentano con il nome “I due mendi”) fa cabaret, ma è da poco che hanno raggiunto (soprattutto Ceccherini) il grande successo. Dapprima grazie ai superincassi dei pieraccioniani IL CICLONE e FUOCHI D’ARTIFICIO, poi anche in versione solista. Così ecco che Cecchi Gori recupera lo spettacolo teatrale che li ha portati con Carlo Monni in giro per l'Italia e ce lo propone in cassetta: si tratta di una versione riveduta e corretta del collodiano Pinocchio (da Nuti a Benigni i toscani...Leggi tutto prima o poi ci si confrontano), condita dal classico turpiloquio da sempre caratteristico di Ceccherini. Pinocchio (Paci) è un burattino moderno, che abbandonato Geppetto incontra il grillo parlante (Monni), una fata turchina ninfomane (Ceccherini), Mangiafuoco (Monni), la volpe (Ceccherini), Lucignolo strafatto di coca (ancora Ceccherini)... tutti personaggi con i quali condividerà duetti al limite dell'improvvisazione, quasi sempre all'insegna di un umorismo volgarmente elementare. Che qualche volta funziona (perché i tre, come attori, sono indubbiamente dotati) ma che il più delle volte si fa stagnante, stucchevole e tremendamente pesante. Tagliare dallo spettacolo i momenti morti era necessario, ma così non è stato fatto. Ci restano qualche scambio di battute azzeccato quasi mai riconducibile alla storia originale (lunghissima la parentesi delle imitazioni appositamente malriuscite) e un’autoironia che nega ogni pretenziosità.
Rivisitazione in chiave parodistica del celebre romanzo di Collodi, ha dalla sua un buon ritmo e diverse gag e battute molto divertenti. Affiatati e simpatici i tre divi protagonisti, su cui spicca la figura di Geppetto (interpretato in maniera magistrale da un irresistibile Carlo Monni). In definitiva, un buon prodotto.
Cult assoluto nelle zone d'origine dei tre protagonisti, in ragione di un rimarchevole fuoco di fila di gag che prendono a pretesto il Pinocchio di Collodi per far ridere in ogni modo possibile, dall'intenzione slapstick del burattino Paci ai grandi tempi comici delle volgarità di Ceccherini, passando per cenni di satira di costume. Robusta la dose di autoironia. Grandi risate.
Pinocchio è un'esplosione di volgarità, gag da bar e genuinità e come tale la si deve leggere. I tre reggono la scena intervallando momenti di fiacca a molte situazioni ben riuscite che rimandano agli esordi (vedi "Aria fresca"), specie per il Paci. Monni straripa inondandoci di decantazioni colte e grottesche gestualità e il Ceccherini sempre in limine fra il follemente geniale e il grave fa da collante. Assoluto cult fra Prato e Firenze, non so quanto possa esser amato altrove, ma di certo resta il miglior Ceccherini Paci di sempre.
MEMORABILE: Pinocchio t'hai rotto i coglioni; ma non il cazzo, le palle.
Spettacolo cult nel fiorentino e un po' in tutta la Toscana. Le gag sono molto divertenti, in special modo quelle che coinvolgono Carlo Monni (che qui interpreta Geppetto, Mangiafuoco e un singolare quanto esilarante grillo parlante). Anche Paci-Pinocchio è in gran forma, grande fisicità e parlantina pungente. Quello che convince meno è Ceccherini, che diverte nell'interpretazione di un Lucignolo tossico ma cade decisamente nel triviale con la fatina ninfomane. Ad ogni modo si ride, molto e questa era l'intenzione. Decisamente promosso.
MEMORABILE: "Cri cri, cri cri, cri cri, cri cri. Può bastare?" un indimenticabile Monni.
Alessandro Paci HA DIRETTO ANCHE...
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