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TITOLO INSERITO IL GIORNO 6/10/15 DAL BENEMERITO SCHRAMM
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Non essendoci paesaggio interiore che non si rifletta su quello esteriore (e viceversa), ecco che la parte (un medico morfinomane per ammortizzare lo strazio del martirio dei corpi) in Balabanov diventa il tutto di una Russia che quasi si pasce del proprio disfacimento e si auto-anestetizza giocando a fare la miliardaria in vacanza mentre d'intorno sprofonda tutto quanto sta alla base o all'altezza dell'umano. Stravolgendo Bulgakov come già fece con Kafka, Balabanov usa la Storia per metaforizzare il presente e divinare un meschino futuro con la sfera di un Cinema non di rado straordinario.
MEMORABILE: La fuga dai lupi nel pieno della tormenta.
Chiara, fin troppo, metafora di un paese ormai prossimo al crollo di cui viene mostrato impeccabilmente il disfacimento morale e anche fisico: sintomatici sotto questo punto di vista i corpi disfatti e martoriati, magari con qualche compiacimento di troppo che il regista aveva mostrato anche il altre pellicole. Balabanov, che si ispira alle memorie di Bulgakov con Bodrov jr. (il quale cosceneggia), realizza il suo miglior film sotto ogni punto di vista. La tecnica che già c'era altrove qui è sublimata anche da una forma impeccabile e curatissima. Buona, more solito, la capacità affabulatoria.
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- ed ecco il consiglio del giorno, con quello che non esiterei a definire un film cotolesque: balabanov si serve della letteratura e della storia della russia, stravolgendo l'una e usando l'altra come deformato e incrinato specchio di un meschino presente e di un futuro in cui lo sfacelo delle sfere morali, economiche, politiche, spirituali di una nazione potrà dirsi completo ammesso non lo sia già ora. a veicolare il tutto, un cinema fermo, che non fa credito alla spettacolarizzazione della decadenza, e che sbatte in faccia con la dovuta crudezza il mene tekel peres (dei corpi dell'animo ma anche geopolitico) senza mediazioni meditazioni sovrastrutture. il giovane medico bulgakoviano che si obnubila con la morfina diventa l'ideale parte di un tutto-niente (la russia) felice di esser zattera in un oceano di guano e acido. a testimoniarlo, un'opera che si affida alla nostalgia per un rigore, anche stilistico, andato quasi irrimediabilmente perso.
coty questo te lo butto lì per un prossimo fESTival, ma anche a tutti gli altri il consiglio è più che esplicitamente esteso. - Oh come si fa a non segnarsi un film definito "cotolesque"? Impossibile non segnarselo, quindi segno :o)
