Malibu shark attack - Film (2009)

Malibu shark attack

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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Nell'affannosa corsa al recupero di tutte le specie esistenti e trapassate di squalo che possano dare quel tocco curioso in più, questa volta tocca ai goblin shark, per nulla estinti da millenni come ci viene detto nel film ma in verità ancora circolanti negli abissi (oltre i 200 metri di profondità). Se ne segnalano persino a Malibù, dove quest'ennesimo shark-movie a zero budget è ambientato. Il via lo dà un terremoto che frantuma i fondali facendone emergere evidentemente gli orridi pescioni (se la sagoma è quella dello squalo, il muso presenta un grosso corno sopra gli occhi ciechi e una dentatura da primate), causando nel frattempo uno tsunami che devasta la costa californiana. Lo sparuto...Leggi tutto gruppetto di protagonisti si ritrova in breve bloccato all'interno di una casupoletta rimasta l'unica cosa emersa nel giro di centinaia di metri. Tutto sta a sopravvivere in attesa dei soccorsi insomma, con i “goblin” che a frotte infestano la zona e hanno già dimostrato di saper addentare con una certa facilità (anche saltando fuori dall'acqua, se necessario). Il difetto sta nell'aver messo le carte in tavola troppo presto: dopo una veloce presentazione dei personaggi (perlopiù bagnini) la minaccia si fa subito presente, con l'azione che parte prima del previsto e la trappola dovuta all'inevitabile ripetitività (la sceneggiatura non offre certo molto, i dialoghi men che meno) che scatta già a metà film. Dopo un po' che gli squali battono al pavimento forato della casupola semi-immersa, che i nostri li combattono sempre nello stesso modo, che l'ochetta del gruppo si lamenta per la cicatrice che le rovinerà il corpo per sempre, che a riva la cronista tv ripete sempre le stesse quattro parole, la resistenza dello spettatore è messa a dura prova. Così si fa in modo che i superstiti a un certo punto migrino fino a un altro edificio semisommerso che sta nei pressi grazie a un passaggio in barca di chi già stava in quello e li aveva notati. Ma le cose peggiorano ancora e se almeno un briciolo di originalità c'era ancora nell'assedio claustrofobico di poco prima, ora tutti si ritrovano tra corridoi e stanze allagate, al buio, braccati dai “goblin”. La musica sale, la tensione scende e da qui in poi l'unica cosa che fa giusto inarcare un sopracciglio è il combattimento con gli squali a colpi di motosega (ma anche qui, visto uno...). Il cast non sarebbe nemmeno così terribile, qualche smordicchiamento si scorge (purtroppo quasi sempre c'è il solito grido con conseguente pozza di sangue), ma a togliere ogni briciolo di poesia al tutto ci sono gli effetti speciali digitali: mai visti squali così finti e artefatti. Si muovono e scodinzolano in modo ridicolo (la forma bizzarra del muso non li aiuta), sembrano ricoperti di plastica e davvero, si direbbe che manchi solo qualcuno che gli faccia girare la chiavetta sul dorso per farli andare avanti. Da ricordare un paio di bei pezzi in colonna sonora (“on A Summer Breeze” di Jack Howell in apertura, “Like I Do” dei Matter più avanti), un altro tipo di bei pezzi in due pezzi nelle riprese in spiaggia e in acqua e poco altro.

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 23/09/15 DAL DAVINOTTI
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