Pazzia - Film (1948)

Pazzia
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MMJ Davinotti jr
Titolo originale: The Dark Past
Anno: 1948
Genere: thriller (bianco e nero)
Note: Aka "All'alba non sarete vivi", "All'alba non sarete ancora vivi"

Volti del cinema italiano nel cast VOLTI ITALIANI NEL CAST Volti del cinema italiano nel cast

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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Appartiene a quel particolare filone cinematografico in cui il valore della psicologia viene evidenziato dall'applicazione dei suoi fondamenti a situazioni piuttosto singolari (come nell'hitchcockiano IO TI SALVERO', anch'esso parzialmente legato all'interpretazione dei sogni). PAZZIA comincia con l'analisi di una giornata qualunque; partendo dal generale, e quindi da un'osservazione dei comportamenti di chi vive il quotidiano come tanti, si entra nel particolare all'interno di un distretto di polizia fino ad accedere al reparto psichiatrico dove lavora il dr. Collins (Cobb), ex insegnante di psicologia all'università. Questi, per spiegare alcune...Leggi tutto sue decisioni in apparenza incomprensibili a un collega, racconta in flashback di quando un pericoloso evaso, Al Walker (Holden), gli piombò in casa assieme ai complici che ne avevano agevolato la fuga dal carcere. Collins si trovò in quell'occasione, assieme ad alcuni amici, ostaggio del pericoloso criminale, il quale tuttavia nel corso della serata aveva rivelato inaspettate debolezze e, per l'appunto, l'ossessione per un sogno ricorrente: visualizzato in modo particolare, con l'utilizzo di un effetto "in negativo", esso diventa la chiave della soluzione come lo era stato tre anni prima il virtuoso lavoro di Salvador Dalì per Hithcock. Risultati artisticamente imparagonabili, naturalmente, ma nel suo piccolo anche questo incubo con pioggia e ombrelli ha un certo fascino. La qualità migliore del film risiede però nell'interpretazione calibratissima di Lee J. Cobb, eccellente nel ruolo dello psicologo: non perde mai la tranquillità di chi è abituato a passare il tempo con le menti disturbate né si lascia travolgere da un impeto che risulterebbe dannoso. Più standard invece la performance di William Holden evaso dal grilletto facile, anche se pure per lui va rimarcata la lodevole capacità di contenersi e di farsi "cavia" inizialmente inconsapevole dell'improvvisata terapia del dott. Collins. Se però può essere interessante la fase di "studio" tra i due con il conseguente, inatteso approccio medico/paziente, il contorno non è che un debole thriller con ostaggi: il bambino che strilla, l'arrivo del vicino, le telefonate da gestire... Tutta la prima parte insomma non si segnala per nulla di interessante ed esclusi i protagonisti non trova nelle figure di contorno l'appoggio necessario; è solo in un secondo tempo che entra in campo la psicologia cambiando le carte in tavola e arrivando a dare finalmente un senso al tutto...

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 1/09/15 DAL BENEMERITO COTOLA POI DAVINOTTATO IL GIORNO 18/01/19
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Cotola 1/09/15 23:14 - 9009 commenti

I gusti di Cotola

Si entra quasi subito nel vivo dell'azione e sebbene si sappia (almeno in parte) come andrà a finire, la tensione si mantiene costante per tutta la durata del film fino ad arrivare al finale. Visto oggi si può rimanere interdetti dinanzi a certe ingenuità (la cura psicanalitica di poche ore e il criminale che accetta di farla; i cliché psicanalitici; l'epilogo) ma è un pur sempre un film del'48 e quindi certe cose ci possono stare. E chissà che non abbia dato qualche spunto a film successivi più celebrati. Buono il cast per un film sostanzialmente riuscito.

Nicola81 3/06/23 14:24 - 2840 commenti

I gusti di Nicola81

Gustoso thriller che riesce a sviluppare in maniera quasi verosimile una situazione che in fondo di verosimile ha ben poco (vogliamo davvero credere che uno spietato criminale in fuga si lasci analizzare da uno psichiatra tenuto in ostaggio?). La tensione è palpabile e Maté molto opportunamente evita di tirare la corda troppo a lungo (il film arriva a malapena a 75 minuti), schivando così la trappola della verbosità. Ottima la prova dei due protagonisti, ma anche le figure secondarie, nonostante il poco spazio a disposizione, risultano ben delineate.

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